lunedì 29 dicembre 2014

Maura

Maura era una bambina vivace.
Interveniva sempre nei discorsi di politica che suo padre ed i suoi fratelli facevano sovente, accompagnandoli nella lettura, ad alta voce, del quotidiano l'Unità. Era una sorta di rito collettivo in casa Melandri, di norma riservato agli uomini: il padre Gigì ed i due fratelli Villiam e Arnaldo.
Beatrice e Giuliana, le sorelle non erano mai state interessate a questo momento di formazione comune. Di età molto più grandi di Maura e con Giuliana, la maggiore, ormai sul punto di lasciare la casa paterna per sigillare col matrimonio un lungo fidanzamento ufficiale. Beatrice aveva qualche anno in meno, era piuttosto cicciottella e non amava la compagnia dei sui fratelli maschi che la prendevano spesso in giro per questo, chiamandola "signor Barile, molto gentile", da un personaggio del Corriere dei piccoli e non si sarebbe mai mischiata con loro nella quotidiana lettura de l'Unità.
Maura invece era interessatissima alla politica ed alla cronaca, soprattutto quella internazionale, e, pur non capendo nulla, interveniva spesso facendo pubblica la propria opinione su ogni argomento. Tanto che, ben presto, ogni suo commento venne identificato come "l'ipotesi di Spooler".
Mai capito chi fosse tale signore.

La mamma di Maura era morta. Era stata male dopo averla data alla luce, probabilmente vittima di una depressione post-partum, entità patologica allora non contemplata dalla letteratura medica e  neppure dalla sensibilità sociale vigente. "Spostata" in un luogo adibito, era deceduta non molto tempo dopo.
Maura era cresciuta senza madre. Ne aveva fatto le veci per un po' Giuliana, poi costei, sposandosi, aveva passato la palla a Beatrice, ma quest'ultima era un po' troppo nervosetta per il ruolo e tendeva a sfogare sulla sorellina le proprie frustrazioni. Racconta Maura che una volta fu svegliata dalla sorella maggiore... a suon di botte.
Poi la piccola crebbe, diventò ben presto più alta e forte della maggiore e le botte, solo quelle di Beatrice, cessarono.

Il padre, Gigì, era un uomo particolare, un contadino particolare per quei tempi. Era segretario di sezione del PCI, antifascista, aveva fatto la grande guerra, e fin qui tutto normale. Ma non picchiava Maura quando se le meritava e non uccideva il maiale quando era pronto... roba inusuale questa.
Uomo pratico, certo uomo dei suoi tempi, amante della politica e delle sigarette ma con peculiarità comportamentali non proprio consuete per un capofamiglia romagnolo. Le botte e le carneficine erano operazioni svolte da Villiam, il fratello maggiore. Quando molto più avanti Maura ebbe a conoscere Vanni, il futuro marito, lo presentò anche a Villiam, oltre che al padre come era d'uopo fare. E Villiam negò a Vanni la frequentazione della sorellina, che avvenne comunque. Probabilmente all'inizio bisognava dire di no allo spasimante per verificarne la serietà delle motivazioni; sta di fatto che il diniego di prassi fu espresso dal fratello maggiore anziché dal padre.

Arnaldo era bravino a scuola, si provò anche a farlo studiare ma non funzionò. Amava tanto i piccioni, li avrebbe amati per il resto della vita... e mangiati. Maura a scuola era ancora più brava di Arnaldo, mandava facilmente a memoria le poesie e si compiaceva dei complimenti della maestra negli esercizi di gruppo sulla coniugazione dei verbi. Quando Maura terminò le elementari, la maestra si recò a parlare con Gigì, perorando una continuazione negli studi per la bambina, a cui piaceva davvero andare a scuola.
Gigì era avanti ma non così tanto avanti, e poi una donna in casa a far da mangiare per tutti ci voleva. Maura sarebbe stata l'ultima a lasciare la casa paterna e l'ultima a svolgere tale ruolo. La sua carriera scolastica era conclusa.

La casa aveva intorno i campi. Durante la guerra Maura era una bambina piccola ma non ha ricordi di aver patito la fame. Venivano ogni tanto i tedeschi, se li ricorda, ma non ha memoria di cattiverie. Capitava che uno dei soldati la chiamasse e lei si ritraesse intimidita. Allora questi diceva per rincuorarla: "Maùra, niente paùra".
La guerra é sempre merda, gli uomini sono sempre uomini. Ricorda i bombardamenti e di quando il padre, durante un attacco aereo degli alleati, correva con lei in braccio verso il rifugio. Ad ogni esplosione di bomba, Gigì si stendeva nel fosso che correva lungo la via e proteggeva la piccola col suo corpo.
Fu durante uno di questi balzi che Maura perse una scarpetta rossa. Il padre non se ne curò ma Maura sì e, guerra o non guerra, bombardamenti o non bombardamenti, strillò inviperita fino al rifugio ed anche una volta giunti dentro, che rivoleva la sua scarpina!

Si raccoglieva il grano e si portava al mulino. Si coltivavano le bietole e i fagioli. Poi c'era l'orto per il consumo familiare. Allo stesso uso era adibito un piccolo spazio con gli alberi da frutto: giuggiolo, melograno, melo cotogno, pero volpino. Poi c'erano le galline per le uova, la borella che dava il latte, il cane da guardia e la scrofa. Capitava che quest'ultima facesse più suinetti delle mammelle disponibili ed i porcellini in sovrannumero sarebbero morti di fame. In campagna si riutilizzava tutto e si sfruttavano le fonti al meglio della loro resa, così, piuttosto che mangiare dei suini neonati, questi venivano dati a Maura che li nutriva col biberon. Maura aveva una certa dimestichezza con gli animali, fin da piccolina la mettevano davanti ai buoi a tirarli e lei li proteggeva uccidendo più tafani che poteva, e, farle fare la balia a dei piccoli mammiferi svelò la sua natura. Si innamorava dei suoi cuccioli che poi i suoi fratelli ammazzavano una volta adulti, a nulla valeva il suo dolore, la praticità contadina aveva un senso che andava oltre i pianti di una femmina. Lei non uccise mai, di sua mano, alcunché di vivo.

Era troppo presto per non mangiar carne, Maura non ci pensò mai finché i suoi figli portarono quell'idea in casa, molti anni dopo. Fu come un'illuminazione, il concretizzarsi di un destino germinato una vita prima. Maura lavorò come volontaria nei canili, sfamò gatti di colonie feline e li fece sterilizzare, seguendone le degenze. Salvò ogni essere che poté salvare, tra cui oltre a mammiferi domestici canonici anche coniglietti, piccioni feriti e galline cadute da un trasporto animali. Arrivò a salvare le lucertole, finite per caso in casa sua, dai tentativi di predazione dei suoi amati gatti trovatelli ed a proteggere l'attraversamento di una strada da parte di una biscia.
Maura è mia madre e non ha conosciuto la sua. Maura è una mamma universale.

Robo


1 commento:

  1. Scivola via che e' una bellezza. Hai trovato il ritmo giusto. Finale molto renero. Un plauso.

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