domenica 4 gennaio 2015

La Tocofobia

Questa  sconosciuta ed inquietante patologia: la paura della gravidanza e del parto

Dr.ssa Albonetti Alessia




Tocofobia deriva dal greco e significa parto, quindi, letteralmente, si traduce con “paura del parto”, ma non si conosce molto di questa condizione, neppure in campo medico.
Tuttavia, chi di noi non ha mai sentito di racconti di parti atroci, trasmessi di generazione in generazione, di complicazioni, di traumi, di morte legata al parto, questo, in tutti i paesi del mondo ed in tutte le epoche, anche nel nostro secolo, e tuttele donne, considerano il momento del parto come un ostacolo da superare, una tappa della vita dolorosa ed anche rischiosa.

Se ne inizia a parlare nel 1858, in Francia, quando il dr. Louis Victor Mercé nel suo “Traité de la folies des femmes enceintes, del nouvelles accouchées et des nourrices”(ovvero trattato sulla follia delle donne gravide, delle puerpere e delle nutrici) descriveva la paura delle future mamme in questi termini: se esse sono primipare, l’attesa di un dolore sconosciuto le preoccupa oltre misura e le fa sprofondare in uno stato di ansia indescrivibile. Se sono già madri, sono terrorizzate dal ricordo del passato e dalle prospettive future; esse sono intimamente convinte di dover soccombere alla prova che le attende.
L’autore, inoltre, insisteva molto sul fatto che questa idea finiva con l’assumere le proporzioni di una fissazione, diventando il punto di partenza di una malinconia che occupava tutti i loro pensieri, in altri termini, finiva per diventare una vera e propria depressione.

Oggigiorno, in teoria, almeno nei nostri paesi, rispetto a quelli in via di sviluppo, la medicina ha fatto enormi progressi, le complicazioni del parto sono divenute molto rare  e la mortalità materna, legata al parto stesso, è notevolmente diminuita, posizionandosi, in media, fra i 9 ed i 13 decessi su 100.000 nascite, in pratica corrispondente a 60 morti di donne/anno, rispetto ai 500 decessi nei paesi ove la sanità non è così progredita.
Quindi, ci si aspettava che tale paura diminuisse in modo significativo, ma, paradossalmente, persiste nella paura della sofferenza e della morte, a tal punto che si può arrivare a non far figli, nonostante il  profondo desiderio di averne, perché, in questo caso, si sfocia nella patologia e nella psichiatria vera e propria.


Infatti, la prima volta che è stata effettuata la classificazione della tocofobia risale a tempi recenti, in particolare, al 2000, ed in campo psichiatrico, in un lavoro tratto dal BRITISH JOURNAL OF PSYCHIATRY, ove in uno studio condotto su 26 casi, in collaborazione fra ginecologi e psichiatri, si definisce la tocofobia come una paura persistente, anormale ed ingiustificata di restare gravida o di partorire.

Si classifica in:
*  PRIMARIA, una paura della gravidanza e del parto che appare prima della gravidanza e che puo’ iniziare addirittura in adolescenza, a genesi multifattoriale (fattori sociali, culturali, predisposizione familiare all’ansia, traumi ed abusi sessuali).
In questo lavoro, interessava 8 donne, con normali relazioni sessuali, ma con un ricorso alla contraccezione  scrupolo, eccessivo, e l’utilizzo concomitante di diversi metodi per la paura della gravidanza. Nonostante la paura, 4 di queste pazienti sono rimaste gravide, perché il desiderio di un figlio superava la paura, ma subito hanno chiesto un taglio cesareo programmato.

*  SECONDARIA, se esordisce dopo una esperienza negativa rispetto ad una nascita traumatica, una pratica ostetrica errata, mancanza di attenzione medica. Nello stesso lavoro, interessava 14 donne, molte delle quali credevano che sarebbero morte o che il loro bambino fosse già morto. Solo due di queste hanno partorito per via vaginale, tutte le altre mediante taglio cesareo, nel contesto di una intera gravidanza molto stressante, con ricorrenti pensieri di paura di  non riuscire a partorire.

* SECONDARIA, come sintomo depressione del periodo prenatale.
Interessava 4 donne dello studio, nelle quali la tocofobia faceva parte dei sintomi di una depressione, nel momento in cui queste pazienti prendevano atto della gravidanza e delle sue implicazioni. Se ben curata questa depressione prenatale non si trasforma nel “baby blues” postnatale.

Quali implicazioni cliniche può avere la tocofobia?
 L’ansia  e la paura durante la gravidanza possono avere effetti deleteri sulla gestazione stessa: spesso queste gravide presentano maggiore frequenza di iperemesi gravidica, inquietudine, nervosismo, carenza di sonno, episodi di pianto, tachicardia, cambiamenti nelle abitudini alimentari, incapaci di provare piacere e di vivere con gioia la gravidanza.
Inoltre, si associa aumentato rischio di parti pretermine e postermine, ritardo di crescita fetale e basso peso alla nascita, aumentata incidenza di tagli cesarei e parti operativi e, chiaramente, aumentato rischio di depressione nel postpartum, difficoltà nell’accudimento del neonato che più facilmente presenta problemi di sviluppo motorio e mentale nell’infanzia, infine, maggiore tendenza alle coliche neonatali.
Nello stesso studio, emergeva che alle donne cui era stato negato il cesareo richiesto, hanno sofferto percentualmente, più delle altre cui accordato, di sequele psicologiche
  
Quali strategie quindi, proporre?
Innanzitutto, invitare la gravida ad utilizzare tutti i sistemi di:
supporto sociale e familiare a sua disposizione, come aiuto emotivo, ricerca di informazioni o condivisioni di esperienze.
Il supporto professionale è molto importante nell'alleviare le paure associate con gravidanza e nascita; il modo in cui le informazioni sono date, tuttavia, determina se causeranno o allevieranno le paure. Conoscenza ed informazioni devono essere fornite positivamente, solo in tal modo si sono dimostrate efficaci nel ridurre i livelli di paura e di ansietà.


   
Ci siamo mai chiesti quali diritti ha la donna? Ha diritto di decidere sulla propria modalità di parto? Purtroppo non esiste legislazione in merito, le decisioni da parte del personale  sanitario variano a seconda della struttura ospedaliera in esame.
I sanitari spesso si arrogano di poter “guarire” queste pazienti semplicemente con l’informazione o la rassicurazione o facendole altra paura, raccontandole i rischi di un cesareo. Ma il tentativo razionale di convincere una madre che vive con irrazionale terrore il parto vaginale non è altro che una violenza. In ogni caso la donna che chiede un cesareo non può e non deve subire una condanna sociale!  La paura di partorire è anormale quanto quella per i ragni e come tutte le fobie, anche la tocofobia, se ben curata e gestita con le giuste modalità,  può permettere alla donna di vivere una gravidanza ed un parto, quanto più possibile, in armonia.​

Dr.ssa Albonetti Alessia


BIBLIOGRAFIA

1) Tokophobia: fear of pregnancy and chilbirth. R. Bakshi et al, 2007, The Internet Journal of Gynecology and Obstetrics.
2) Tokophobia: an unreasoning dread of childbirth. A series of 26 cases. K. Hofberg       et I. Brockington. Br. J Psychiatry, 2000.
3) Traité de la folies des femmes enceintes, del nouvelles accouchées et des nourrices. Louis Victor Mercé, 1858.

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