venerdì 9 ottobre 2015

Vacanza col Camorra

1985-2015
In attesa della cena di classe della Sezione D 
Trenta anni dopo

di Roberto

Memorie dalle retrovie #4: Vacanza col Camorra...


Sono amico di Fabio Camorani.
Siamo molto diversi: lui con sue idee chiare su se stesso e sul mondo, io con le mie idee poco chiare su me stesso e sul mondo. Ma mi ci sono sempre trovato bene. Non è che bisogna per forza essere simili per andare d'accordo. Inoltre trovo gradevole un suo certo umorismo un po' infantile basato sui nomi delle cose, sullo storpiarli, almeno è così quando siamo al liceo.
Frequento casa sua e conosco sua madre che, a impressione, non mi ritiene un fulmine di guerra, e conosco anche sua sorella che, a impressione, mi ritiene un coglione. Vabbé, spero sia solo impressione e poi le sorelle sono critici feroci dei compagni di classe, per loro natura.


La vacanza

Allora una volta Fabio mi invita a passare qualche giorno assieme a Soraga di Fassa. Io, a parte una settimana bianca con la classe, in montagna non sono mai stato e quindi l'idea mi piace, tanto più che l'invito è estivo, quindi niente neve, sci e ski-pass, cose nelle quali non ho dato il meglio di me, ma escursioni sui monti e bicicletta, immagino.
Ok, si parte; del viaggio onestamente non ricordo nulla: chi guida, se c'è sua madre, ma se qualcuno ci porta poi non resta. Soraga mi colpisce subito. A me, ragazzo della placida pianura forlivese che al massimo è arrivato a Premilcuore (e Panarotta), il suo aprirsi a sinistra (o era destra?) della strada, appoggiata sul grembo di verdi montagne, apre il cuore.
"Bella eh?" dice Fabio. "Bella".
Ordinata, con i gerani fioriti nei balconi molto più rigogliosi di quelli di mia madre, le case sparse. Mi piace un casino; sono proprio contento di essere venuto.
Poi altro buco nei ricordi.
Prima mattina del giorno dopo. Io suppongo di essere in vacanza e suppongo anche che essendo in vacanza mi alzerò quando il mio sonno esaurirà la sua inerzia... eh... illuso. Alle 7,30 del mattino Fabio mi sveglia: "dai! Dobbiamo andare a funghi! Non è stagione ma qualcosa troviamo! Peró dobbiamo partire adesso, è già tardi!".
A me roteano con vaghezza i maroni, ma godo della sua gentile ospitalità e trattengo le proteste. Mi alzo, mi lavo i denti, mi vesto, sono pronto. Pronto ma non contento che a me dei funghi non mi frega un cazzo: non li mangio, non li conosco, non li colgo.
Il mio malumore subisce però un'inversione a 360 gradi quando mi affaccio alla finestra del piccolo residence: tre cime illuminate dal sole. Accarezzati dalla luce del mattino, imbellettati dai raggi della stella, i monti ne escono esaltati nella loro bellezza.
"Andiamo là?" chiedo. "No. Dall'altra parte. Là è in alto, Roberto..." mi risponde sorridendo Fabio.

Parte la caccia al fungo. In quell'occasione imparo che i fungari... fungaioli... insomma quelli lì sono strani. Fabio segue vie che conosce alla perfezione, ogni tanto accenna a mitiche fungaie trovate da un qualche parente come fossero le miniere di re Salomone e se incontriamo un competitor dissimula interesse per la raccolta, come avesse paura di lasciar trapelare chissà quali segrete informazioni.
Il massimo lo raggiungiamo quando dopo aver tagliato un funghetto dalla sua base Fabio mi sussurra con forza: "fai finta di niente! Fai finta di niente! C'è uno che si sta avvicinando!". E io faccio finta di niente. Guardo le fitte fronde degli abeti e saluto con educazione l'intruso, il tutto seduto sulla ferita appena inferta al basidio del micelio (nota: basidio è la parte visibile di molti funghi eduli dei quali rappresenta sostanzialmente l'organo sessuale. Praticamente un cazzo che sbuca dal terreno).
Fabio raccoglie quasi solo galletti e porcini che, mi spiega, sono i più buoni. Se non li trova ripiega su prataioli e vesce giovani (le vecchie sono bombe di spore). Evita le russole che sono infide e le manine, ugualmente difficili da discernere tra buone e tossiche.
Una volta troviamo un porcinello, una sorta di boleto di serie B, poco interessante se non come ripiego.  La cosa più bella della giornata per me è vedere un grosso falco che vola basso sulle cime degli alberi.

La pizza 

Fabio mi cucina una pizza con i prataioli, lui ritiene questa la loro "morte". Mentre mi spiega che i porcini vanno recuperati anche se vecchi e con qualche ospite (vermetti), facendoli seccare, a me comincia a partire un filo di sgrigna. Ora, io non sono mai stato tipo da sgrigna, troppo cerebrale, troppo introspettivo, anche se non sembra, anche se ho un'aria da ingenuo indelicato (cit. Fabio CimattOne). Peró, di rado, mi succede. Ora mi succede.
Cominciamo a sparare cazzate da ragazzi in vacanza e senza bisogno di alcool. Io inizio a tradurre i nomi delle star dell'NBA americana e così Larry Bird diviene Lorenzino Uccello, Magic Johnsons diviene il "magico figlio di Giovanni" (secondo questa logica Doctor Jay sarebbe il Dottor Ghiandaia). E ridiamo di 'ste cazzate.
Poi altro buco nei ricordi.

La vendetta del porcino-zombie 

Il porcino è il signore dei funghi. Non si discute. Sapore inconfondibile e relativa diffusione; una bontà alla portata di chiunque sia disposto a fare un po' di levate precoci e lunghe camminate nei boschi. Sì c'è l'ovolo buono che lo batte, così buono che andrebbe mangiato crudo. Ma pochi hanno potuto sperimentare tale paradisiaca degustazione che appare quasi mitologica. Come mi spiega Fabio i porcini se giovani si mettono sott'olio, possono essere consumati freschi in diversi modi o, soprattutto se molto maturi ed infestati da piccoli elminti, venir essiccati ed utilizzati per sughi bianchi con la panna. "E i vermetti?" chiedo, "quelli sloggiano", dice Fabio. "O forse contribuiscono al sapore finale", penso io, ma non lo dico.
Questo mio cogitare blasfemo però non cade senza lasciare conseguenze: di lì a poco un terribile odore comincia ad invadere le piccole stanze: "Che cazzo è?". "Madonna, sembra ci sia un cadavere in casa...".
L'odore tra il fetido ed il dolciastro monta sempre più e l'aria diviene irrespirabile. Appurato che la responsabilità non risiede in un nostro eccesso di entusiasmo intestinale cominciamo a cercare la fonte dei miasmi. Non ci vuole molto per individuarla nel bidone del rusco. "Non è che c'è un topo morto, dentro?", azzardo. "Ma come ci è arrivato? E soprattutto perché ci è morto?" risponde Fabio. "Forse i topi, quando sentono che è arrivata la loro ora cercano il rusco per spirare in un ambiente loro consono... Sai, cose tipo cimitero degli elefanti" dico io.
E giù risate. Ma la verità si palesa presto. Aperto il sacco dell'immondizia, appare il responsabile: un enorme porcino in putrefazione, che avevamo scartato perché troppo spugnoso e verminoso anche per l'essiccamento. "É ancora vivo!" grido "e vuole  vendetta!" e vai di ghignate.
Dobbiamo allontanarci un attimo per respirare, ed elaborare un piano. Poi torniamo. Fabio ha un fazzoletto che gli copre naso e bocca e con gli occhi strabuzzati per il fetore irrespirabile afferra con guanti di gomma il porcino non-morto e lo porta fuori, correndo (esiste una foto). Siamo salvi. 

Evacuazione nel bosco 

Ultimo giorno. Abbiamo mangiato funghi, tanti funghi. Abbiamo anche fatto un giro in mountain bike con un po' di tacchetta nel finale. Ora siamo quassù, a cercar funghi in un pendio boscoso abbastanza inclinato, presso una enorme sasso che sbuca dal terreno, come fosse una grossa e tozza lingua.
Gli giriamo attorno da un po', evidentemente il fiuto da cercatore di funghi indica a Fabio che questo luogo é promettente. Gira e rigira, gira anche qualcos'altro nella mia pancia. "Fabio, mi scappa, come faccio?". "Qual è il problema, scusa?". "Eh...mi scappa quella grossa. Qui non vedo sciacquoni". "Siamo in un bosco, appartati da qualche parte. Pensi che gli scouts quando sono in campeggio tirino l'acqua?".
E sia. Mi piazzo di lato all'enorme lingua di roccia, in un angolo in cui gli alberi sono più fitti.  La ricerca degli agognati miceti prosegue e, laddove io mi rompo presto, Fabio sembra un fung-detector e rastella ogni tratto di terreno. Siamo abbastanza distanti tra noi quando sento un urlo: "Ooooh! Ma é enorme! Ed è anche bicolore!", Fabio non si sta riferendo ad un porcino.

Ritorno 

La breve vacanza termina. Terminano anche i miei ricordi. Quello che mi è rimasto è un momento di profonda amicizia che, a quei livelli, non si ripeterà più. Ma per me queste esperienze mantengono il loro valore anche se non ci si frequenta più. Anche se non ci si vede da anni.
Tornati a scuola, Gianluca Ramilli mi si avvicina, mi guarda e scuote la testa, poi sorridendo dice: "Lorenzino Uccello...".

2 commenti:

  1. Complimenti Robo, rende veramente l'idea!

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  2. Bello, più immediato e più vero di altre cose che ho letto. O stai migliorando o questo è più vicino al tuo cuor :-)

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