giovedì 17 novembre 2016

Qualcosa sui sistemi elettorali (...mazza che post attrattivo!)

by Robo


Tutto scorre...lentamente 
Siamo alle soglie di un ennesimo tentativo di cambiamento istituzionale. Ricordate i precedenti? La riforma, da parte del governo di sinistra, del titolo V ci ha regalato enti regionali che si sono (almeno alcuni di loro) sputtanati nello spreco di denaro pubblico; la bicamerale di D'Alema fallì perché il Berlusca non voleva lasciare alla sinistra il merito di aver avviato un cambiamento radicale; il referendum sulla riforma istituzionale del governo Berlusconi (la c.d. Devolution) fu bocciato sulla spinta dell'argomentazione del rischio democratico.
Bene, ora il Berlusca e D'Alema sono alleati de facto per far fallire la riforma istituzionale di Renzi che reca in sé almeno qualcuna delle loro pregresse proposte. Certo che sentire Berlusconi parlare di pericolo di derive autoritarie a me fa pensare che 1) sto pericolo non c'é mai stato, neppure prima, quando a farlo presagire era la sua proposta che pur aumentava, a differenza di questa, i poteri del premier; 2) si dicono le cose che conviene dire per opportunità politica, tutti; 3) esisterà un reale rischio democratico quando la maggioranza dei cittadini inizierà realmente a preferire altre modalità di governo, non solo a parole tipo "a da venì baffone...", ma votando una italic version di Putin o Erdogan, e questo a prescindere dal sistema di voto e istituzionale 


"Non sono cattivo...é che mi disegnano così!"

Il mio pippotto
Per quanto riguarda la legge elettorale siamo passati dalla complicazione maggioritaria/proporzionale del Mattarellum (mi ricordo che era, per me, incomprensibile) al Porcellum rinnegato anche da chi lo aveva proposto e fatto approvare, all'Italicum che é un proporzionale con eventuale ballottaggio tra le prime 2 liste. Speriamo che la legge elettorale non venga cambiata per paura di favorire il M5s, ad esempio togliendo il ballottaggio, e che il principio di governabilità non sia sacrificato sull'altare del rischio democratico (che sussiste, ovviamente, solo se vincono gli altri!). Chiarisco che nutro per Grillo la stessa simpatia che attribuisco ad un calcio nei maroni.


Democrazia(?)
Ok, finito il pippotto dico di cosa vorrei parlare: sistemi elettorali. Perché? Perché mi affascina la difficoltà di tradurre la volontà del popolo (democrazia) in azione, quando si supera un certo numero (e una certa complessità) oltre il quale la democrazia diretta diventa impossibile da praticare, almeno con continuità. É necessario eleggere dei delegati, poi bisogna che tali delegati siano messi in condizione di decidere qualcosa, sempre restando fedeli al principio di maggioranza. Considero ovviamente la democrazia, per quello che capisco, molto più di questo: diritti personali e delle minoranze di qualsiasi tipo, partecipazione, facilità e libertà d'impresa, sostegno al lavoro e spt sforzo per garantire PARI OPPORTUNITÀ. Ma é roba troppo complicata per me, non saprei parlarne. Mi limito ai sistemi elettorali. 


Chi decide cosa?
Quando il corpo dei votanti si è allargato per la numerosità della popolazione é stato presto ovvio che la democrazia sarebbe dovuta essere rappresentativa e non partecipativa come quella ateniese (anche se in un certo qual modo l'idea é stata riproposta con l'uso della rete come polis virtuale). Inoltre i sistemi elettorali si sono dovuti preoccupare di quanto far contare i singoli gruppi territoriali e se e in che misura diluire la rappresentanza espressa dal voto locale. Finché si é relativamente pochi ed omogenei tutto é facile ma poi tocca fare delle scelte, dare dei pesi, operare dei distinguo. Pensate al voto USA in cui sistemi diversi convivono per l'elezione del presidente  (indiretta, si elegge un dato numero di "grandi elettori", pesato sulla popolazione di ogni singolo stato e chi vince nello stato se li aggiudica tutti), Camera (elezione diretta di un numero di deputati pesato sulla popolazione dei singoli Stati) e Senato (2 per stato, eletti con maggioranza relativa in anni diversi, e i cui mandati si incrociano).


I sistemi elettorali 
Le modalità di scelta le possiamo individuare in due sistemi ben distinti: PROPORZIONALE e MAGGIORITARIO. Il primo garantisce la rappresentatività, entro certi limiti: ad es. un partito di 1000 persone non può trovare rappresentanza nazionale in un paese con milioni di abitanti, perché il parlamento non può essere troppo numeroso per ovvi motivi di praticità mentre potrebbe averla a livello locale. Il secondo sistema dovrebbe garantire la governabilità: in realtà non é detto ma aiuta anche se un condiviso senso di bene comune può far sì che anche il proporzionale puro ci concede entrambe le cose e cioè governabilità nella rappresentanza. Succede in Germania con la Große Koalizion tra CDU e SPD, per es.


Il proporzionale 
Il termine "proporzionale" si riferisce ovviamente un sistema che cerca di riprodurre il più specularmente possibile la medesima proporzione delle preferenze dei cittadini per i loro delegati, a loro volta rappresentanti di un partito o una coalizione.
Di solito però il voto si esplica in ambiti territoriali più piccoli chiamate collegi, che possono essere più o meno estesi. Perché questo? Per garantire che ci sia una certa vicinanza territoriale del candidato al votante; da noi che alle politiche votiamo per partito (preso) la cosa a mio parere conta poco. Dal Mattarellum poi, decidevano comunque i partiti, perché si votava con le liste bloccate, sulle quali il votante non può esprimere un nome di preferenza ma si viene eletti secondo l'ordine nel quale i candidati sono scritti.

Collegio e collegi
I collegi eleggono i parlamentari e la somma degli eletti in tutti i collegi del paese corrisponde al numero totale degli stessi in quel ramo specifico del parlamento (ve ne fosse più di uno). Se ad es. un paese ha 600 deputati e 42 milioni circa di aventi diritto al voto e deve scegliere in quanti collegi far eleggere i candidati, lo può fare in due modi estremi: considerare il paese un unico enorme spazio elettorale o spezzettarlo in collegi, che, al massimo potranno essere 600, cioè pari al numero di deputati previsti.
Facciamo esempi. Diciamo a priori che tra chi non si reca a votare, schede bianche o annullate il totale dei voti sia 20 milioni. Abbiamo un unico collegio nazionale (come in Israele) e il partito Uno prende 9 milioni di voti= 270 seggi al parlamento. I partiti Due e Tre prendono ognuno 4 milioni di voti= 120 seggi cadauno. Il partito Sa-vut-ca-sepa (SVCS) prende 2,9 milioni di voti= 87 seggi. Il Partito degli Sfigati prende 100.000 voti e 3 seggi, sudati ma meritati. Il SVCS può essere decisivo in un governo di coalizione pur con i suoi relativamente pochi seggi, ma essendo un partito volubile manda continuamente in crisi il governo che passa da Uno+SVCS a Due+Tre+SVCS. Gli Sfigati stanno a guardare.
L'estremo opposto é organizzare 600 collegi da 70000 potenziali votanti. Ogni collegio elegge un deputato, e il proporzionale diviene un MAGGIORITARIO UNINOMINALE A MAGGIORANZA SEMPLICE perché ogni collegio può eleggere un solo deputato. I collegi dovrebbero essere il più omogenei possibile, ma molto dipenderà anche dalla distribuzione delle preferenze sul territorio e dal disegno degli stessi che potrebbe essere pilotato ad hoc, poiché senza recupero dei resti i voti persi sono persi e basta. In questo caso estremo chi vince, anche solo di un voto, anche se non raggiunge il 50+1% delle preferenze ma magari solo il 30% (o anche meno dipende quante liste partecipano), si prende tutto: il seggioooooo!
Il Partito degli Sfigati, in questa situazione, ha possibilità di conquistar seggi solo se ha una fortissima connotazione territoriale. Se i suoi sostenitori sono distribuiti per metà a Jellatown e per metà nella poco popolata regione dello Sfigashire, il Partito degli Sfigati potrebbe addirittura conquistare 2 seggi ma é più probabile che non sia così concentrato e non ne conquisti alcuno. Il partito di maggioranza relativa Uno è invece fortemente favorito e potrebbe avvicinarsi alla maggioranza assoluta col 1/5 (9 milioni su 45 milioni) delle preferenze degli aventi diritto di voto. Succede qualcosa del genere in U.K. Il maggioritario tende a favorire i partiti forti o a forte connotazione territoriale.

Soglie di sbarramento 
Il nostro partito preferito, quello degli Sfigati ha tirato un sospiro di sollievo: 3 seggi con il proporzionale puro. Però spesso in tali sistemi ci sono le soglie di sbarramento, le più varie. Si va dalla Turchia, in cui ti cestinano i voti se non giungono al 10% del totale nazionale, all'Olanda dove basta superare lo 0,67%. In mezzo c'é di ogni: talora la soglia di sbarramento é differente per le liste che corrono singolarmente rispetto alle coalizioni e il calcolo delle soglie può essere non a livello nazionale ma di circoscrizione, come accade in Spagna. 
NOTALa parola circoscrizione può indicare un collegio proporzionale o un gruppo di questi ultimi collegati e contenuti in una zona geografica più estesa: nell'Italicum sono le regioni e all'interno di ognuna di esse la popolazione dei collegi deve stare entro un range di variabilità del 20%

Dai...fammi una coalizione! Eddai!
Il senso della soglia sarebbe spingere gentilmente i partiti piccoli a coalizzarsi per evitare dispersione delle preferenze degli elettori. Ma cosa succede dei seggi tagliati dalla soglia di sbarramento? Vengono ripartiti proporzionalmente tra le altre liste, perché alla fine il numero dei deputati deve risultare quello. Talora é successo che, in un sistema politico molto frammentato e irriducibile, gran parte dei voti siano andati perduti (45% in Russia nel 1996!) ed un partito di maggioranza relativa ne abbia fortemente beneficiato. 
I 100.000 voti del Partito degli Sfigati sono il 2% dei votanti, passerebbero lo sbarramento in pochi posti, con nostro grande dispiacere. In Germania se riuscissero ad avere la maggioranza relativa in 3 collegi sarebbero emancipati dal dover superare la soglia stabilita, una modalità pensata per premiare una forte presenza locale di una lista.

Dimensioni dei collegi plurinominali 
E se i collegi stanno nel mezzo tra l'unico enorme coincidente con lo stato stesso e quello minimo per definire ogni seggio parlamentare singolarmente? Succede che ci sono dei resti e vanno gestiti. Perché i voti che restano in questo caso contano. Torniamo ai nostri 600 delegati da eleggere in una nazione con 45 milioni di potenziali elettori.
Decidiamo che ogni collegio dovrà eleggere 15 delegati e per semplificare consideriamo un collegio medio che contenga esattamente 1/40 degli aventi diritto di voto e riproduca in piccolo la situazione nazionale come voti validi e rapporto tra le preferenze date alle liste; non é MAI così, per ovvi motivi. Allora nel collegio avremo 500000 voti validi.
Il partito Uno si prende per magia, come a livello nazionale, il 45% dei voti= 225.000
I partiti Due e Tre, sempre per la stessa maglia, si prendono cadauno il 20% dei voti= 100000. Il SVCS, perdurando l'incantamento, si prende il 14,5% dei voti= 72500 ed infine il nostro preferito, il Partito degli Sfigati si aggiudica il resto= 2500 voti.
Come si assegnano i seggi? Il metodo più semplice é dividere il totale dei voti validi per i seggi da assegnare in quel collegio e calcolare a quale numero di preferenze corrisponde un seggio, nel nostro caso 500000/15= 33.333 che é il numero minimo di voti per avere un seggio.
Quanti seggi ottiene il poderoso partito Uno? Un numero uguale a quante volte 33.333 sta in 225.000, ossia 6 seggi col resto di 25.000 voti
Il Due ed il Tre hanno diritto a 3 seggi ognuno senza resto. Il SVCS 2 seggi col resto di 5833. Il Partito degli Sfigati non si prende nulla e lascia il resto di 2500 voti.
Contiamo i seggi assegnati 6+3+3+2=14... Ne manca uno (potrebbero anche essere più di uno) ma noi dobbiamo assegnarlo,  perché alla fine il conto totale di 600 deve tornare e se, ad ogni collegio, gettiamo i voti che non ci fanno un seggio intero lasciamo delle sedie vuote in parlamento. Per riempire la poltrona lo assegnamo al partito che ha il resto più alto, nel nostro caso il partito Uno che così si porta a casa 7 seggi. Si chiama metodo del quoziente e dei maggiori resti.

Notail conteggio proporzionale può portare a forme di paradossi opposti. Per esempio poniamo che in un paesino, dopo le elezioni amministrative, ci siano 780 voti validi per 13 seggi. Quindi 780/13= 60 voti per un seggio. Il partito Uno con 395 voti ha 6 seggi col resto di 35. Il SVCS con 283 voti ha 4 seggi col resto di 43. Il Partito dei Patacca (una lista civica locale) con 102 voti ha un seggio col resto di 42. Usando il metodo di prima dei maggiori resti attribuiremo un seggio al SVCS che passa a 5 e al Partito dei Patacca che passa a 2. Fate caso: il partito Uno con la maggioranza assoluta dei voti (395/780) diviene minoranza nel gruppo consigliare se il Sa-vut-ca-sepa si allea coi Patacca che insieme fanno 7 seggi. Ma allora perché non si sono alleati prima? Non era la stessa cosa? Posto che la sommatoria dei voti non é automatica vediamo cosa sarebbe successo: partito Uno sempre 6 seggi col resto di 35 voti. La coalizione SVCS + Patacca avrebbe invece 283+102=385 voti, equivalenti a 6 seggi col resto di 25. Sempre col metodo di prima il partito Uno passa a 7 seggi (ha il resto maggiore) e diviene maggioranza assoluta mentre la coalizione passa all'opposizione. In Italia nei paesi con meno di 15.000 abitanti si elegge il sindaco, collegato alla lista, con la maggioranza relativa, sopra si passa ad una diversa trattazione dei resti: il metodo dei divisori d'Hondt 


Dalla teoria alla pratica 
Con l'Italicum il meccanismo bottom-up dell'esempio fatto nel testo viene meno perché ci sono soglie di sbarramento nazionali, che tagliano voti, e premi di maggioranza, che impongono seggi, (qualche correzione é posta in opera in quasi tutti i sistemi elettorali). In questo caso si deve agire top-down e prendere i seggi decisi definiti dal premio, dividerli per i voti nazionali ricevuti dal partito vincitore poi distribuirli sul territorio, partendo dai capilista bloccati e passando poi agli altri, come fossero carrarmatini Rossi del Risiko. Lo stesso con i vari quorum di minoranza dei restanti seggi (sono esclusi i 12 seggi eletti con il proporzionale nelle circoscrizioni estere), quindi tot carrarmatini Verdi, Gialli e Blu. E complicazioni varie (doppio passaggio seggi nazionali-seggi di circoscrizione-seggi di collegio, con rinuncia al vincolo territoriale) che non vi espando perché non le ho capite bene.



Da letture a me risulta che, in realtà, i seggi restanti sarebbero 277, perché quello della valle d'Aosta, parimenti ai 12 eletti nelle circoscrizioni estere, non entra nei conteggi del premio di maggioranza. Ma io non sono nessuno e loro sono Domopolis quindi prendete con beneficio d'inventario😁

Aiuto! Mi si é ristretto il collegio...
Il passare a collegi più piccoli dello stato intero favorisce il partito più grosso e sfavorisce il più piccolo, non é detto vada sempre così, ma in media il risultato é questo ed il Partito degli Sfigati rischia di restar fuori dal parlamento. La dimensione del collegio impone quindi una sorta di soglia "naturale", all'interno dello stesso, per essere eletti. 
Se aumentiamo il numero dei seggi portandoli a 100, aumentiamo ulteriormente il problema, incrementando la tendenza maggioritaria. Esistono poi altri tipi di manipolazione numerica dei resti o di definizione della priorità dell'attribuzione dei seggi ma in soldoni il senso é che il sistema elettorale é una coperta corta, dobbiamo decidere chi favorire, i grossi o i piccoli, i concentrati o i dispersi. 


Il maggioritario 
Abbiamo parlato di proporzionale finora ma il maggioritario? Non è solo quello duro e puro visto sopra, quello della perfida Albione che si chiama First Past The Post
Una modalità, ad esempio, prevede che, se in un collegio nessuna lista supera il 50% + 1 dei voti validi, si vada al ballottaggio tra le prime due. Questo sistema si chiama DOPPIO TURNO CHIUSO e a me il metodo piace perché consente una seconda scelta, quella del meno peggio, per chi ha votato liste escluse dal ballottaggio stesso, però aumenta i costi della tornata elettorale. Anche il DOPPIO TURNO può essere modulato in vari modi divenendo più aperto: in Francia infatti passano al secondo turno le liste che superano una certa percentuale di voti ricevuti, e si può allargare ulteriormente il sistema facendo accedere tutte le liste alla seconda votazione, diventando così una sorta di pausa di riflessione tra i partiti per accordarsi su eventuali alleanze che possono essere stipulate tra un turno e l'altro. Che io sappia non lo fa nessuno ma mi pare lo suggerisse il PCI un mucchio di anni fa, al tempo del pentapartito o subito dopo.

Le preferenze 
Le preferenze sono come il boicottaggio alimentare dell'odio di palma (mi sono sbagliato ma lascio "odio"): come fai sbagli. 
Se le concedi favorisci il voto di scambio e le infiltrazioni mafiose in politica, se non le concedi togli il vincolo fiduciario tra elettore ed eletto e lasci tutto in mano alle segreterie dei partiti...che però possono rinvigorirlo con le primarie...che però si prestano a giochini poco puliti...come fai sbagli. In Europa di preferenze quasi non ce ne sono e noi, dai tempi del Mattarellum, le avevamo tolte salvo poi che esagerare nel Porcellum consentendo al capolista di candidarsi anche in tutti i collegi elettorali e poi scioglierne liberamente uno "liberando" all'elezione chi voleva lui. Si dirà "ma tanto erano bloccate":  ok, però era una presa per il culo: si dimette lui, poi magari il secondo per far vincere il terzo. 

L'Italicum
Nell'Italicum, almeno fino all'accordo di Renzi con la minoranza Dem solo il capolista sarebbe bloccato (cioè deciso a priori) mentre gli eletti successivi nel collegio no. Va da se che i partiti ottenenti più voti avrebbero, con tale sistema, anche degli eletti dai cittadini. Con l'Italicum il numero massimo di capilista del partito vincitore é 100 (numero di collegi) su 340 che é la quota massima di seggi che si raggiunge "automaticamente" col premio di maggioranza se una lista raggiunge il 40% delle preferenze, allungata per decreto al 55% (dopo eventuale ballottaggio il premio é minore, il vincitore arriva a 327 seggi). Il numero minimo di capilista é 10 su 340 se tutti i capolista dei vincitori si candidassero nel massimo numero di collegi consentito, anch'esso 10, dovendo poi occuparne uno solo cadauno. Quest'ultima modalità, se usata dai partiti che avranno meno seggi consentirà una maggior percentuale di scelti dai cittadini, contasse qualcosa (e se ci avete capito qualcosa).




Nota606 seggi su 630. Mancano i 12 eletti nelle circoscrizioni estere e i seggi di Trentino-Alto Adige (variabili come numero da 8 a 11, misteri dell'essere regione a statuto molto speciale 🤔) e quello della Valle D'Aosta.
Ok, la rappresentanza é giusta.
Va bene allora Maggioritario o Proporzionale? Governabilità o rappresentanza? Probabilmente il problema é ancora più profondo perché bastano 3 candidati ed anche il concetto di adesione alla volontà dei votanti diviene più impalpabile.



Guardate sopra. In un collegio 15 votanti devono scegliere la bevanda preferita. Se andiamo a maggioranza semplice vince il latte. Con un ballottaggio che elimina il vino, ultimo, o usando l'ALTERNATIVE VOTE che, senza bisogno del un secondo turno, scarta l'ultimo arrivato nelle prime scelte ossia il vino e va a contare le seconde scelte, vince la birra (5 prime scelte + 4 seconde scelte contro il latte che ha 6 prime scelte e nessuna seconda scelta). L'alternative vote non é una bizzarria, é usato nella civile Australia.
Se usiamo il metodo Borda che é un range voting, ossia un sistema di voto in cui l'elettore assegna un punteggio al candidato (tipo 2 al primo, 1 al secondo e zero al terzo, ma non cambia variando i numeri) vince il vino.
CHI HA RAGIONE?


Nessun commento:

Posta un commento