domenica 24 gennaio 2016

IL CORPO DEL MONDO


Hong Kong: ore 8,30
Mr Chen si guarda allo specchio.
Come tutte le mattine prova vari sorrisi, cercando quello che risulti il piu' credibile. Oggi l'operazione si rivela piu' difficile del solito. Il suo sforzo e' palese, e quasi gli sembra di sentire piccoli scricchiolii di protesta ad ogni suo tentativo.
Non si sente particolarmente in sintonia con il resto del mondo, e la causa e' un piccolo dolore che lo tormenta dalla sera precedente, e che gli ha reso il sonno terribilmente leggero ed intermittente.
La cosa che gli sta crescendo dentro, giorno dopo giorno, e che fa ormai parte della sua  vita, si e' risvegliata e afferma la sua esistenza con stilettate impietose. Anche se ormai ci si e' abituato e la considera una parte di se che semplicemente  ha  deciso di seguire un'esistenza autonoma, libera da vincoli anatomici, sta rischiando di  spezzare irrimediabilmente quell'equilibrio interiore faticosamente raggiunto dopo anni di meditazione.
E soprattutto fa male. Oggi piu' di altri giorni, e per questo il sorriso non gli riesce bene, risultando davvero poco spontaneo.
Ma bisogna accontentarsi perche' il dovere chiama, come gli ricorda  improvvisamente il pulsare dello smartphone nella tasca dei jeans.
Il dott. Chen manda giu' in fretta due pillole bianche, si liscia i capelli all'indietro  con due palmi di gel, afferra il lungo camice appeso ad un gancio a forma di dragone, ed esce finalmente ad affrontare la giornata.

Forli': stessa ora (piu' o meno)
Fabio si sveglia elettrizzato.
 Anche lui ha dormito poco, ma per tutt'altri motivi.
Oggi ha preso un giorno di ferie (dal lavoro, dalla suo tran tran esistenziale), e ha  deciso di ritagliarsi una piccola fetta di libertà' per risolvere un quesito che gli ronza in testa da tempo. Il suo lavoro da informatico gli permette, senza scuse fantasiose, di utilizzare il  computer dell'azienda anche per scopi prettamente ludici, e la ricerca che ha occupato buona parte della suo tempo negli ultimi mesi, frugando fra database polverosi ed ingiallite  cartelle di file, e' diventata oramai un secondo lavoro. A tratti anche piu' importante del primo, che da tempo non lo coinvolge piu' emotivamente.
La domanda e' sempre quella : esiste davvero questo fiume fantasma? Questo spettro millenario che ogni tanto spunta tra carte geografiche vecchie di secoli e  in brevi accenni a pie' pagina su ammuffiti cataloghi, per sua fortuna tutti  digitalmente scannerizzati e classificati da solerti impiegati? Esiste questa vestigia di una natura ormai scomparsa, diventata nel tempo una leggenda,  almeno per lui, misteriosa ed affascinante?
Questa e' stata la prima cosa strana che lo ha colpito : in un universo alla deriva di  pigrizia ed inettitudine, la traccia di questa ombra topografica ogni tanto appare nitida,  quasi messa li apposta perche' qualcuno la noti prima o poi, come un indizio per una  eterna caccia al tesoro, e Fabio, da sempre intrigato da questi giochetti enigmistici, si  e' fatto catturare, senza la minima protesta.
Il tempo di una rapida doccia, e quindi, vestito con robusti stivaloni e mantellina  impermeabile, afferra un grosso borsone pesante, ed esce nella nebbia, pronto per  l'ennesima spedizione.
 
Dresda : ore 9
Helga la gattara, curva sotto il peso del suo zaino di novant'anni, stretta in un tabarro  verde oliva che ha segnato tutti i passi della sua esistenza, si muove decisa (piu nelle  intenzioni che in una sua effettiva concretizzazione) verso i pochi gradini che la  porteranno alla sua abitazione.
Ai lati dell'entrata, due cumuli di immondizia ricoperti dalla neve giacciono come belve  acquattate e rappresentano bene una realta' urbana cosi' degradata che ha l'unico  vantaggio di tenere lontani ladri e scippatori.
Il solito magrebino che si e' abilmente mimetizzato con l'ambiente per concludere  tranquillamente in propri affari, le sorride sornione. Chi ama gli animali come lei, ama anche gli uomini, razza e mestiere a parte, per cui lei lo  ricambia senza sforzo.
I pochi gradini risvegliano impietosamente la lombalgia che la affligge da troppo tempo,  quasi da sempre per quel che le e' permesso ricordare, e che, come un metronomo impietoso, scandisce il  ritmo dei propri passi, ognuno un dolore, tutti verso la meta agognata della sua comoda poltrona. Apre la porta, e i suoi cinque gatti la accolgono saettandogli tra i piedi, in un turbine  di code frementi e miagolii di fame, come un lungo accogliente tappeto multicolore di  affetto e gratitudine, che lei ricambia, prima con coccole, poi con ben piu' sostanziosi  avanzi di cucina.
Appoggia i due pesanti sacchetti della spesa (preferisce avventurarsi nei supermercati alle prime ore del mattino perche' odia le file e comunque ormai dorme davvero poco), e  comincia a pensare a come far passare il resto della giornata.
 
USGS (United States geological survey)
Uffici di  Reston, Virginia : ore 9,30
Bill Mckenzie, la bocca ancora impastata di caffe' e donuts, si siede davanti allo schermo lampeggiante.
I suoi 140 chili stretti nella polo color lavanda, oscillano ad ogni movimento in piccole onde di grasso. Osserva i puntini luminosi che vagano in apparenti schemi casuali, in realta' segnando rotte e percorsi a lui ben conosciuti: Il termine "sciame sismico" gli pare decisamente opportuno, tanto sembrano api impazzite in cerca di un ipotetico alveare.
Quella che guarda quasi divertito e' una simulazione, il suo piccolo videogioco personale, mentre lo schermo a fianco, per  fortuna ora decisamente immobile, trasmette dati in tempo reale sulla situazione sismica  del territorio della California.
Dalla parte opposta, vicino ad una grande foto della sua famiglia (la moglie sorridente che sembra sua sorella tanto gli somiglia in peso ed espressione, vicino al figlio dodicenne  che già cresce bene in tutti i sensi), ha posizionato un piccolo grafico incorniciato. Rappresenta i due misteriosi picchi sismici che si rilevarono il giorno 11 settembre 2001, poco prima che le torri collassassero su se stesse come gelato al sole, e che proverebbero una loro demolizione programmata, questo almeno secondo la teoria del complotto.
Bill "the bear" McKenzie (Bill il plantigrado, la cui mente  semplice ha imparato  saggiamente a cercare di non complicarsi inutilmente la vita), non sa se crederci, non sa  in generale a cosa credere, ma la cosa lo diverte, gli sembra giusta, e va bene cosi'.
Sorride e stacca un altro pezzo di donut.
 


Carrizo Plain, California : ore 10
Anche oggi sara' una giornata di inutile attesa, prevede Capo Ahote, gironzolando dentro  l'hangar tra pezzi di elica arrugginita e bidoni di carburante mezzi vuoti.
La perenne ansia in cui vive da sempre, calza a pennello col nome che si e' scelto (Ahote  significa "uomo inquieto" nella lingua dei nativi americani), e che gli sembrava  decisamente piu' evocativo del suo prosaico John Lecombe.
Due anni prima, quando partori' la sua folle idea di organizzare visite guidate in aereo  sulla faglia di Sant'Andrea, immaginava frotte di turisti accorrere all'allettante idea di un viaggio memorabile per ammirare quella lunga ferita di milletrecento chilometri che  separa la California in due fette quasi gemelle, come un Mose' con le acque del Mar Rosso, e che dall'alto si rivela in tutta la sua maestosa mostruosita'.
Ormai e' palese il fallimento dell'operazione.
Da quando ha aperto, solo una ventina di persone hanno risposto al suo richiamo (piccole  famigliole schiamazzanti e qualche bachelor party), insufficienti per coprire le spese  sostenute. Questa scelta coraggiosa (all'inizio), o stupida (col senno di poi), lo aveva messo nelle mani di alcuni spietati strozzini locali, che ora reclamano a suon di minacce, l'estinzione immediata del debito. Il problema e' sempre stata la concorrenza delle grandi compagnie turistiche, con prezzi  vantaggiosi ed aerei piu' comodi, che fanno sembrare il suo biplano roba da cartone animato.
Il suo sangue Quechan, diluito dai molteplici tentativi di integrazione ma pur sempre  vitale, ogni tanto gli sussurra di disseppellire l'ascia di guerra per sfogare le proprie  frustrazioni. Per fortuna e' sempre la sua parte  piu' civilizzata a prevalere, che oggi  gli sussurra di approfittare della bellissima giornata che si profila all'orizzonte.
All'inferno, pensa, perche' no? cerchiamo di usare al meglio gli ultimi litri di carburante che sono rimasti.
Afferra il casco munito di go-pro nuovo fiammante ( la sua ultima dispendiosa follia),  salta sul piccolo biplano, accende il motore e lo ascolta fare le fusa con un brivido di  piacere.
 
Dintorni di Forli':ore 10,30
"..si parla di questo fiume fantasma, che dovrebbe scorrere da Forli' a Ravenna, Utis credo venisse chiamato,  che significa violento, impetuoso, in un antico dialetto celtico, o qualcosa del genere.
Se ne scorgono tracce tra piazza Santa Chiara fino a via Trentola. Mi ricordo che da  piccolo ci giocavamo utilizzandole come piste da biciclette, piccoli canali che si riempivano di acqua durante le piogge piu' intense, ora strozzati tra isole di cemento e  terreni incolti, e non piu' distinguibili. Sono convinto che esista davvero e che prosegua da qualche parte, infilandosi tra valli e paludi, giu' verso i lidi ravennati, ma anche oltre, lungo piste misteriose...conoscevo un tizio giu' al comune che aveva certe carte... Allora, me lo sono meritato quel quartino di vino?".
-----------
Fabio ha parcheggiato vicino ad una macchia di pini, e con in mano un mazzo fotocopie  stropicciate, si avvia deciso verso il nulla.
Ricorda le due chiacchiere fatte con quel vecchio in una osteria di paese, qualche mese fa, che gli furono decisamente piu' utili di mille notizie digitali, in fondo molto meno affidabili  della sana memoria popolare.
ll borsone gli pesa sulla spalla sinistra, ma l'utilita' del suo contenuto glielo rende piu' sopportabile. Consulta per un 'ultima volta le mappe idrografiche piu' recenti, incrociandole con schemi e diagrammi, fitti di punti interrogativi ma che configurano un'approssimativa pista da  seguire. Osserva quella che sembra la giusta direzione e che, bussola alla mano, sembra purtroppo attraversi un tratto  di acquitrino invaso dalle canne.
Affondando sconsolato uno stivale nel fango, prosegue nella sua avventura.
 
Hong Kong : stessa ora
Una lunga schiena nuda fitta di tatuaggi aspetta il dott. Chen sul lettino ambulatoriale.
Il paziente e' gia stato preparato dalla sua solerte infermiera ( solerte e ben pagata,  pensa distrattamente), e lo attende in silenzio. L'aria intrisa di incenso e vapore oggi lo opprime, come tutto d'altronde. Decide percio' di concedere al suo sorriso professionale, visto che il cliente non ha ancora girato la testa a guardarlo, di vacillare per un attimo.
"Konnichiwa!". Il paziente, un alto dirigente di una importante multinazionale di cui non  ricorda minimamente il nome (sia il suo che quello della ditta per cui lavora), tenta un  inchino rituale, cosa che da sdraiato gli riesce ovviamente malissimo.
Chen gli appoggia una mano sul dorso per sottolineare gentilmente l'inutilità' del gesto, ed osservando la  testa di Oni che occhieggia tra le scapole, riconsidera il ricordo che ha della sua  professione. Ma in fondo cambia poco, ognuno ha diritto di fare tutti gli errori che crede.
Fatti i convenevoli di rito (come sta? tutto bene? e la famiglia?), apre un cassetto alla  sua destra ed estrae un piccolo astuccio in pelle contenente i suoi strumenti di lavoro.  "Coraggio, pensa, tra sole tre ore si va in pausa pranzo..".
Ma chissa' perche', la cosa  non gli e' di alcun sollievo.
 
Dresda : ore 11,30
Alpha, Beta, Gamma, Teta e Delta (i loro nomi sono il frutto di antiche reminiscenze di  studi classici), dopo avere fatto festa a cibo e coccole con un concerto di fusa  perfettamente sincronizzate, si sono acciambellati in un morbido groviglio sul vecchio  divano  sfondato.
Anche Helga si e' preparata un piatto di minestra calda (mangia presto, ormai e' una  consuetudine), ed ora si e' accesa un sigaro sottile, la sua personale coccola quotidiana.
Fuori ha ripreso a nevicare tra i raggi di un sole sbiadito, e spifferi gelidi si intrufolano tra le fessure degli infissi gonfi di umidita' facendo scricchiolare tutto, comprese le sue giunture. Il suo diario di dolore, pensa,
Ma la poltrona e' comoda, la minestra era ottima, e non c'e' proprio nulla di cui lamentarsi.
Gli anni sono quello che sono, ed e' gia molto riuscire ancora ad essere autonomi senza  bisogno di ricorrere all'assistenza sociale. Siede al caldo, circondata da affetto e ricordi, aspettando  che il mondo decida della sua sorte e lasciando a lei il compito di scegliersi almeno il  menu' della giornata.

Allora perche' quella piccola lacrima che gli scivola via veloce tra le rughe?
 
Carrizo Plain : ore 11,45
John (al diavolo quegli stupidi soprannomi folcloristici!), esegue una manovra elegante  sopra la pianura bruciata che scivola via come uno sfondo da luna park.
E' una bellissima giornata di sole invernale, limpida e quieta, e sembra quasi facile  lasciarsi dietro ansie e frustrazioni, dimenticare tutto e galleggiare come in un enorme  utero fatto di soffici nuvole e docili correnti ascensionali, che egli accompagna con  maestria, lungo una rotta che conosce ormai alla perfezione.
Improvvisamente avvista il mostro.
La faglia.
Chilometri di tessuto cicatriziale, un profondo taglio slabbrato nella carne della terra che espone le sue viscere senza pudore, e che si perde verso
l'orizzonte come un canale marziano.
"Bellissimo..", pensa John Lecombe, ed egoisticamente sorride al pensiero di essere uno dei pochi fortunati a cui e' stata concessa questa apocalittica e meravigliosa visone.
Quasi si sente, sotto la crosta ribollente, il pulsare di energie represse, pronte a scatarrare la propria ira su questa umanita' colpevole ed inetta.
"Non esageriamo..-continua nel suo soliloquio interiore- La natura non giudica nessuno, e' solo una grande bestia addormentata che a volte semplicemente e' meglio non disturbare..".


 
Dintorni di Forli' : ore 12
Fabio, dopo essersi fatto strada per svariati minuti in una impenetrabile selva dantesca  che gli ha fatto totalmente perdere cognizione di tempo e spazio, finalmente sbuca in una  piccola radura.
Un giovane airone cinerino lo osserva con stolida indifferenza, poi apre  improvvisamente le grandi ali in una fuga annoiata.
Fabio sorpreso dall'apparizione,  barcolla all'indietro, ed il peso del grosso borsone lo trascina in una breve caduta giu'  per un dirupo nascosto dai rami.
Il tutto e' successo troppo rapidamente per dargli il tempo di un pensiero,  per cui si trova disteso faccia in giu' nella polvere senza quasi rendersene conto. La caduta ha sollevato un putiferio di ali e schiamazzi di protesta, levandogli di colpo  quella fastidiosa sensazione di solitudine che lo aveva fino ad allora accompagnato.
Solleva la testa e si guarda intorno.
Li vicino tra mucchi di foglie morte da secoli,  appare nettamente un piccolo avvallamento, che continua indisturbato in mezzo alla  vegetazione per alcuni metri. Alzandosi e cambiando radicalmente la prospettiva, la cosa si definisce piu' nettamente : e' un canale, che scorre ai suoi piedi, e il cui inizio e fine si perdono nella boscaglia.
Sembra proprio che finalmente abbia trovato il suo fiume fantasma.
Apre eccitato il borsone e comincia ad estrarne il contenuto disponendolo in ordine sul  terreno : il suo fedele I-pad, un piccolo quaderno a quadretti, pennarelli ed evidenziatori multicolori, un martello ed una vanga, ma soprattutto un mazzo di pioli in metallo, su  ognuno dei quali ha inserito un piccolo cip per seguire sulla "padella" il percorso che delimiteranno, e costruire la sua mappa personale. Sorridendo compiaciuto si mette al lavoro.
Afferra il primo piolo, e lo conficca nel terreno con una precisa martellata.
 
Hong Kong : ore 12,30
Al  dott Chen trema leggermente la mano.
Il dolore si e' fatto davvero insopportabile e  rende difficile anche la piu' semplice operazione. Deve sforzarsi per trovare i tempi ed i modi giusti per compiere le solite manovre, che  normalmente eseguirebbe in automatico.
Ma oggi ogni cosa sta diventando complicatissima.
Mentre fuori la citta' annega nel proprio incenso tossico, il suo piccolo mondo etereo  fatto di ceri scintillanti e vapori profumati sembra provenire da una dimensione parallela.Il pensiero di vivere in una situazione privilegiata, almeno apparentemente, per un attimo gli fa ritrovare la concentrazione adatta.
Apre l'astuccio nero, ed estrae una ventina di aghi che brillano nel palmo della sua mano. Mentre si appresta ad iniziare, sente emergere in lui una urgenza inspiegabile, come la  sensazione che qualcosa stia arrivando, e che bisogna fare in fretta.
Il terzo paziente della giornata, una donna sulla trentina leggermente abbronzata, lo sta  aspettando.
 
Dresda : stessa ora
"...era una notte scura e carica di strani presagi. 
Io e mia sorella eravamo rimaste  sveglie fino a tardi sdraiate sul tetto di casa nostra, perse in mille discussioni inutili, una scusa come un'altra per restare vicine, entrambe bisognose di affetto e calore umano. In tempi orribili come quelli, era sufficiente per sentirsi vivi ed al sicuro. Milioni di nuvole gravide correvano nel cielo. 
Un'aria gelida le spingeva davanti a se,  come un cane da pastore con il suo gregge di pecore belanti. Poi verso la mezzanotte, dall'alto, invece che la preannunciata pioggia, invece che  fiocchi di candida neve come fossimo chiusi in una palla di vetro ribaltata dalla mano di  un bambino, piovvero improvvisamente bombe, centinaia, migliaia di bombe, in un silenzio  irreale come da film muto, piccole gocce di metallo sopra un mondo ancora mezzo addormentato....".
----------
Helga, la vecchia signora, sorride.
I ricordi, anche se orrendi come questo, portano sempre con se qualcosa di leggero, che ancora le procura brividi piacevoli. Intanto i gatti si stanno agitando, calpestandosi in brevi corse frenetiche. Naso all'aria,percepiscono qualcosa che solo loro riescono a vedere.
Helga e' stanca e comincia ad  assopirsi, ma l'atmosfera vibra, gravida di aspettative.
 
In volo sopra la faglia : ore 12,45
E' facile governare l'aereo in giornate come questa, limpida e tranquilla.
John, stacca un morso di cioccolato, il suo pranzo di oggi, mentre  fila via veloce in un corridoio di  nuvole bianche.
Non ha parenti Capo Ahote, ne' affetti a cui tornare, tutto si e' perso nel tempo tra delusioni e fallimenti. Genitori scomparsi, una moglie che lo ha abbandonato alla propria follia.
Rimangono lui e la natura, l'unica che non lo ha mai tradito, che non gli ha mai chiesto  o rinfacciato nulla.
E che ora scorre sotto di lui, monotona e famigliare.
La faglia, il deserto.
Per questo sente con precisione che qualcosa non torna, che manca un tassello importante  per completare il quadro generale. Ovvio, si rende improvvisamente conto con un certo  disagio, non ci sono i soliti uccelli ad accompagnarlo, non c'e' proprio nulla lassu', se non lui ed il suo aereo.
Come fosse stato tutto cancellato via dalla lavagna azzurra del cielo.
 
Da qualche parte vicino a Forli': ore 13
Circa un'ora dopo, Fabio si gira a contemplare il lavoro fatto.
In mezzo ad una lieve  nebbia, si scorge la fila di pioli che, ad intervalli regolari, spuntano dal terreno.
Sullo schermo dell'I-pad corrispondono ad una linea di lucine intermittenti, che cominciano a  delineare qualcosa di piu' preciso, dove prima c'era il nulla.
Fabio si ferma.
Non sara' come aver scoperto le sorgenti del Nilo, ma nel suo piccolo e' una grande vittoria.
Se solo riuscisse a spiegare quell'ansia che gli sta montando dentro, ad ondate sempre piu' invasive.
E' iniziato tutto mezz'ora fa, si e' insinuato subdolamente tra i suoi nervi  facendoli vibrare di un allarme insistente e apparentemente immotivato.
Poi capisce.
Il silenzio.
Tutto intorno a lui regna un silenzio totale, come in un mondo  congelato che aspetti l'inevitabile apocalisse col fiato sospeso.
Appoggia una mano a terra, colto da  un improvviso sospetto, e sente sotto i palmi una leggera pulsazione.
E allora? Cosa c'e'  di strano? La terra e' viva, magari ora sta solo russando, come un'enorme  animale in  letargo. Sorridendo per rassicurarsi, estrae l'ennesimo piolo dalla borsa e lo pianta  deciso nel terreno con un rapido colpo di martello.
Il mondo si sposta.
Prima impercettibilmente, poi con una forza che lo fa barcollare.
Non e' un terremoto, e'  qualcosa di diverso, di piu' atavico. Qualcosa che si mette in sincronia con la sua ansia, come se il suono che proviene dalle ventre della terra avesse creato dentro di se un  immagine, un disegno che ora preme per uscire.
Il martello gli sfugge di mano, e mentre inizia a perdere l'equilibrio, sente che quella vibrazione sta diventando viva, e' carne e sangue da  qualche parte nel suo corpo.
Si appoggia all'ultimo piolo piantato, e sente una leggera  scossa che lo fa cadere in ginocchio.
Dal quel freddo pezzo di ferro parte un fulmine blu  cobalto, una scarica energetica che si perde nella nebbia, scorrendo da piolo a piolo, in  una catena ininterrotta, viva e crepitante.
Una cosa ormai e' certa, la sente dentro le viscere : la bestia si sta svegliando.
Tenta di alzarsi in piedi, poi intravede in lontananza qualcosa di enorme e fluido che si  avvicina rapidamente.
Non fa in tempo a chiedersi di cosa si tratti, che una colonna d'acqua lo investe in pieno.
 
Hong Kong : stessa ora
Chen si riscuote dopo alcuni (minuti? secondi?)  momenti di completo black-out, che lo  hanno lasciato stordito e disorientato.
La realta' e' ancora tutta li' intorno a lui,  immobile.
Si stropiccia gli occhi e guarda la schiena nuda che giace ancora immobile sul  lettino. Dalle scapole al bacino gli aghi da agopuntura tracciano una riga perfettamente  verticale.
Non ricorda di avere fatto nulla del genere, e soprattutto quello schema non  corrisponde a niente che abbia studiato.
Poi nota una aura azzurrognola che aleggia tra le punte metalliche facendole risplendere.
E sente il riverbero di un'eco lontana,  di  qualcosa appena passato che ha lasciato un segno indelebile sul mondo.
Soprattutto si e' appena accorto che il dolore e' scomparso, e con lui, ne e' sicuro in un modo che lo sorprende, l'origine dei suoi mali pare come essersi assopita, in quello che,  sente nel profondo, assomiglia tantissimo all'inizio di una guarigione.
Si lascia andare per la prima volta ad un vero sorriso, cullato da un mare interiore  finalmente calmo e carico di aspettative.
 
Dresda : stessa ora
Helga si e' immobilizzata sopra la sua poltrona, mentre l'intero universo sembra vibrare  intorno a lei. E' piu' un ronzio, che sente dentro la sua la testa, attraversa ogni osso del suo corpo malandato, ogni cosa intorno a lei, come una versione amplificata delle fusa dei suoi gatti.
Quegli stessi gatti che ora, immobili sul divano, la stanno fissando tutti insieme.
Cinque paia di occhi che brillano nella penombra.
I suoi angeli custodi sono come in attesa di  qualcosa.
Dopo un primo momento di paura, scende in lei una calma quasi lenitiva, e chiude gli occhi per assaporarla. Sembra che le sia stato tolto dalle spalle il pesante mantello degli anni vissuti, e si sente piu' leggera. Il ronzio sta lentamente scomparendo, confondendosi con il rumore di fondo dell'esistenza. Poi avverte un lieve movimento vicino al suo viso. I suoi amati gatti le stanno leccando  via le ultime lacrime, con metodica precisione.
Apre gli occhi sorridendo e nota dietro di loro la figura famigliare della propria sorella, morta mille anni fa in quella notte terribile, che le fa un cenno come di invito.
Cosi' Helga la gattara si lascia cullare da quel suono, da quell'immagine vera e tangibile che la accompagna nella sua dolce caduta verso la sua nuova vita.
Il ronzio ora e' cessato.
Tutto giace in un bellissimo silenzio. I gatti sono usciti in  fila da uno spiraglio della finestra, in mezzo alla neve, verso il resto della loro  esistenza.
Helga giace serena, ancora avvolta nella coperta.
 
Sempre in volo : stessa ora
Il biplano scarta senza preavviso verso destra.
Dal basso sta salendo una enorme nuvola di polvere giallo ocra, che avvolge rapidamente ogni cosa. John si trova di colpo senza la guida a vista,  e deve fare affidamento al piccolo radar  che gli segnala una parvenza di rotta. Tiene ferme le mani sulla cloche, che vibra con violenza, come fosse un animale selvaggio.
"E' finita...-pensa con un filo di rassegnazione- Finito tutto, preoccupazioni, ansie,  dubbi e paure.
Al diavolo, ora che cominciavo ad abituarmici...".
Poi, veloce come era apparsa, la nuvola sparisce, rivelando qualcosa di surreale, come in un gigantesco gioco di prestigio.
La faglia e' scomparsa.
Una cosa immensa, impossibile, eppure inequivocabile.
La lunga cicatrice si e' come riassorbita, lasciando lievi tracce qua e la,  segno evidente della sua rapida e completa guarigione.
La testa di John comincia a pulsare di domande inespresse, di dubbi e paure ancestrali, ed una profonda sensazione di disagio lo fa tremare visibilmente, tanto da rendergli impossibile continuare a volare.
Fa atterrare il piccolo biplano quasi senza neanche pensarci, e finalmente, a motore spento, sulla pista ora invasa da nuvole di tumbleweed che si rincorrono frenetici, si concede il lusso di smettere di tremare.
Poi si toglie il casco e nota che la telecamera che vi aveva installato sopra e' rimasta  accesa per tutto il tempo, registrando ogni cosa.
Per un momento, un solo magnifico momento, un sorriso cancella ogni ansia e terrore. Chi al mondo oggi possiede una prova visiva di cio' che e' successo? Ma soprattutto : quanto saranno disposte le varie emittenti televisive a spendere per averlo?
Forse finalmente e' arrivato il tempo del riscatto, pensa.
Qualcosa di buono nella sua piccola  vita.

--------------------------------- ---
"...il drago scivola veloce sotto la pelle del mondo, diventa i suoi nervi pulsanti, vasi sanguigni e linfa vitale.  
Il grande serpente primevo,  Ouroboros l'eterno, Pyto figlio e guardiano di Tiamat dea sumerica di tutto il creato, 
Jormungandr il possente figlio di Loki che avvolge il mondo  nelle sue spire protettrici. 
Simbolo di circolarita', di  rinascita e trasformazione., per i giapponesi e' l'origine dei terremoti, maree od inondazioni. Il suono che produce quando risvegliato, e' una immensa vibrazione, una frequenza sonora che puo' anche diventare salvifica e curativa quando si  sincronizza con quella delle cellule, degli atomi fino ai  livelli piu' basali dell'esistenza. 
Un'immensa onda peristaltica che ovunque si muove corregge, pacifica, modifica..".
    -tratto da "The power of the snake"; ed. Newton Compton. 1990


" ..alcuni credono che l'intero pianeta sia attraversato da una griglia di linee energetiche, sui cui snodi civilta' millenarie, piu' o meno conosciute, hanno costruito i loro templi mistici, i loro monumenti esoterici per attingere a questa fonte inesauribile di potere. 
Sono le Ley Lines, o linee del drago..".
    -sito web

"L'Universo e' una infinito concerto di suoni e vibrazioni. 
La Cimatica e' la scienza che studia il rapporto tra immagini ed onde sonore. Ad ogni suono, ad ogni specifica frequenza corrisponde appunto un'immagine, una rappresentazione visiva della realta' che si incrocia con la vita e con ogni suo piu' intimo aspetto come pensieri, ricordi, sogni..."

       -tratto da "Strange science"; n. 250, anno xxv
---------------------- -----------------

Reston, Virginia : dalle 13,30 alle 13, 40
Gli ultimi dieci minuti della vita di Bill Mckenzie sono stati piu' intensi, in quanto ad  emozioni ed avvenimenti, dei 32 anni che li hanno preceduti.
Lo schermo alla sua destra  (quello che fotografa la realta' sismica del territorio da lui controllato), e'  improvvisamente impazzito, e pur non essendo collegato ad alcuna segnalazione sonora, e' come se nella sua testa fosse scoppiata una cacofonica terza guerra mondiale.
Quell'esplosione di colori lampeggianti, le righe pulsanti di led, il frenetico grattare  degli aghi traccianti sulla carta millimetrata, gli hanno fatto dolere gli occhi e tremare il cuore, quasi si stesse sincronizzando con l'onda sismica di passaggio.
Alzando gli  occhi alla disperata ricerca di un aiuto, vede i suoi colleghi sciamare per i corridoi  sventolando frenetici cartellette di plastica come katane da samurai, in una sconsolata  battaglia contro quell'ignoto che ha improvvisamente bussato alla loro porta.
Come altrettanto improvvisamente, dopo pochi minuti di puro caos, tutto torna bruscamente  alla normalita'.
Lo schermo del computer ora riflette beffardo soltanto il suo sguardo allarmato, nel solito nero profondo che segnala la sua completa inattivita'. Fin dall'inizio di quei drammatici minuti, il suo iperprotettivo, essenziale cervello  rettile ha iniziato a chiudere tutti i circuiti sinaptici che potessero  danneggiarlo, come una sorta di scudo protettivo, e piano piano i pensieri cattivi se ne sono andati, il suo cuore si e' calmato, il respiro si e' normalizzato, in perfetta coincidenza con la calma che ha avvolto  tutto il resto, come se non fosse mai successo nulla.
E mentre le televisioni, davanti alle quali si sono riunite mandrie di impiegati alla  disperata ricerca di un perche', cominciano a trasmettere allarmate breaking news su quello che e' successo, e che nessuno, per ora e forse mai, riesce a spiegare, Bill l'orso, cerca nel donut che gli era sfuggito di mano il suo aggancio alla normalita', la sua coperta di Linus e, trovatolo, se lo porta felice alla bocca, in un ansiolitico boccone di zucchero e glassa, che gli fa apparire sul viso un enorme sorriso.
 
Dintorni di Forli' : ore 14 circa
Fabio ha raccolto tutti i paletti che aveva utilizzato, e ora li ripone nel borsone.
Gli sembrava fosse la cosa piu' giusta da fare, anche perche' il fiume fantasma ha lasciato una traccia indelebile sul suo I-pad, e ormai non puo' piu' sfuggirgli.
Meccanicamente si spolvera il giubbotto impermeabile come per togliere fantomatiche gocce  di acqua.
Sa ormai da qualche minuto che il suo indumento e' perfettamente asciutto, e cio' che gli e' capitato e' stato un classico momento di estraniazione dalla realta', forse  strettamente legato al contatto che ha avuto con quella strana fonte energetica che lo ha  attraversato (quella si', reale), come un'onda anomala.
Strappa la linguetta metallica da una lattina di birra, e si concede una meritata sorsata.
La Dreher e' orribilmente tiepida, ma riesce comunque a dargli un po' di sollievo. Il mondo intanto si e' fermato e  la bestia ha ripreso il suo sonno senza sogni.
Un triangolo di anatre solca il cielo come definitiva conferma del pieno ritorno alla  normalita'.
Fabio prende il cellulare e compone freneticamente un numero famigliare.
"Pronto Rob? Non crederai mai a quello che mi e' successo..".



Due piccoli ringraziamenti:
Fabio, per lo spunto:
Paola per l'utilissimo editing.
 
 
 
Modena, Gennaio 2016


2 commenti:

  1. Auguro a tutti di essere perfettamente sincronizzati con la peristalsi del drago! Complimenti Steve, scrivi sempre meglio!

    RispondiElimina
  2. Sono arrivato un po' tardi ma il racconto mi é piaciuto molto. Tante storie legate ad un fiume di antica energia risvegliato da un curioso roncadellese.

    RispondiElimina