mercoledì 15 gennaio 2020

Brassica fight back


by Robo

(seguito di: Già crucifere ora brassicacee )

Un "effetto collaterale" della mia ricerca di brassicacee in rete é che mi imbatto nella ricchezza in colture delle differenti culture. Non solo le vecchie varietà che adesso vanno tanto di moda ma che sono comunque i nonni degli ibridi moderni, ma anche piante di utilizzo alimentare che non sono parenti povere ma piuttosto alternative che non hanno sfondato al di fuori della comunità locale (a volto molto locale).

Non so se perché hanno goduto di condizioni di partenza peggiori o perché avevano un potenziale di sviluppo peggiore delle grandi star mondiali; probabilmente entrambi i motivi, non tutti possono essere "mela", "banana", "cacao" o "caffè".

Mi sono presto concentrato sulle brassicacee perché bisogna scegliere un partito ma anche lì di roba, anche solo in Italia, ce n’è parecchia. Sotto una forte selezione

Mi sono imbattuto in questo "cavolo di Pontoise" che dicono essere tecnicamente un cappuccio e quindi può essere anche consumato crudo ma assomiglia tanto-tanto a una verza. Presenta un appeal estetico rilevante a mio parere


Questa invece é una cultivar di Brassica Juncea. Pare sia arrivata in Asia dal vicino oriente e poi fino in Giappone. É chiamata Unzen(il posto in cui cresce) kobu(per via del nodo carnoso alla base delle foglie) takana(qualcosa tipo insalata). Il primo raccolto può essere mangiato crudo, gli altri vengono trasformati alla moda giapponese (Tsukemono)


Il broccoletto di Custoza é una delle tante varietà locali italiane che, senza le rese degli ibridi moderni e la notorietà del cavolo nero toscano, offrono una peculiarità di prodotto. Il broccoletto di Custoza ha un’associazione di coltivatori (9!?) e un sito internet



Il broccolo fiolaro é una varietà locale che ha avuto la fortuna di incontrare il suo compaesano creatino Carlo Cracco che lo utilizza e lo ha reso più conosciuto. É una pianta rustica di cui si consumano i "fioi", cioè le giovani foglie, meglio se dopo una gelata che le intenerisca


Il cavolo a punta di Filder é un cappuccio più buono e succoso della varietà tonda ma più "scomodo" per l’industria dei crauti. Questo lo ha relegato a un ruolo minore


Recentemente però é comparso persino nella conservatrice Romagna un sosia di minori dimensioni anch'esso più tenero del cappuccio tondo: il cavolo cuore di bue che però é un ibrido moderno


Il broccolo lavagnino (di Lavagna, riviera ligure di levante) é in realtà un cappuccio "lasso", ma la definizione di broccolo non si nega quasi a nessuna Brassica. Nonostante sia un cappuccio si consuma cotto


Il Nabito de Nabarniz é un fiero e selvaggio ravanello basco. Non si può mangiare subito dopo la raccolta, bisogna pulirlo e farlo seccare per 2 giorni e poi togliere i filamenti. Non molto invitante direi
Il Sukuma wiki non é una voce del famoso dizionario online ma una Brassica africana che non é stata ancora addomesticata come le varietà occidentali e può crescere fino a un metro d'altezza con grandi foglie laterali. Il nome si riferisce anche a una ricetta tipica keniota fatta con la medesima varietà ma per la quale può essere usata un altra Brassica a foglia; un'identificazione più precisa la da il nome chepkilumnda


Foglie del Fiore ragno. Non propriamente una Brassica ma una brassicacea sì. É una pianta erbacea di origine africana ma diffusa anche in Asia e Nord-Europa di cui si usano le foglie come condimento e insaporitore. É anche chiamata cavolo africano in Europa e spinacio (spinach) selvatico in Africa ma non c'entra nulla con gli spinaci


Le moderne varietà di Brassica sono piante annuali: si piantano, crescono (più o meno velocemente), si mangiano. Poi l'anno dopo si insemina di nuovo. Esistono anche varietà antiche perenni: si fanno crescere per più di una stagione, si cimano e si mangiano solo le foglie fresche. Un esempio olandese é l'Eeuwig Moes, parole che significano appunto cavolo perenne. É una pianta che non produce semi, la stessa cosa che fanno le banane, per esempio