Troppe le cose lasciate sospese.
Troppi i tasselli che mancano per illudersi, ancora una volta, di avere capito fino in fondo questo popolo enigmatico.
Per cui infilo le gambe sotto il tavolo, accendo il computer, ed inizio il mio secondo viaggio nel paese da cui origina il sole (e tante altre cose).
Lo compiro' attraverso l'analisi di alcune parole chiave, semplici all'apparenza, ma che, come tutto in Giappone, di semplice non hanno nulla.
Kanji
Sono tre le civilta' che per prime hanno sviluppato un sistema di scrittura tramite l'utilizzo di rappresentazioni simboliche : gli egiziani, con i loro geroglifici, gli assiri e babilonesi con i caratteri cuneiformi, ed i cinesi, con l'utilizzo degli ideogrammi.
Il bisogno per tutti, era quello di trasmettere l'idea di un oggetto, di un avvenimento, di un sentimento, nel modo piu' chiaro e sintetico possibile.
L'ideogramma (kanji), piu' di una semplice parola, diventa cosi' una una piccola finestra aperta sull'anima di un popolo, lasciandoci intravedere il loro modo di interpretare il mondo che li circonda.
Graficamente richiama proprio un volatile appollaiato su di una roccia, e deriva dall'osservazione che spesso gli uccelli marini nidificano su piccole isolette rocciose.
Questo metodo di scrittura inizia a prendere piede in Giappone, intorno al Vsecolo,, dopo i primi contatti con la cultura cinese.
Successivamente accanto ai kanji, si sviluppano altri due tipi di scrittura autoctone :
l'hiragana che semplifica il kanji sfruttando soprattutto le sue assonanze fonetiche e che fu inizialmente usato prevalentemente dalle donne, considerando gli ideogrammi cinesi troppo complicati,;
il katakana, metodo di scrittura quasi stenografico utilizzato dagli studenti, forse per distinguersi dall'altro, vituperato, sesso.
Il primo viene oggi utilizzato per i verbi e le preposizioni; il secondo per tradurre i termini stranieri e scientifici.
Entrambi questi sillabari fonetici integrano l'uso della scrittura ideografica, creando un sistema originale e piu' adatto alla lingua giapponese.
Questo e' lo Sho-do, o via della calligrafia.
Con il suo attrezzario di pennelli, inchiostri, fogli speciali, panni assorbenti, fermacarte e recipienti vari, e'un sistema ritualizzato che necessita dedizione, applicazione e rigore.
Chi la padroneggiava, poteva ambire ad elevarsi socialmente.
Per i samurai, invece, serviva per raggiungere l'equilibrio interiore necessario ad affrontare le sfide della propria professione.
Ma era, ed e', soprattutto pura arte, con il suo alternarsi di pieni e vuoti, di dolcezza ed energia, che seguono nel suo evolversi, le emozioni dell'artista.