sabato 27 giugno 2015

L'intelligenza del polpo (prendendola un po' alla larga)

by Robo

Come pensa un polpo? 


In realtà non ne ho la minima idea, non so neppure come penso io, ma questa è solo una scusa per parlare di intelligenza, per discorrere tra amici di un concetto parecchio impalpabile e provare a confrontare la nostra con le altre intelligenze, quelle "aliene", ma sulla nostra terra. 
Se noi pongidi-ominidi-Homo siamo il punto più alto toccato dalle facoltà cognitive (comunque vengano misurate) vale la pena guardare fuori casa, in altre categorie di animali, all'interno delle quali ci sono dei vincitori "di girone". 
Procederó, in questo breve viaggio, per distanza evolutiva, partendo dai più affini a noi fino a quelli che lo sono meno, dai mammiferi ai molluschi passando per i rettilomorfi. 
Ok, start. 
Parecchie decine di milioni di anni fa, probabilmente 85-95 milioni, in pieno cretaceo (per capirci ben prima che si evolvesse il Tyrannosaurus rex) sarebbe avvenuta una biforcazione tra la nostra linea evolutiva allargata (Euarchontoglires= primati+roditori+lagomorfi+ etc.) e quella allargata dei cetacei (Laurasiatheria=cetacei+artiodattili+carnivori+etc.); sì noi siamo evolutivamente più affini ad un ratto che ad un gatto o ad un cavallo mentre per balene e delfini é l'opposto, e pare che, degli animali terrestri odierni, il loro parente più prossimo sia l'ippopotamo. 
Quale che sia la loro ascendenza fatto sta che i cetacei manifestano socialità, capacità di apprendimento e modulazioni vocali, con dialetti diversi all'interno della stessa specie (vedi balene) e culture di caccia diversificate a seconda dei gruppi (vedi orche piscivore oppure orche che cacciano leoni marini). Il cervello di questi mammiferi é grande, sia in senso assoluto, sia, cosa più importante, in rapporto alla massa corporea. Questa seconda misura cade sotto il nome di Quoziente di Encefalizzazione e, dopo l'uomo con un valore di 7.0, viene il delfino con 4.2 (più dello scimpanzé). 
Significa questo che un delfino è più intelligente di uno scimpanzé? 
No. 
La storia evolutiva dei cetacei é distante dalla nostra nel tempo e nel mezzo in cui si é svolta, quello acquatico, ció ha comportato una serie di adattamenti encefalici che non consentono un facile confronto basato su un solo parametro quantitativo, anche perché questi animali hanno un sistema di decodifica di suoni ed echi molto specializzato che probabilmente attiene a peculiari zone che non sono omologhe a quelle degli altri mammiferi. 
Infatti l'arrangiamento della corteccia cerebrale é totalmente diverso tra uomo e delfino e quest'ultimo ha una area specifica non rilevabile in nessun modo nei primati, la zona paralimbica. 
Nel contempo il loro cervello mostra particolari cellule corticali, che abbiamo anche noi, associate al pensiero astratto, ed una struttura a circonvoluzioni e niente affatto liscia (fattore anatomico associato ad un'intelligenza sviluppata). 
In ogni caso é appurato che alcune specie di cetacei hanno dato prova di un qualche grado di autocoscienza: si riconoscono alla specchio, mostrano forme di empatia sociale e sono state registrate tipologie emotive simili alle nostre, come il dolore da lutto. 


Ok, aumentiamo ora la distanza evolutiva e passiamo agli uccelli. Qui siamo molto molto più lontani. Gli uccelli sono dinosauri. Lo ripeto, gli uccelli sono dinosauri. Non so se avete capito che gli uccelli sono dinosauri ;-) 
Un passero é più vicino ad un Tyrannosaurus rex che a un coccodrillo; é più vicino ad un coccodrillo che ad una lucertola, é più vicino ad una lucertola che ad un qualsiasi mammifero. 
Dobbiamo tornare indietro parecchio, per trovare la biforcazione tra la nostra linea e la loro. Dobbiamo trovare il momento in cui i tetrapodi amnioti, ossia con uova terrestri resistenti all'essiccamento (una delle più grandi trovate dell'adattamento inconsapevole) evolutisi dagli anfibi e non dalle rane che sono forme derivate ma altre "lucertoloniformi", si differenziarono in Synapsidi (noi) e Sauropsidi (tutti gli altri amnioti). 
Da qualche parte nel tempo profondo del carbonifero, circa 300 milioni di anni fa ebbe luogo la divisione che diede il lá ad un reciproco rimpallo del ruolo di gruppo dominante sulla terraferma. Dapprima i Synapsidi basali poi i loro discendenti Therapsidi fecero gli sboroni nel Permiano, ma la madre di tutte le estinzioni, alla fine del periodo rimescolò le carte e, nel triassico i più derivati dei mammifero-ancestori ebbero il loro bel da fare coi Sauropsidi crurotarsi (la linea evolutiva che porterà ai coccodrilli, ma prima di arrivarci farà vedere un po' di tutto) e poi nel giurassico si ridussero ad occupare nicchie secondarie per l'esplosione di altri Sauropsidi: i dinosauri. 
Seguendo il percorso evolutivo che porta dai primi dinosauri agli uccelli, sembrerebbe strano se questi ultimi non fossero diventati ció che sono. 
Un fautore dell'intelligent design, ben guardando, troverebbe più facile pensare che un grande burattinaio dell'evoluzione avesse già contemplato, fin dall'inizio, l'arrivo degli uccelli, piuttosto che quello dell'uomo dalle grandi scimmie antropomorfe. 

Dopo questo preambolo paleontologico pensiamo ai corvidi ed agli psittacidi (pappagalli). Animali fortemente sociali, i primi usano strumenti, i secondi sono capaci di pensare categorie astratte (forme e colori) come dimostrato da molti esperimenti. Sull'affinità della percezione emotiva qui siamo più distanti, tanti tanti milioni di anni ci separano, eppure, le cure parentali e i rapporti di coppia o nel gruppo, paiono talora individuare i semi dell'affetto conscio. 
Se chiedete al proprietario di un inseparabile solitario vi dirà che il suo animalino lo ama per certo, ma noi siamo salivosi mammiferoni e rischiamo di confondere. 
Certo é che recentemente il cervello aviano lissencefalo si è scoperto avere una percentuale di neocorteccia (quella correlata all'intelligenza speculativa) sul totale dell'encefalo anche superiore a noi. È stato difficile capirlo, la loro intelligenza ha percorse vie parallele alla nostra per troppo tempo ed il semplice confronto anatomico era fuorviante. Comunque provate a fissare gli occhi di un corvo, forse qualche scintilla la intuirete. Tra l'altro i corvidi sono passeriformi, non distanti, come parentela, dagli psittaciformi quindi, traslando, é come se oltre all'Homo sapiens, tra i mammiferi intelligenti e tecnologici ci fosse anche, vivente, il Rattus faber progreditus :-) 



Ora procediamo ancor più a ritroso, giungendo all'ispiratore del post: il polpo. 

Il punto più alto dell'intelligenza aliena. 

Qui la biforcazione é così precoce che per individuarla bisogna tornare al cambriano, il periodo in cui é esplosa la diversità dei metazoi, in cui si sono poste le basi per la magnifica complessità che ci circonda, e forse addirittura prima, nelle nebbie dello sviluppo dei metazoi. Infatti il polpo é del raggruppamento dei protostomi, ossia di quegli animali nei quali una struttura detta blastoporo, che si sviluppa precocemente nell'embrione, da origine al meato buccale, mentre noi siamo deuterostomi, ossia quelli in cui, sempre lo stesso blastoporo, da origine al buco del c..lo. 
Insomma i molluschi e animali più affini a loro che a noi come artropodi, anellidi e tardigradi sono bocca-precoci mentre noi siamo ano-precoci. Sembra una banalità ma questa "preferenza" per un diverso foro é un setaccio basale nella categorizzazione degli animali pluricellulari. Ora, se ci sono 500 milioni di anni tra noi ed un polpo, va da sé che costui rappresenta il grado maggiore di "essere intelligente in un modo altro". 
La strada che abbiamo percorso dopo aver scelto, ognuno, il proprio buco favorito é stata così tanta che é difficile riconoscersi reciprocamente come intelligenti. Per fare esempi anatomici inerenti la questione, guardiamo l'occhio dei mulluschi cefalopodi come il polpo: esso é un modello di efficenza funzionale ed ha avuto un'evoluzione parallela al nostro. La similitudine delle strutture oftalmiche nei due gruppi (cefalopodi e vertebrati) é un caso di analogia, o, se preferite di convergenza evolutiva, come tra l'ala di un pinguino e la pinna di una foca. Qualcosa del genere può dirsi per il cervello. 

Sappiamo, per esempio, che il cervello del polpo puó considerarsi più diffuso del nostro. La massa cerebrale è molto grande per le dimensioni dell'animale ma la metà dei 500 milioni di neuroni che costituiscono il suo sistema nervoso sono posti nelle sue 8 braccia che sono in grado di compiere funzioni complesse con una maggior indipendenza rispetto alle nostre due. 
É come se mentre leggessimo un testo di analisi tensoriale (quindi roba un po' impegnativa) le nostre braccia ci facessero la barba senza necessità di concentrazione da parte nostra. 
É difficile da immaginare, noi siamo molto "centrati", ma evidentemente il polpo ha un rapporto più democratico e paritario con le sue tante estremità. 
La pelle stessa di molti cefalopodi, polpi compresi, ma il massimo lo si raggiunge in alcune seppie, letteralmente vede; ci sono infatti le medesime proteine che si trovano nella retina di quegli animali. Inoltre in alcuni polpi la cute assume una connotazione cromatica ma anche dinamicamente tridimensionale in rapporto allo stato emotivo del cefalopode. 
Trasferendo ancora sugli esseri umani, sarebbe come se qualcuno capisse le nostre incazzature non dall'espressione del volto ma da rugosità rilevate che sporgono sulla pelle, specifiche di quello stato emotivo. 

Adesso qualcuno filosofeggia sull'octopus thinking; dice che forse noi uomini, così cerebralmente individuati, esprimenti con forza una singolarità distaccata dal resto (e per resto intendo resto del mondo, spesso resto della specie, talora anche resto del proprio corpo che diviene un barile da riempire) potremmo guadagnare in empatia cercando di pensare come pensa un polpo, cercando di espandere, diluire, la nostra mente individuale (senza esagerare con le droghe peró ;-) 

In definitiva, ciò che é affascinante in tutte queste storie é che l'intelligenza é emersa per convergenza evolutiva, diverse volte. Essa, pur nelle differenze condizionate dai vincoli di sviluppo embriologici e dagli altri meccanismi selettivi esterni, si presenta come un carattere fenotipo sintetico. 
Un meccanismo d'adattamento potente ma non per questo indispensabile. Batteri e blatte ne fanno a meno benissimo. E ci seppelliranno. 

Supplemento ottopode!

I polpi sono animali affascinanti per altri motivi prettamente fisici. 
La loro struttura tipica (8 braccia, senza "osso", mantello globoso) ha avuto un tale successo da essere mantenuta nella maggioranza delle specie ma viene comunque sottoposta alle pressioni selettive producendo alcune variazioni interessanti. 

Ad esempio: 

1) Genere Grimpoteuthis. 
Un polpo abissale dall'aspetto inconsueto. Per le sue pinne cefaliche sviluppate, che gli consentono comode andature di crociera, é chiamato "polpo Dumbo". É un predatore di profondità ma ha un aspetto alquanto simpatico:








2) Genere Opistotheusis. 
Questo grazioso animaletto ha ricevuto il suo nome specifico "adorabilis" dalla biologa che lo ha scoperto, ma altri scienziati hanno storto il naso per tale muliebre sensibilità per una sorta di carineria cefalopode: 





3) Vampyroteuthis infernalis. 
Detto vampire squid ma é un octopus non un calamaro (il calamaro ha 10 tentacoli di cui 2 più lunghi). Vive più in profondità di qualunque altro polpo, dove sopravvive in acque con percentuali di ossigeno disciolto molto esigue. Per cui é privo della tipica reattività dei suoi simili e, se minacciato, non emette una nube di inchiostro ma piuttosto una luminescente che, a queste profondità é più efficacie come manovra diversiva (é completamente buio). 
Dicono si nutra della "neve" biologica che cade dagli strati più superficiali (piccoli cadaveri e piccoli pezzi di cadaveri). 

 



4) Hapaloclaena lunulata. 
Il polpetto dagli anelli blu, bellissimo e velenosissimo. 
 É piccolo e timido e infatti quando gli rompono le scatole prima di mordere, avverte aumentando l'intensità del blu dei suoi disegni cutanei. 
Se sei un bambino australiano, anziché comprendere che questo é contemporaneamente un avvertimento ed un atto intimidatorio, ne vieni ancora più attratto: "un piccolo animalino strano che brilla". 
Allora allunghi la manina e lui affonda il suo becco corneo sulla tua manina. E tu muori. Perché nelle ghiandole salivari del polpetto vivono batteri che producono la tetrodotossina, la stessa del Fugu, il prelibato pesce palla per i Giapponesi. 
Tale tossina blocca la muscolatura conferendo al malcapitato una paralisi flaccida, come fa la tossina botulinica, e l'opposto di quella del Tetano che porta ad una paralisi spastica. 
Comunque non c'è antidoto, si puó solo intubare, sostenere la respirazione, aspettare e sperare. 



5) Il re dei polpi, per ultimo. Enteroctopus dofleini, il polpo gigante del nord-pacifico.
 Il più grosso e il più incazzoso. Fino a 60 kg di muscoli, pelle e cervello.





2 commenti:

  1. Digeribile la parte polpo, anzi molto carina. Il resto faccio fatica e parlando d'intelligenza mi vengono dei dubbi. Era una specie di test? Se cosi' l'ho superato in parte, per il resto devo studiare di piu'. Se no invece renditi acessibile a noi minimamente scolarizzati.
    Con affetto ottopode.
    Ps
    L'importante non e' quanto si vive come specie ma quanto nel frattempo ci si diverte.
    Fanculo alle blatte)

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  2. Hai superato benissimo il test: ruscire a leggere il post ;-) Sei un eroe! Ma altre prove più difficili ti attendono...

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