Qualche volta il mostro, smessi temporaneamente gli abiti dell'anima tormentata che vaga alla ricerca di un proprio posto nel mondo, si permette il lusso di sognare.
Sono sogni di gloria, di folle plaudenti, di calorose strette di mano e sorrisi senza paura.
Anche il mostro di Frankenstein, nel buio della stiva della nave che lo porta al suo esilio al Polo, sogna di conquistare il pubblico, facendosi ammirare stretto in un frac mentre balla un improbabile tip tap, oppure piu' semplicemente lasciarsi andare dolcemente al ritmo di una banale, meravigliosa, vita famigliare (come ci ha narrato Mel Brooks in "Frankenstein Junior").
Dopo il sogno a volte si sveglia farfalla, e, aprendo le fragili ali, vola leggero verso mete lontane mentre l'aria freme di un meritato applauso.
"Si puo' fare!", verrebbe da citare.
E' una calda mattina di fine estate.
Una piccola folla si e' riunita nel centro del paese, vicino ad un incrocio tra due vie trafficate, dove il sindaco, in divisa ufficiale con tanto di fascia tricolore, si appresta ad iniziare il suo discorso, su di un piccolo palco improvvisato.
Nella mano destra tiene ben saldo il capo un lungo drappo di velluto che copre un oggetto quadrangolare posto su di un piedistallo alla sua destra.
Li' vicino, l'imponente chiesa barocca risplende nel sole, e sembra benedire l'evento.
Egli si schiarisce la voce e comincia la sua presentazione.
Durante l'enfatico monologo il dialetto gioca con l'italiano una vittoriosa partita a rimpiattino, rendendo il tutto piu' caloroso e spontaneo.
La folla approva ad ogni pausa, con brevi cenni del capo.
Alla fine del discorso, il sindaco si fa scivolare il drappo tra le dita con un colpo secco, rivelando una grande lapide commemorativa di marmo chiaro, vergata in semplici caratteri : una semplice frase di ringraziamento rivolta al personaggio per cui si e' organizzata la manifestazione, a sua imperitura memoria.
Accanto alla scritta, una piccola foto in bianco e nero attaccata con lo scotch, dove un uomo, ritratto a figura intera, sorride in posa.
Dalla folla si alza un emozionato mormorio di soddisfazione.
Un bambinetto nel suo vestito della festa, fino ad allora impegnato a mangiarsi le unghie, si gira e osserva la foto.
Per un attimo rimane interdetto, gli occhi spalancati dallo stupore.
Poi scoppia in una breve risatina maliziosa.
La mamma si gira bruscamente verso di lui, lo strattona con fermezza e gli intima di tacere.
Il momento e' solenne, accidenti!
Lui non capisce, non crede di aver fatto nulla di male, ma si adegua per paura di ulteriori rappresaglie.
Come dargli torto, d'altronde : non fa altro che il suo mestiere, quello di bambino, nel cui mondo non esiste la parola "diplomazia", ai suoi occhi tutto e' gioco, e meritevole di scherno.
Ma questa volta qualcosa di strano, in quella foto, c'e' davvero.