Ibridi, ossia entità chimeriche che uniscono in sé identità diverse; parliamo di un concetto relativo perché legato alla definizione iniziale di identità.
Un mulo é certamente un ibrido tra cavallo e asino ed il suo essere intermedio tra le 2 "equinitudini" é, per così dire, certificato dal non essere fecondo, la sua natura particolare nasce e muore con lui (il mulo é un ibrido tra asino maschio e giumenta ma esiste anche il bardotto, hinny in Inglese, che é il risultato di un incrocio tra un'asina e uno stallone ed é meno diffuso anche perché il cavallo non é entusiasta di accoppiarsi con un'asina). Per approfondire la difficoltà per gli animali ibridi di essere padri/madri
I confini dell'identità non sono, però, sempre così distinti: molti vegetali di cui ci nutriamo sono ibridi F1, cioè figli, di prima generazione, di due distinte varietà, che uniscono caratteristiche positive dei genitori.
Questi restano fecondi, potrebbero essere riseminati, ma non si fa perché non conviene. Dopo poche generazioni sorgerebbero caratteristiche non volute e se ne perderebbero di appositamente selezionate, per cui i coltivatori li ricomprano ogni anno dalle aziende sementiere che fanno la ricerca varietale e registrano le nuove cultivars.
Nei vegetali esiste un grado dell'essere ibrido: un F1 di mais é il risultato di un incrocio tra 2 cultivars di mais, sempre e solo mais, così la star mondiale delle mele, la Golden Delicious é un ibrido naturale tra 2 varietà precedentemente selezionate dall'uomo, mentre l'arancia é il risultato di un'ibridazione naturale tra 2 specie DIVERSE di agrumi, quindi é un po' più...mista. Gli agrumi per natura sono frutti molto "facili": per loro la distinzione tra specie conta meno. Gli unici purosangue che noi consumiamo sono il mandarino, il cedro e il pomelo (non proprio diffusissimi), il resto sono meticci di successo
Sotto il mais F1 é quello al centro, a dx e sx i genitori
Gli ibridi più interessanti, per quanto mi riguarda sono quelli, interspecifici o addirittura intergenerici, degli animali. Sono fenomeni che talora avvengono anche in natura, se la distanza genetica non é eccessiva ma, più spesso, è l'ambiente ristretto degli zoo, che mette in contatto specie che altrimenti non si incontrerebbero mai, a far sì che tali incroci abbiano luogo.
Non sono incroci salutari in questo caso (niente lussureggiamento) e spesso portano a sterilità e problematiche fisiche, non sempre, però, il risultato è peggiorativo.
Alcune volte infatti l'animale sviluppa caratteristiche ottimali per il lavoro ed é meglio dei genitori: l'esempio classico è sempre il mulo, ma c'é anche lo Dzo
1) Il Pizzly o Grolar bear, incrocio tra un orso polare ed un Grizzly. Due docili animaletti si uniscono a formare un orso color cappuccino che, a dispetto del nomignolo da peluche, non é certamente raccomandabile incrociare:
4) lo Zebrallo, incrocio tra uno stallone ed una zebra femmina. Molto dipende dal manto del cavallo ma talora esce una cosa che pare un patchwork dei 2 animali, se invece di un cavallo si tratta di un pony, la risultante é chiamata, con grande fantasia, Zony:
5) Infine quello, per mio gusto, più interessante: il ligre o liger. Il ligre é un incrocio tra un leone maschio ed una tigre femmina, il reciproco si chiama Tigone ed é meno interessante. Il ligre é enorme. Il maschio di ligre, sterile é il felino più grosso del pianeta, con dimensioni paragonabili agli enormi leoni pleistocenici (Panthera atrox). Ma perché é così grande? É un fenomeno, si suppone, legato a una mancata inibizione della crescita, perché la tigre femmina, in eterozigosi, non trasmette questa regolazione (la leonessa sì, invece). Il ligre ha un'attitudine al nuoto ereditata dalla mamma e la socialità dal papà.
La ligre femmina é fertile e questo consente una prosecuzione degli incroci con risultati sempre meno originali e nomi sempre più improbabili; sotto un'allegra famigliola: a sinistra mamma ligre, al centro papà tigre (il più minuto!) a destra la piccola tiligre.
Da ultimo vi cito che un incrocio tra leone maschio e tigone femmina si chiama "litigone", un felino certo poco socievole :-)
In realtà la più importante delle hybrid theory é quella che riguarda noi esseri umani. Secondo i resti fossili ritrovati in Etiopia, in particolare un individuo chiamato Homo Uno, la nostra specie é emersa da antenati del medesimo genere circa 200.000 anni fa. Contando le mutazioni del DNA dei mitocondri, il cui materiale genetico si eredita per via materna, e del cromosoma Y, solo maschile, si ottiene un lasso di tempo compatibile col più vecchio dato fossile rinvenuto, l'Homo Uno appunto. Il problema é che valutando altri tratti genici se n'é trovato uno con così tante mutazioni puntiformi da essere presumibilmente databile oltre 300.000 anni fa, ma a quell'epoca non risalgono resti di Homo sapiens moderni.
L'unica spiegazione é che il gene derivi da un evento di ibridazione con un Homo più arcaico e tale fenomeno é stato confermato, in seguito, tra i pigmei del centro Africa.
Inoltre é ritenuto probabile, per via di ritrovamenti con caratteristiche intermedie in zone molto distanti dalla nostra presunta culla Etiopia, che diverse specie di Homo in diverse parti dell'Africa abbiamo sviluppato autonomamente alcuni caratteri che noi consideriamo moderni (aspetti morfologici del cranio); l'ibridazione tra diverse comunità, favorita da un periodo umido che consentiva spostamenti (non c'era il Sahra), avrebbe poi fissato le caratteristiche della nostra specie. Nati ibridi quindi.
Ma non é finita qui: quando dalla nostra casa Africa, 100.000 anni fa, ci siamo spostati in Asia e Europa, abbiamo incontrato alcuni nostri cugini, gli Homo nehandertaliensis e gli Homo denisova. Ora le popolazioni caucasiche (i bianchi) e gli orientali (asiatici e nativi americani) mostrano tutte percentuali di ibridizzazione con le specie sopracitate fino al 3% dell'intero materiale genetico. Nati ibridi e proseguiti ibridi, quindi.
Il nostro percorso evolutivo non é diretto, abbiamo raccolto qua é là e così siamo diventati ciò che siamo, noi siamo l'hybrid theory
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