giovedì 28 maggio 2020

IL MIO NUOVO LIBRO


Sentivo l'esigenza di creare un mio personaggio seriale, qualcuno a cui affezionarsi, per me o per gli eventuali lettori, che mi accompagnasse nei vari racconti, che potessi far crescere piano piano, come un tenero ed irrequieto bimbetto.
Per cui Valerio.
Ho pensato ad un consulente per fantasmi, idea non nuova, (ma quale lo e' veramente?) ma stimolante e che offre ampie possibilita'.
Una via di mezzo far Dylan Dog e Valter Buio, con molta ironia che stempera il tutto.
Usarlo come elemento portante ma che non comparisse sempre fin dall'inizio, a volte infatti solo alla fine come un vero e proprio deux ex machina, altre volte solo in veste di narratore di storie altrui, un zio Tibia post litteram.
Questo e' Valerio, nobile squattrinato che vive con i fantasmi, li aiuta, li consola, li combatte.
Nel genere fantastico, l'unico che riesco a scrivere, esistono pochissimi esempi del genere:
John Silence di Algernon Blackwood, Carnacki di William Hope Hodgson, Jules de Grandin di Seabury Quinn.
Poca, bellissima roba.
Nel fumetto la cosa e' un bel po' piu' complicata.
Maghi, maghetti, stregoni, medium, evocatori.
Comunque sia, il tentativo andava fatto, nel mio profondo si agitava da tempo questo demone e dovevo esorcizzato.
Detto, fatto.
Sono 9 storie fantasmatiche piu' due che nella mia idea dovrebbero richiamare i fumetti della EC comics, le storie di Creepy, i racconti delle Weird Tales.
Due chicche finali fuori saga ma che secondo me ci stanno bene.
Essere riuscito acreare un buon prodotto, esserci almeno andato vicino, e' la mia unica speranza.
Io comunque sono soddisfatto ed l'80% del lavoro e' gia' fatto.
Sono storie che in fondo parlano di noi, delle nostre debolezze e meschinita', dei nostri, delle nostre paure. Siamo i nostri fantasmi, o loro lo specchio delle nostre deformita' spirituali.
Trovo sia l'unico genere letterario, e penso a Kafka o Buzzati ma non certo perche' mi ci paragoni, che parla del reale raccontando l'assurdo.
Che, come dice il buon Sherlock, e' improbabile ma non impossibile.
Almeno fino a prova contraria.
Buona lettura.
Stefano

martedì 5 maggio 2020

Pasqua

by Robo

L'arrivo

Camminò per un lungo tratto sotto le chiome degli alberi. I rami più alti formavano una volta gentile sopra la sua testa e i raggi del sole filtravano qua e là, tremolanti per il vento leggero che agitava le foglie.
A un certo punto, lungo il sentiero, vide un uomo a terra. Appoggiato con la schiena a una grossa quercia, teneva le gambe distese, la bocca era aperta in un respiro pesante, e le braccia abbandonate ai lati del corpo.
Si avvicinò, poggiò il bastone a terra, si piegò di fronte al viso dell'uomo e gli fece una leggera carezza sulla fronte.
Questo aprì gli occhi, lo guardò e deglutì a fatica. "Sete", disse, "sete" ripeté.
"Desideri ancora affrontare il mondo?", chiese lui. L'uomo guardò da un lato, stette in silenzio un attimo, scosse la testa, poi disse solo: "sete".
"Va bene, dormirai fino al passaggio. Posso farti sognare i momenti più belli". L’uomo non parlò e fece un cenno di assenso col capo.
Allora lui prese la testa dell'uomo tra le sue mani e gli sussurrò qualcosa in un orecchio. Poi riprese il bastone, e si riavviò. L'uomo sprofondò nel sonno con un sorriso disegnato sulle labbra.
Camminò fino a dove il sentiero incontrava la strada per la città, prese quella via e proseguì poi, giunto nei pressi delle mura, si mise in fila con chi voleva entrare. Davanti a lui mercanti di ogni tipo premevano per superare la porta est: c'erano carrozze eleganti tirate da cavalli, così come carri agricoli scoperti tirati da buoi e anche qualche somarello stracarico guidato da un ragazzino. Le guardie raccoglievano l'obolo e smistavano le entrate; uno, in piedi e grasso, maramaldeggiava con i poveri contadini e ossequiava i ricchi venditori, l'altro, ancora più grasso, stava seduto presso un piccolo tavolo e contava i soldi raccolti. 
Quando toccò a lui il grasso in piedi lo guardò con disprezzo: "ce li hai i soldi pezzente?", poi si girò verso l’altro sorridendo. "Ho un soldo di rame", rispose lui. Allora il grasso in piedi si girò di nuovo verso il compare, gli diede di sottecchi e poi disse: "per te due soldi pezzente!". Lui pensò un attimo poi fece un sorriso, allungò un braccio, aprì la mano e mostrò sul palmo due soldi di rame. 
Il grasso in piedi glieli prese con tanta veemenza da spingergli il braccio verso terra e poi si incamminò baldanzoso verso il compare, nel mentre diceva: "vai, vai pure pezzente". E lui andò.
"Un'altra moneta in più su cui fare la cresta disse ridendo al compare" e aprì la mano per far rotolare il bottino sul tavolo. Ma non rotolò nessuna moneta, solo due sassi. Istintivamente i due uomini si girarono verso la porta ma del pezzente non vi era più traccia.