giovedì 22 gennaio 2015

Le Shaggs e il destino del mondo


(cortometraggio con velleita' esplicative)

Titoli di testa



Voce fuori campo ( sullo sfondo la sigla di Twilight Zone)

 "Qual'e' la filosofia del mondo? Quale la spinta propulsiva che ci fa andare avanti nonostante tutto? Possiamo fermare la ruota del destino per farle prendere la direzione che vogliamo noi, e soprattutto qual'e' il motivo che ci spinge a farlo? Cosa ci distingue dalla bestia, dai suoi semplici bisogni primari, e che ci fa compiere il gesto artistico, piccolo o grande che sia, futile a volte ma che ci fa tanto bene all'anima?"

 Preambolo (La scena, in bianco e nero, e' tipica di un film horror della Hammer)

 La donna entra nella penombra del piccolo tendone da circo e si dirige con passo fermo verso un tavolino in fondo, dietro il quale una silenziosa vecchia zingara, iconografia di mille chiromanti, la attende scrutando nel frattempo la sua palla di cristallo. La donna non e' qui per sapere di se stessa, non le importa, piuttosto e' curiosa sul futuro del proprio figlioletto, che ora le caracolla tra i piedi, attento e curioso di tutto quello che gli succede intorno. La vecchia risponde lapidaria scrutandolo:" Ti sposerai con una donna bionda, - sussurra tra spirali d'incenso- avrai due figli dopo la sua morte, e 3 delle tue figlie femmine fonderanno un gruppo musicale intraprendendo con successo una luminosa carriera ..". Poche parole scarne, ma che rimarranno impresse nella memoria del bambino e che opportunamente spiegate saranno il faro illuminante della sua vita futura.

Scena prima

 1968. Fremont, New Hampshire. Terra difficile,fredda e boscosa, incuneata tra il Quebec e il Maine, tra Montreal con le sue giubbe rosse, e Derry fantomatica citta' che fa da sfondo alle gesta di Pennywise il clown di It. Terra ostica, dicevo, ma anche orgogliosa, la prima colonia a ribellarsi al governo britannico, uno dei 13 stati fondatori della nuova Nazione Americana.
Austin Wiggin siede al tavolo di cucina, nella povera casa che divide con le proprie 3 figlie, Helen, Betty e Dorothy, e le osserva con affetto. Ricorda ancora le predizioni della zingara, due delle quali si sono avverate : la moglie bionda, i due pargoli nati dopo la sua dipartita. Ora si tratta di chiudere il cerchio premonitore, e lui e' intenzionato a farlo direttamente, in prima persona. Senza troppi giri di parole afferma: " Voi tre care ragazze, luci della mia vita, formerete un gruppo musicale, una band di sicuro successo, e io vi daro' tutti i mezzi per farlo.".
 La ruota ricomincia a girare..
 Nonostante la situazione finanziaria a dir poco miserevole (dar da mangiare a ben 6 figli non e' uno scherzo), il buon Austin, da fondo alle proprie riserve auree, compra alle ragazze strumenti e lezioni base e, fondato il gruppo delle Shaggs (le arruffate), organizza un minitour promozionale in sale comunali e bar della zona.
 Galvanizzate dall'entusiasmo del padre, le sorelle Wiggin non si fanno scoraggiare dai primi, ovvi, ostacoli alla loro carriera (ovvi perche' come si sara' capito le poverette non sanno assolutamente suonare), anzi dopo un anno di calvario, tra lanci di cavolfiori ed improperi vari, il padre decide che le proprie figlie sono pronte per incidere il loro primo disco.
 Da dove gli sia venuta questa convinzione nessuno lo sapra' mai.
 Sta di fatto che dopo solo mezza giornata di session , danno alle stampe il loro primo ed unico disco :"Philosophy of the world", un collage di filastrocche scombinate ma che le tre suonano e cantano con profonda convinzione. Vengono prodotte mille copie del disco, ma 900 scompariranno nel nulla, le altre regalate ed acquistate da amici e parenti. La loro storia musicale andra' avanti per altri 5 anni, fino alla morte del padre, che liberera' le tre sorelle da qualunque impegno morale e questo decretera' percio' anche la fine delle Shaggs.

Scena seconda

 Questa storiellina tenera e pasticciona sarebbe finita qui se non fosse che nel 1975 Frank Zappa ad un intervistatore che gli chiede quale sia il suo gruppo preferito, dichiara :"Sicuramente le Shaggs. Sono meglio dei Beatles!”. E qui tutti a chiedersi chi diavolo siano questi misconosciuti mostri sacri della musica. Segue riscoperta, ristampa dell'album e revisionismo critico da parte di tutta quella stampa alternativa che andava a nozze con questo genere di cose, ma questa in fondo e' un'altra storia.

 Quello che invece mi sembra piu' interessante e' cercare di capire il perche' dell'affermazione del buon Frank. Al di la' di ovvio gusto per l'iperbole iconoclasta, la sua affermazione nasconde una grande verita': le Shaggs sono brave in quanto pensano di esserlo.
 Cioe', credendo fermamente in quello che fanno , trasformano la loro completa inettitudine in qualcosa di magico e nel contempo inquietante. Una leggenda metropolitana narra addirittura che le sorelle durante la loro brevissima session di registrazione, si fermassero spesso ritenendo di non aver raggiunto la perfezione in quello specifico brano perche' una di loro non si amalgamava bene con le altre. Visto che in realta' ognuna segue una sua logica ritmica ed armonica che mai, dico mai, si sposa con quella delle altre due generando un caos musicale che suona come unghie su di una lavagna, la cosa e' incomprensibile, ma in realta' l'insieme ha una sua logica, inafferrabile per noi poveri umani, a cui sembrano piu'  mantra degli evocatori di Cthulhu che canzoni.
 Andiamo oltre: il periodo storico musicale il cui si muovono le Shaggs e' molto particolare. C'e' un fluire fisiologico dal rock and roll, dalla psichedelia e dal beat piu' popolare delle origini verso una musica piu' elaborata come il rock progressive (Genesis, King Crimson etc), frutto di dotte rielaborazioni di studi classici, o per contro piu' sanguigna come il rock degli Who et similia. Poi c’e’ una giungla primordiale di musica grezza e primitiva decisamente piu' naturale e spontanea, come quella delle garage band (Stooges, Godz) e in generale di tutto quel filone lo-fi (musica fai da te), che in Inghilterra portera' alla rivoluzione punk (energia come sfogo generazionale), ma che soprattutto nasce da una filosofia ben precisa: " Ognuno puo' fare musica, basta volerlo", e che ha le sue piu' fredde deviazioni intellettualoidi nella no-wave Newyorkese , nella musica atonale di Arto Lindsay, nel free jazz di Ornette Coleman, e in Andy Warhol e i Velvet Underground come epicentro culturale.
 Musica come arte del popolo, che scende dalla cattedra e cammina tra i rumori urbani (“Metal Machine Music” di Lou Reed ne e’ l’inascoltabile summa).
 Le Shaggs sono ben integrate in tutto questo fermento, e hanno contribuito, seppur involontariamente, a definire la mappa di un mondo nuovo, piu' sincero e spontaneo.
 Come scrisse Lester Bangs (il piu' importante critico di rock alternativo del periodo: "Come suona questo gruppo? Alla grande! Non sanno nemmeno fare un riff! Ma soprattutto hanno il piglio giusto, e fin dal primo giorno del rock questa e’ stata sempre la cosa piu’ importante. Voglio dire, non saper suonare non e’ mai sufficiente..”.
 Sono figlie del loro periodo storico, quindi, segno che l'anima si e' globalizzata, ben prima della societa'. Sono la summa dell'energia messa al servizio della passione, perche' e' di questo che si tratta e di cui si e' sempre trattato: la passione, il motore del mondo, la risposta a tutti i "Qual'e' " della premessa, la spinta propulsiva e la ragione di tutto il nostro affannarsi intorno ad un'idea, ad un'ambizione, ad un puro sfogo catartico.

Scena conclusiva

 L'arte e' medicina, e' energia convogliata, espressione di se, e travalica tecnica ed abilita'. E' la nostra impronta sulla hall of fame dell'anima del mondo. Arte puo' essere un piatto di Bottura o una buona torta fatta in casa, la Gioconda o una macchia di colore, le foto di Salgado o quelle del proprio gatto, la Divina Commedia o un post sul blog di un amico. Con le dovute proporzioni. E' tutto cio' che ci fa riconoscere e ci fa stare in pace con noi stessi. Anche una filastrocca sbilenca, anche e soprattutto le Shaggs. Sentire per credere.

Titoli di coda

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