La assidua ricerca per costruirsi la Via, la strada attraverso la quale riuscire a vivere in maniera soddisfacente, non puo' prescindere per il giapponese da un raggiunto equilibrio sia interiore, con il proprio io, sia esteriore, con la natura.
Questo percorso passa attraverso un profondo senso estetico.
Non e' cio' che noi occidentali riconosciamo come mezzo per distinguere il bello dal brutto, ma piuttosto un atteggiamento nei confronti del mondo circostante.
Fortemente influenzato dalla visione buddista del'esistenza, diventa un modo di interpretare la vita, una miscela di accettazione, equilibrio ed osservazione, e passa attraverso l'applicazione di tre concetti fondamentali, i cosiddetti tre segni buddisti dell'esistenza : l'insoddisfazione (ricerca), l'impermanenza (accettazione) e l'impersonalita' (osservazione).
Lo sforzo e' quello di costruirsi piccole oasi di serenita' ed equilibrio, nel caos emotivo del vivere quotidiano.
Come tanti chiodi da roccia, che permettano allo scalatore di continuare la sua salita alla vetta.
Wabi sabi
La strada per la perfezione e' ardua ed impervia.
Il viale che conduce al giardino zen, rappresentazione del luogo idilliaco e finalmente realizzato che ci aspetta alla fine del Lungo Viaggio, e' spesso lasciato nel caos naturale del normale fluire dell'esistenza, e rappresenta la fatica del Percorso (la Via, il Tao).
Il concetto di Wabi Sabi (che puo' essere tradotto come l'unione di "semplice e austera bellezza" e "patina rustica"), tanto caro ai giapponesi, definisce un atteggiamento nei confronti della natura e della sua bellezza, l'atto puramente contemplativo, la sorpresa quando essa si manifesta, la capacita' di coglierla anche nelle sue forme meno appariscenti, l'accettazione della transitorieta', di ogni sua imperfezione.
In realta' non esiste imperfezione nell'ordine naturale delle cose.
Un nodo nel legno, la scheggiatura di una tazza, un ramo spezzato : tutto contribuisce all'equilibrio, tutto ha una sua giustificazione esistenziale.
La bellezza nel wabi sabi trascende i concetti estetici come noi li intendiamo, va cioe' al di la dell'aspetto esteriore delle cose.
Mono no aware
Il concetto estetico del Mono no aware, e' quello che piu' si avvicina a cogliere l'essenza della cultura giapponese.
Anche qui e' l'osservazione, la parte essenziale.
Nei films del regista Ozu diventa piu' importante l'espressivita' delle cose che la recitazione degli attori.
Yugen
Yugen puo' essere tradotto come "profondita' misteriosa", ed e' la contemplazione della natura filtrata dalla nostra immaginazione, il tentativo di cogliervi cio' che va al di la della sua semplice visione.
Cio' che e' solo suggerito da una visione imperfetta, deve essere completato dal suo ricordo, dall'emozione che ci ha donato.
La cerimonia del te (cosi' come la pratica del giardino zen) riesce a coniugare questi concetti : Yugen e Aware nei suoi significati di moderazione, profondita' ed eleganza, il wabi/sabi inteso come semplicita' rustica.
Kire
Il Kire (taglio) esprime invece la necessita' di separare un oggetto dal suo contesto naturale per coglierne l'essenza.Iki
L'Iki e' l'estetica della seduzione.
Il concetto trova una sua applicazione nel mondo delle Geisha, dove la capacita' seduttiva e' elevata a pura arte.
Si puo' suddividere in tre passaggi ben definiti e codificati, come tre atti di uno spettacolo teatrale :
la seduzione vera e propria, fatta di movimenti sinuosi, mai volgari, che alternano grazia e sensualita', entro uno schema ben definito, che l'abilita' della geisha rende spontaneo;
l'energia spirituale, il carburante che sostiene l'atto in tutti i suoi passaggi, e ne permette lo sviluppo;
la rinuncia, che segna l'inevitabile fine, ma, mentre rivela l'artifizio del gioco (la geisha non vende amore, ma arte e bellezza), lo rende altrettanto reale.
Tutti questi aspetti dell'estetica giapponese (e molti altri), sono riassunti nel termine shibusa (o shibu) che ne definisce il risultato piu' alto.
Sette sono i suoi punti essenziali : semplicita', modestia, tranquillita', naturalezza, ruvidezza, l'implicito e la normalita'.
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