sabato 3 gennaio 2015

Requiem per un Supereroe




Introito/Kyrie eleison

La figura avvolta in un bozzolo argentato avanza con lentezza sulla piattaforma inondata dai raggi di un tramonto sanguigno.
Passo dopo passo il suo avanzare si fa sempre più rallentato, il bozzolo sempre più informe e compatto, fino a bloccarlo in una posizione statuaria, una statua di puro metallo, come un monumento a se stesso, immobile e paradigmatico.
Tutto è metafora, tutto è in fondo incredibilmente crudele.
E' la fine di un'era?


Graduale/ Offertorio

In fondo i supereroi non sono nati certo per questo. Non li abbiamo creati per ricalcare le nostre miserie terrene. Anzi, ce li siamo costruiti su misura perché potessero fare ciò che noi mai, perché ci potessero mettere in comunicazione con l'ignoto, con l'abisso delle nostre fantasie più sfrenate, con tutto ciò che non  riusciamo a capire, ma che ci affascina e spaventa.
Mentre loro non hanno mai un tentennamento, mai un indietreggiare.
Non si è mai trattato solo di eroi in spandex multicolor e  proprie grottesche nemesi,  c'è sempre stato di più, il puro riflesso del nostro animo contorto e difettoso,  sono la carne fatta sogno o il sogno che cammina tra noi,  e che vince su tutto, anche, e soprattutto, sulla morte.
Poi però prima o poi bisogna fare i conti sul serio,  farli quadrare se non lo fanno da soli, e qui nascono i problemi ed intervengono i colletti bianchi.

Sanctus / Benedictus

Le vendite calano? O più semplicemente non sono più sufficienti?
Allora ci vuole un colpo di coda, qualcosa di violento ed inaspettato.

1985

Quando in un colpo solo la DC durante crisi su terre infinite, decise di far fuori Supergirl e Flash, forse non si rese conto di aver dato il via al più grande massacro di tutti i tempi.
Ma i numeri, le vendite, parlano chiaro. Il crossover (primo nel suo genere) più affollato (e complesso) fino a quel momento concepito, risolve in un colpo solo problemi di continuity e soprattutto finanziari per la DC comics, che così crea la soluzione finale: quando le vendite calano uccidi un supereroe.

1992
Non contenta anzi corroborata dal risultato, riprova il colpaccio qualche anno dopo facendo fuori la sua icona per eccellenza, Superman, in perenne crisi di fascino, il quale alla fine di un' epica/tragica sequenza di distruzione apocalittica viene ucciso da un'entità appositamente creata (dagli autori non da qualche scienziato pazzo) per riuscire a distruggerlo. E' in fondo anche la rivincita del classicismo più retrivo ammantato di modernizzazione (il sangue e i lividi) contro la vera rivoluzione iniziata da Miller con il suo Dark Knight qualche anno prima.
Sangue e dolore in una scena finale ripresa dalla pietà di Michelangelo (Superman spira tra le braccia di una Lois Lane affranta) al limite del vilipendio.
Però l'albo finale rivestito da una busta nera tipo sacco da cadavere, vende tra i 2,5/3  milioni di copie e tutti sono contenti.



Piccolo elenco delle successive morti, ovviamente temporanee:
Green Arrow (che addirittura i suoi compagni vanno a recuperare in paradiso), Jean Grey (una delle poche rimaste davvero morte), Captain America (la morte più politica e credibile), Silver Surfer, la Torcia Umana (dove si recupera la confezione dark), almeno un paio di Robin, Captain Marvel (quella più struggente), Spiderman che dopo uno scambio di menti muore nel corpo del Dott Octopus, poi svolazza come spiritello e.. Ooh basta davvero, questo è troppo!!

Intendiamoci, non è che la morte non visiti da sempre periodicamente gli albi a fumetti, ma è spesso destinata ai comprimari (Gwen Stacy, Karen Page etc) ed è funzionale alla storia, serve cioè a dare la spinta propulsiva necessaria all'eroe di turno per fargli fare le scelte giuste nei momenti giusti.  Ciò che lo rendera'  più maturo e credibile.  Con la differenza che loro restano morti per davvero, dopo aver svolto la loro funzione.
Sandman e Cerebus sono gli unici due casi di morte eroistica senza ritorno, Spawn, come pure Deadman fa della morte l'origine della sua carriera.
Ma sono casi sporadici, l'eccezione che conferma.

Agnus dei

E qui torniamo all'inizio del nostro elucubrare.
Povero Wolvie. Forse il più grande successo della Marvel degli ultimi anni, creato indistruttibile per poterlo maltrattare a piacimento, con sommo godimento di noi sadici lettori, è stato negli anni bersaglio delle più barbare torture: Crocifisso, tagliuzzato, (Ennis lo ha addirittura fatto piallare da uno schiacciasassi) contaminato da tutte le malattie esistenti, mandato all'inferno, bruciato e così via.
Da sempre fonte di reddito, ultimamente anche tramite i suoi films, è davvero inspiegabile perché improvvisamente si sia deciso di farlo morire. Insaziabile ed ottusa fame di denaro? Comunque sia,  privo di fattore rigenerante il nostro è stato immerso in un bidone di adamantio fuso con le logiche conseguenze, in una miniserie tra le più tristi mai concepite,  frutto davvero di puro sadismo e cattiveria estrema.
Una situazione che negli anni d'oro di Lee e Kirby (più di Kirby che di Lee) era, ora dirò per fortuna, inconcepibile.
Questa non è bigotteria, ma se la violenza non  è accompagnata da una buona idea di fondo (Ennis è esemplificativo), di una plausibilità “bullett proof”,  diventa quasi oscena e priva di giustificazioni.

Communio

Il problema è proprio questo: che a forza di farli morire per finta, i supereroi stanno morendo per davvero.
In questo caso la morte diventa solo un sintomo di qualcosa di ben più grave: la fine della creativita'.
Segno dei tempi (di revival, di cover, di rivisitazioni, di restiling  con piogge di inutili numeri uno, mai nulla di veramente originale...) segno di un mondo che si è un po’ ripiegato su se stesso, e osa l’inosabile: non osare mai abbastanza.
Più che sogni questi stanno diventando incubi, e pure noiosi.

Steve

1 commento:

  1. Ottimo post.
    Aggiungo che chi come noi legge queste cose variopinte e futili da decenni (non il classico arco 7-12 anni) li ha visti morire in modi minori decine di volte. Utilizzo Peter Parker come esempio. Quando il modello passa da Harry Lloyd a Elvis Presley (passaggio Ditko-Romita, da me apprezzatissimo) oppure quando John Byrne alla fine degli anni '90 rinarra le origini ed il regalo di zio Ben (microscopio a lente nel 1962) si trasforma in un PC! Questo per me è stato un duro colpo, un lutto!

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