Silver Age
Anni settanta: la Marvel sbarca in Italia.
Io ho sempre amato i personaggi Dc, buffi, grotteschi e colorati, ed ancor oggi li preferisco.
Anche perche' attualmente la cosiddetta Casa delle Idee di idee ne ha davvero poche, e si e' un po' persa in un caos creativo in odore di riciclo, colpa soprattutto di disegnatori pessimi ed autori defidelizzanti.
Ma la freschezza e la familiarita' che allora sprizzava da ogni retinato di quel nuovo mondo supereroistico, mi conquisto' Immediatamente.
Era la potenza visiva di "King" Kirby insieme all'epica ironia del buon vecchio Lee.
Ma in fondo una famiglia di super esseri e' pur sempre una famiglia, un nerd che si arrampica sui muri pur sempre nerd, un cieco che volteggia tra i palazzi, sempre cieco e'.
I supereroi cioe' erano piu' vicini che mai, questa la grande innovazione di Jack e Stan, e noi eravamo li' pronti ad afferrarli.
Anzi eravamo proprio noi con i nostri problemi quotidiani, proiettati sulla carta insieme a nemici impossibili ed epiche battaglie piene di colore e di suoni onomatopeici grandi come cartelloni pubblicitari.
Il loro pseudo-realismo fece davvero la differenza, e cose piu' banali, come proteggere la propria identita' segreta dalla curiosita' della zia May, cercare semplicemente di sbarcare il lunario tra un mostro e l'altro, o tentare di baciare Jean Gray senza bruciarla viva col raggio ottico, a volte mettevano, giustamente, Rhino e il Fenomeno sullo sfondo.
Riletti oggi forse risentono un po' troppo del tempo trascorso, colpa di una prosa enfatica un filo datata (da leggersi la "Kree- Skrull War" per avere un'idea), ma il fascino complessivo e' rimasto inalterato.
A due su tutti sono rimasto affezionato : l'Uomo Ragno e gli X-Men.
Purtroppo Peter Parker si e' perso da tempo, eterno giovinetto ormai oltre ogni senso del ridicolo, e la saga mutante e' un perenne riciclo di idee e situazioni riproposte ad libitum.
Jack Kirby (e' sempre stato lui vero il Deus ex machina, il sommo Fabbricante di Universi), ha tracciato un solco imprescindibile tra passato e futuro dell'industria fumettistica americana.
Novello Re Mida, ovunque sia stato libero di esprimere la sua deflagrante creativita', Marvel o Dc che fosse, ha lasciato impronte indelebili, ed ancor oggi ne spuntano i segni distintivi in tutto cio' che viene pubblicato, come reperti archeologici rivelatori sulle origini del tutto, basta scavare un po', e nemmeno troppo.
Eppoi negli albi Corno c'erano gli adesivi!
Allora utilizzati per coprire i buchi nei mobili delle nostre camerette, o infilati nei diari Vitt per sognare tra una lezione e l'altra.
Oggi fanno la differenza tra i 5 euro del prezzo medio di un Corno (senza), e i 50 di quelli piu' ricercati (con).
E intanto i commercianti continuavano ad arricchirsi alle nostre spalle.
Anzi, qualcuno con l'occhio lungo comincio' a pensare ad una fiera tematica fatta a posta per noi, in cui raggrupparli tutti, i commercianti di cui sopra, come un' invincibile Armada pronta a fare carne morta dei nostri sudati risparmi.
Nasceva Lucca Comics, che da 4 banchetti in piazza, oggi rivaleggia con San Diego come una delle piu' grandi mostre mercato del fumetto e non del mondo conosciuto.
Anche se poi piu' della meta' di chi oggi vi partecipa sono cosplay squattrinati che collezionano solo selfie.
Mentre noi crescevamo mentalmente ed anagraficamente, il fumetto cresceva con noi.
Dietro lo spumeggiante mainstream che aveva invaso edicole e librerie, timidamente cominciavano a germogliare i semi del fumetto d'autore, le prime graphic novel di Will Eisner, il Cerebus di Dave Sim, e tutto quel ribollire in terra d'Albione che da Judge Dredd in poi avrebbe prodotto la British Invasion.
Gli inglesi, dopo la guerra d'indipendenza preparavano la grande rivincita, e l'America, troppo impegnata a conquistare altri territori non si aspettava certo un attacco alle spalle dai cuginetti d'oltre oceano.
O forse era tutto calcolato.
Infatti i vari Alan Moore, Grant Morrison, Neil Gaiman arrivarono proprio nel momento giusto, in piena crisi di creativita' e di vendite.
Sta di fatto che quando uscirono Watchmen, Ronin , Dark Knight ed Elektra Assassin, io gia' avevo iniziato a comprare in lingua originale, e, seppur con tutte le difficolta' linguistiche del caso , avevo dato il via ad una emorragia economica che, motivata dalle gioie dell'anteprima, dai piaceri delle edizioni originali, e soprattutto all'insaputa di mia moglie, ancora prosciuga a tempo di record, i miei guadagni mensili.
Bronze Age
Negli anni settanta, giovane liceale, ribelle a priori e senza una vera coscienza politica, mi lasciai affascinare da tutto cio' che di alternativo appariva nelle edicole, e li, tra le pagine del Male, giornale politico, ma anche artisticamente innovativo, scoprii il mio grande amore : Andrea Pazienza.
Artista completo, riusciva a passare da registri puramente disneyani, ma opportunamente filtrati dall'ironia e dall'attualita', a quelli piu' realistici, fino a vere e proprie espressioni autoriali degne di una galleria d'arte.
Intere sceneggiature racchiuse in un'unica immagine, virtuosismi grafici o piccole figurine abbozzate, tutto trasmetteva l'idea concreta che con una matita in mano si potesse fare veramente tutto: creare una storia od un'emozione, far ridere o piangere nella stessa pagina, trasmettere un pensiero politico o semplicemente raccontare la storia orrendamente sublime di un crudele bulletto di periferia.
Zanardi, Pertini, Pippo (che sembra sballato perche' lo e' davvero).
Quando ci si innamora veramente, non si vorrebbe mai che l'oggetto di quell'amore ci lasciasse.
Lui invece ci abbandono', terribilmente presto.
Il suo controaltare francese. Moebius, ci ha per fortuna accompagnato per molto piu' tempo, oscillando meravigliosamente tra la pura avventura di Blueberry e la fantasia a volo di pterodattilo di Arzach.
Faceva parte della compagine di autori che scoprimmo tra le pagine di Metal Hurlant, crogiuolo di pregevoli talenti visionari:
Bilal e i suoi racconti sospesi, i barocchismi grafici di Druillet, Caza e la pura metafisica.
La storia era sparita per lasciare la scena alla pura idea fatta ad immagine, alla fantasia senza regole e senza alcun riferimento geografico o antropologico.
Non c'era bisogno di drogarsi.
Lucy, con tutti i suoi diamanti, ci conduceva per mano negli infiniti territori dell'anima psichedelica che si spalancava davanti ai nostri occhi ad ogni pagina,
Erano gli anni delle riviste (Corto Maltese, L'Eternauta, Comic Art), che proliferavano come lemmings, allora un ottimo modo per fidelizzare il lettore, oggi come i suddetti animaletti, precipitati alla fine della loro spasmodica corsa in un abisso di indifferenza, lasciando spazio a letture piu' rapide ed autoconclusive.
Il mondo corre, non ha piu'pazienza (in tutti i sensi).
Fine parte due.
domenica 22 marzo 2015
DUE O TRE COSE CHE SO SUI FUMETTI (parte seconda)
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Stefano frigieri vive a Modena dove fa L'agente di commercio nel settore farmaceutico. Scrive da sempre, ma solo da poco ha provato a farlo a livello professionale. Un suo racconto ha vinto il concorso giovane Holden come miglior racconto inedito, e questo glia ha spalancato le porte dell'editoria e gli ha permesso di pubblicare il suo primo libro. Spera non sara' anche l'ultimo.
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