venerdì 6 marzo 2015

Ragnacci e ragnetti - parte prima

by Robo

Amo i ragni.
Non che non mi incutano un certo timore. Ma mi piacciono assai nel loro aspetto così palesemente da predatori e mi affascinano i loro 8 occhi semplici, più espressivi di quelli composti degli insetti.
In effetti i cheliceri artigliati non fanno certo pensare a pacifici erbivori e, di tutte le specie scoperte (migliaia), solo una, al momento, è risultata nutrirsi di vegetali: una sorta di panda aracnoide.
É innegabile che il modello zanne velenifere-pedipalpi-ottogambe-tela eventuale è stato di successo; attorno a questo schema si sono avute modifiche di forma, di abitudini, di dimensioni ma (quasi) mai tali da non farci capire che ci troviamo di fronte ad un ragno.
Gli scorpioni sono stati ancora più conservatori, nella loro storia da centinaia di milioni di anni, ma mi piacciono meno, paiono stolidi mini carri armati.

Un esempio analogo di struttura di successo nei loro parenti insetti, una sorta di perno fisso dell'evoluzione attorno al quale i meccanismi dell'adattamento modellano tutto il resto, sono le appendici raptatorie delle mantidi: queste ultime possono essere di forme, colori e dimensioni diverse ma le braccine ripiegate atte alla predazione non mancano mai.

Tornando ai nostri protagonisti una peculiarità di costoro é l'assenza dei muscoli estensori delle zampe, per cui essi utilizzano una sorta di sistema idraulico per estenderle: vi pompano dentro l'emolinfa in pressione, per cui un eventuale discontinuità nel carapace costuisce un'impedimento al funzionamento del sistema stesso.

Alcuni ragnetti hanno sviluppato un'estrema efficenza di tale "meccanismo" e ciò consente loro di fare grandi balzi; li rivedremo.  
Il mondo ragnesco é diviso più o meno in 2 grandi gruppi: i migalomorfi, grossi ragnoni pelosi che gli anglosassoni (e altri) chiamano tarantulas, ma che non sono le nostre tarantole e gli araneomorfi, tutto il resto del mondo dei ragni, tra i quali ci sono anche le...tarantole il cui nome scientifico é Lycosa tarantula; ehm... non so se mi sono spiegato.

Questa grande divisione poggia soprattutto sulla tipologia dei cheliceri, attorno ai quali, non dimentichiamolo, è costruito il nostro amico: i migalomorfi hanno cheliceri paralleli che puntano verso il basso, gli araneomorfi hanno zanne che convergono all'estremità inferiore o, talvolta, si incrociano.
É chiaro che detta così suona un po' banale (come se tra noi ci distinguessimo tra chi ha il naso col profilo a gobba e quelli col profilo diritto) in realtà tale differenza deve sottendere a modifiche sostanziali di queste strutture.  

Cominciamo dai migalomorfi. 
Sono come già detto grossi e pelosi ed i loro peli possono rappresentare una forma di difesa; infatti se minacciate, alcune specie, possono staccarli e farli fluire nell'aria dove agiscono da urticanti. 
Sono cacciatori attivi e non fanno tele ma catturano le loro prede; alcuni di essi hanno dimensioni tali da cacciare vertebrati come rettili e piccoli uccelli, li chiamano ragni uccellatori. 
Ce ne sono di bellissimi, con le gambe screziate da colori vivaci, probabile avvertimento per chi sottovalutasse la loro scarsa attitudine a funger da prede, ma ho visto in tv bimbi amazzonici che, dopo aver localizzato un grosso migale, lo hanno stanato, cotto e mangiato di gusto. 
Nonostante il loro aspetto che incute timore (a me certamente e non credo di essere il solo, i bimbi amazzonici invece si leccano i baffi) il loro veleno non è solitamente pericoloso per l'uomo; tra le eccezioni c'è l'aggressivo ed australiano Atrox robustus, sotto un primo piano del suo musetto e la posizione di difesa che nel suo caso è anche di attacco.




 Appartiene ai migalomorfi anche il peso massimo dei ragni: Theraphosa blondi, uno di quelli che potrebbe diventare uno snack per svegli ragazzini di foresta anche per via della sua stazza: 170 grammi. Un buon rompifame ;-)

Sotto un esempio delle sue dimensioni ed un primo piano di un parente che ne esalta l'espressione intelligente.




To Be Continued...

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