giovedì 5 marzo 2015

IL GRIGIO

(storiavera)

 Il bonzo sfreccia sulla interstatale nella sua piccola utilitaria grigio topo.
 I campi allagati, le masserie spezzate dal terremoto, gli alberi piegati dalla neve ormai sciolta da tempo in mille rivoli e pozzanghere, gli fanno da cornice su entrambi i lati della strada, che come un fiume impetuoso, striscia via sotto di lui, inafferrabile.
 Non e' facile dirsi taoisti in questi giorni difficili di catastrofi naturali e miserie umane, difficile affidarsi semplicemente alla corrente, con estasi ed abbandono.
 E' una lotta giornaliera tra la serena accettazione di un destino taccagno, ed i sempre piu' frequenti scoppi di rabbia contro il medesimo, in cui la frangibile umanita' di cui si e' schiavi da sempre, si rivela nuda ed indifesa.

 Il bonzo cercava giorno dopo giorno di contrapporre ad ogni karma negativo che si creava in collisione con l'esterno, innumerevoli sforzi opposti ed interiori, in un gioco senza fine alla ricerca di un precario equilibrio tra lo yin e lo yang, che lo lasciava sempre piu' spossato ed indifeso.
 Una guerra continua con la voglia di buttare fuori tutto sotto forma di fulmini verbali, un torrente di tossine da troppo tempo accumulate, un dibattersi senza fine di un'anima intrappolata in un corpo troppo mortale, o anche solo la pura, essenziale necessita' di sbarcare il lunario senza fare troppi danni, ne a se stesso ne agli altri.
 Oggi poi i chakra non girano, intasati da scorie e cascami di varia natura, bisognosi di una drastica spurgata, di un'oliata con lubrificanti spirituali, ma il bonzo gia' da tempo non riusciva a trovare due minuti per se stesso, per un po' di sana, rivitalizzante meditazione, per rimettere a posto l'anima e tutti i suoi ingranaggi.
 Il cielo plumbeo lascia una lieve traccia nella superficie del suo mondo interiore, una solida riga grigio cenere a cui appendere i pensieri piu' cupi, e lasciarli la ad asciugare, come tanti vestiti bagnati, uno per ogni faccia, per le mille che ogni giorno egli indossa senza piu' nemmeno farci caso, ogni piu' piccola idea di se stesso in mille frammenti sparsi come tessere di un domino, sperando di dimenticarseli per sempre a sbattere nel vento come tante ali spezzate, ma con la sicurezza che non sarebbe mai successo, mai definitivamente.
 Nel frattempo la macchina entra in un piccolo paese, cresciuto ai lati della strada come un villaggio del far west, cosa questa che capita spesso qui da noi, in questa terra liscia come una lama, adatta nel suo confortante piattume ad abbandonarsi alla ricerca del proprio posto nella ruota della vita, se non fosse per quest'esistenza impazzita che le si sovrappone, questo sisma perenne che confonde e distrae.
 Difficile trovare il nirvana in questa situazione, men che meno una qualsivoglia illuminazione che indichi il giusto cammino, o faccia intravedere una parvenza di meta.
 Soprattutto con questa cefalea che gli fa esplodere mille mandala dietro gli occhi, in un caleidoscopio di dolore nervoso, da fine giornata.
 Il bonzo rallenta cercando di rispettare i limiti, quindi afferra il volante a due mani e chiude gli occhi per qualche secondo, tentando di afferrare il filo della sua pace interiore, poi la macchina sobbalza passando sopra una crepa nell'asfalto, e il momento si spezza, riportandolo alla realta' di questo viaggio che sembra interminabile. Inizia a piovere, grigia cortina che si sfalda un poco al suo passaggio, una membrana acquosa che lo accoglie e lo avviluppa come una dolce carezza.
 La natura non e' cattiva, anzi ogni tanto ti dimostra tutto il suo affetto, basta sforzarsi di capirla.
Le ruote pattinano sull'asfalto bagnato, la macchina curva quasi da sola e, lasciato il piccolo paese alle spalle, si spalanca davanti ai suoi occhi un mondo infinito.
 Oasi di boschi flagellati dalla pioggia, ragnatele di canali zuppi d'acqua, e in fondo , laggiu' in fondo, le montagne.
Alla sua destra una ringhiera metallica inizia a delimitare la strada, un lungo filare grigio che lo separa dai campi subito al di la, e su cui la mente si appoggia un attimo, ancora una volta per un breve tentativo di riposo.
 Poi, in fondo, appare.
Dritto nell'aria plumbea, come una scheggia di quarzo grigio, sospeso sul guard rail con le sue lunghe zampe, il collo serpentino ripiegato, il lungo becco fisso davanti a se, la piccola cresta bianca.
 Un airone.
 Immobile, come scolpito nell'aria, lo osserva passare.
Osserva lui come altri mille con un leggero interesse, con la distaccata curiosita' dell'etologo, che scruta questo mondo sconosciuto sfilargli davanti, in piccole ondate impazzite, con ritmica monotonia, una dopo l'altra.
Non e' un incontro infrequente, ma di solito se ne stanno per conto loro, indifferenti ed indaffarati, persi nei loro imbarazzi quotidiani e lontani miglia dai nostri.
Questa volta, chissa' perche' si e' concesso un momento di pausa ed ha deciso di trascorlo ad osservarci, formiche impazzite che corrono chissa' dove.
 Il bonzo ha il tempo di guardarlo di rimando, ma l'immagine e' talmente estraniante che gli rimane impressa nella retina per molti minuti ancora.
 Per una frazione di secondo i loro occhi si sono incontrati, o cosi' almeno lui s'immagina, ma mentre gli altri automobilisti hanno distrattamente gettato un rapido sguardo, lui si vanta di aver vissuto il momento in tutta la sua intensita' e ora lo tiene stretto.
L'uccello, perso nella sua nobilta', non si e' scomposto, non ha dato nessun segnale di paura, anzi per lui forse e' solo un modo per passarsi il tempo aspettando di spiccare il volo.
Per il bonzo invece questo frammento di presente e' fondamentale, ora se ne rende conto e gli fa aprire un enorme sorriso che gli riempie la faccia.
A volte basta poco, un nonnulla emozionale, ma quando capita al momento giusto diventa la pietra miliare, l'angolo di svolta per il lungo cammino di un'anima travagliata.
 Un rapido sguardo nello specchietto retrovisore gli rivela che l'airone e' sparito, come se avesse aspettato il suo passaggio prima di volare lontano verso piu' interessanti occupazioni.
Ma egli e' felice, fin dentro il suo spirito rinvigorito.
Ha visto finalmente la cosa fondamentale, cio' che muove i fili della vita e le da un significato piu' profondo ed afferrabile.
 Cio' che cerchiamo disperatamente, e si nasconde in ogni cosa, a volte difficile da trovare, a volte talmente palese che non ce ne accorgiamo.
 La bellezza.
 In questo infinito mare grigio.
Non sara' il nirvana , ma e' gia' qualcosa.

1 commento:

  1. É dura esser bonzi felici...Hai voglia di cercare il Tao e provare a essere come il legno verde. Per fortuna nella bassa ci sono gli aironi.

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