In attesa della cena di classe della Sezione D
Trenta anni dopo
di Roberto
Memorie dalle retrovie #3: C'era una volta al liceo scientifico...
"D".
Saró nella D. Come alle elementari. Speravo G, come alle medie. Alle medie stavo da Dio, non studiavo quasi nulla ed andavo bene lo stesso.
Ma dai! É solo una lettera dell'alfabeto, chissenefrega!
Arriva il primo giorno di scuola e mia madre vuole accompagnarmi in bici: "dai mamma no! Non c'è bisogno!". Ma lei insiste e, a 13 anni appena, per me non è possibile prevalere: si va assieme. Quando arriviamo, al primo contatto con una nuova realtà, il primo giorno di un nuovo ciclo scolastico(!), davanti a due ragazze che mi conoscono dalle medie (!!), mi cede il freno della bici e quasi mi pianto su di un pilone di cemento (!!!). Dunque: due ragazze, il pilone di cemento, la mamma che mi accompagna. Bella partenza... bella figura di merda...
Comunque succederà ancora che negli anni qualcosa di strutturale ceda o che io perda il controllo di un mezzo: in entrambi i casi il risultato sarà l'atterraggio in quella scatologica rappresentazione dell'Essere: la figura di merda, appunto. La lista è su richiesta ;-)
Vabbé, tiramo innanz.
Entro in classe, sono intimidito di mio, mi siedo e di lì a poco due ragazzoni si avvicinano e mi chiedono la matricola. "Éhh? Che è?". Uno dei due, coi capelli lunghi mi spiega sorridendo che è una tradizione, un rito, una cosa da fare. Sì, sorride ma è anche vagamente minaccioso. Io mi frugo in tasca, non ho praticamente nulla, poche monete di scarso valore. Lui dice che va bene lo stesso, l'importante è il rito. Poi sento una voce roca ed un mio neo-compagno di classe che si agita: muove le braccia in modo convulso, in sincrono con il diniego che esprime verso il rito, che stanno praticando anche a lui. Sembra un Muppet. Sarà Gisto.
<inciso: il Gisto di allora, con la sua rustica irruenza non c'è più. Lo dico con rammarico. Al suo posto c'è un neurologo la cui flemma tracima nello stordimento. Non è la laurea in medicina la causa. Ad esempio Girelli è sempre Girelli, contiene il suo essere sbruffone sotto il vestito della professionalità, ma è sempre lui, lo avverti. Gisto no, Gisto non c'è più>
Sono molto timido. Mi metto in fondo con un'altro timido come me, Fabio Cimatti di Roncadello, poi CimattONE. Conoscendolo, scopro per la prima volta nella mia vita il talento. Quando hai 13 anni non sai cosa sia; se ti fanno vedere "Le Ninfee" di Monet esclami "che schifo!", se ti portano a teatro ti addormenti. Il talento di CimattONE lo capisci, è a tua misura. Tra l'altro CimattONE pensa. Non é mica ovvio pensare a quell'età. Spesso un tredicenne, maschio soprattutto, è un convulso mix di pulsioni, dovendo gestire l'uscita dall'infanzia e l'inaspettato sopraggiungere degli ormoni, che ti esondano nella testa. Cimattone é perfettamente cosciente e non é sempre un vantaggio a quell'età. Saranno i fumetti, forse... Ma ne leggo tanti anch'io e non sono presente a me stesso quanto lo é lui.
Una volta si rese volontario in latino con la Ricca (pace all'anima sua). Prese 5 e mezzo. Tornó furente al banco e disegnó un serpente con testa umana. Lo ricordo bene. Una forma moderna di mitologia greca, un'archetipo sgorgato lì per lì.
I Fabii-non-CimattONE: Fabio CimattINO e Fabio Camorani. Probabilmente ho un feeling particolare con i Fabii. Non si spiega altrimenti perché mi piaccia stare con tutti quelli che si chiamano così. Non si assomigliano affatto CimattINO ed il Camorra ma diventano entrambi miei amici. Fabio Camorani è, già da allora, molto molto programmato su ciò che deve essere e ciò che dovrà essere, se qualcosa devia dal percorso programmato lui ce la riporta mentalmente anche se la cosa sta andando da tutta altra parte, combattendo anche contro la realtà. Ma negli anni avere un obiettivo preciso e perseguirlo con ogni forza, lo aiuterà. Fabio CimattINO é a mio parere quello che mi somiglia di più e comprendo chiaramente la sua tattica nei confronti di Gianluca Ramilli che lo vessa: se non puoi batterlo, fattelo amico.
Giovanni Versari. Giovanni sa fare due cose che gli altri non sanno fare: ascoltare musica inascoltabile (non solo quella, ma comunque lui puó farlo) e la squadra in sospensione sulle mani. Sul primo aspetto niente da dire, è Giovanni, uno dopo un po' se lo aspetta. La seconda cosa é una sorpresa: durante una lezione di ginnastica il professore prova a farci stare in squadra sulle mani. Non è roba facile, si tratta di tenere il tronco verticale sospeso sulle mani e le gambe dritte e parallele al suolo. Ovviamente non ci riesce nessuno ma attenzione... Giovanni ci riesce con una naturalezza incredibile. É roba da atleti non da intellettuali precoci. Ma lui é in grado di farlo. Quindi Giovanni ha due strade innanzi a sé, la ginnastica o la musica. Andrà come sappiamo tutti.
Gianluca Ramilli. Vivace, allegro, casinista, diciamolo, anche un po' rompicoglioni. Gianluca è la mia antitesi, è uno spadino. "E che é uno spadino?", me lo spiegano, non capisco bene, ma capisco che siamo mooolto diversi. Diciamo che in una distribuzione gaussiana, io è Gianluca siamo rappresentati nelle due code, solo che lui si prende la migliore, quella più gradevole, almeno apparentemente. Poi le curve cambiano e mica é detto che ti trovi sempre nella coda giusta, meglio spostarsi verso il centro. Lo faremo entrambi, negli anni.
Raggi Alberto di Forlì é talora la sua spalla. É un gaudente razionale, cresciuto alla scuola di Nanni, sempre sezione D ma un anno più grande, un uomo quest'ultimo che, con una frattura alla gamba dopo un'uscita di strada, ha avuto la lucidità di gettare lontano l'alcolico che avevano in auto. Mica cazzi!
Stefano Capitani. Stefano è un simpatico compagnone sparacazzate che comincio ben presto a frequentare. Ad un certo punto il testosterone inizia a scorrere forte nelle sue vene e Stefano si trasforma, diviene alt(r)o, s'imbellisce, si bellinbustisce. Stefano si accorge che inizia a riscuotere un certo successo presso il sesso femminile, laddove prima é stato sostanzialmente un... simpatico compagnone sparacazzate. Continuerà ad accorgersene anche all'università laddove porterà avanti tre, dico tre storie contemporaneamente. A me parrà fantascienza sentimentale. Lui però potrà.
Luca Guerneri. Mi accorgo subito che Luca è una versione di me stesso più centrata, più riuscita, almeno io lo vedo così e diviene rapidamente una persona con la quale amerei passare il mio tempo. Lo stimo, come puó intendere la stima un teenager, anche se non glielo dico mai. D'altronde non dico mai nulla che abbia realmente un senso.
Marco Leonetti. Marco può dire di possedere una sua propria consonante che non condivide col resto del genere umano. Non pronuncia bene la "r", che é moscia, e, fin qui, niente di particolare. Ma Marco ha anche una "l" che tracima verso la "r". Ad un certo punto le due consonanti, in crisi d'identità, si somigliano così tanto da non distinguersi più. Marco è l'unica persona ad avere una "lr", un ibrido personale, sua e di nessun altro. Un unicum glottologico, si puó dire.
Alberto Amadori. Quando giochiamo a pallavolo (allora si chiama così, volley é una parola ancora non contemplata), Alberto presenta un colpo particolare: lo spin bagher. Ruota le braccia verso sinistra nel momento in cui colpisce la palla, ne risulta un effetto che nemmeno Mimi Ayuhara... Non vedró mai più eseguire quel colpo in vita mia.
Lami Gianluca. Ho l'impressione che la classe gli stia stretta. È come se dicesse, senza esprimerlo a parole: "sì, io qua dentro per voi sono questo, ma posso essere molto di più. Appena esco di qua lo dimostro". E penso, credo, lo abbia fatto.
Davide Savorani. Davide sa tutto... o ci ha convinti che sa tutto... o entrambe le cose.
Alessandro Ceccarelli e Sidella. Sandro "il Cecca" e Sidella entrano a partita iniziata. Sono più grandi di un anno ma a me sembrano più grandi di un bel po'; forse, in realtà, sono io ad essere più piccolo della mia età. Il Cecca, nello spazio scolastico, ha velleità calcistiche: é un portiere che anela fare il centravanti. Con noi gli va bene ma con quelli seri sarebbe dura. Poi la sua passione la musica, plasmerà il suo destino: un organizzatore di eventi é come un bravo portiere, non deve far passare nulla che possa rovinare le cose, e deve parare anche l'inaspettato. Un frontman di una band invece è un centravanti; uno che si butta, a volte letteralmente, senza pensare, per la foga di segnare il goal. Il Cecca alla fine ha fatto il portiere ma, a quanto dicono é uno di quelli bravi, e un bravo portiere ti salva il risultato.
Sidella invece lo vedo come un attore degli anni '50, certo il viso non ha proprio un taglio neoclassico ma il suo essere Sidella qualcosa di classico ce l'ha, qualcosa di evergreen come un film in technicolor. Un giorno, durante una gita, Giovanni gli chiude la portiera della macchina su di una mano, la macchina parte pure e Sidella deve fare qualche metro correndo ed urlando all'autista di fermarsi. Cosa dice Sidella a Giovanni? Gli dice tre volte "ma sei fuori?". A diciotto anni secondo me è una prova di maturità. Poi farà effettivamente l'attore e poi l'agente venditore che è un'altra forma di recitazione.
Le femmine. Potrei dire ragazze ma, in questo tempo, sono le femmine. Se sono timido in generale, con le femmine sono quasi paralizzato. Per riuscire a parlarci devo pensare che NON sono femmine.
Con la Lucia, l'Antonella, la Claudia e le due Barbara questo giochetto mentale fallisce quasi sempre. Loro restano femmine, io resto muto.
L'Ariella invece non mi intimidisce, con lei mi riesce più facile chiacchierare. Poi si mette con Preda. Lei è Preda-promessa.
La Cristiana Piccini. La Cristiana è psichedelica, colorata, vivace. Giusta per una presentazione di DiscoRing. È lo spirito degli anni '80... e si fa suora. Come se Reagan fosse diventato comunista. L'ho vista, tutta vestita di bianco, nell'abito talare. Candida, niente più colori. Spero li abbia semplicemente spostati dentro di sé, interiorizzati.
La Paola Battistini. La Paola è leggera. Leggera perché sembra che non abbia pesi e che non esisterà mai nulla che possa appesantirla, che possa o potrà mai schiacciare il suo buon umore. Almeno a me sembra così. La invidio per questo; a me pare di attraversare la mia pur ancora precoce esistenza come se avessi addosso una di quelle cinture con i piombi che usano i sommozzatori per restare sott'acqua.
C'è uno studente barbuto. Barbuto per me fa rima con nonno. Quindi mi prende sta cosa. Voglio conoscerlo. Si chiama Bruno. In qualche modo il nome implica un'attinenza con il suo aspetto, barbuto appunto, ed il suo carattere, calmo e un po' ombroso, ma gentile. Come gli parlo mi accorgo che é molto più grande della sua età, è avanti rispetto a me. É avanti rispetto a noi. Troppo avanti. Questo é il primo Bruno. A me piaceva tanto il primo Bruno, ma il primo Bruno doveva sopravvivere e cosi inventò, ad un certo punto, il secondo Bruno. É più facile scendere di livello se sei più in alto degli altri, comunque faticoso, ma, se ci lavori, ce la puoi fare.
Il secondo Bruno era senza barba, sempre sopra le righe, girava in moto e sparava salve di cazzate. Una volta ci ho fatto assieme una ciucca col gin che mi ha lasciato per sempre la nausea per quello schifoso liquore dolciastro. Penso che, ad un certo punto, primo e secondo Bruno si siano accordati ("senti... Un po' io e un po' tu. Okey?").
Tutto questo era ieri.
Un ieri non così distante nel tempo della mente. Un ieri molto distante negli anni effettivamente trascorsi. É come se esistessero due forme del trascorrere del tempo e non sempre tra queste c'è sincronia. Ora i visi imberbi delle foto mi fanno un po' da ridere: sono gli anni '80, quando c'erano i King con i loro stivali colorati e la Tatcher, quando il Verona vinceva il campionato, quando Samantha Fox cantava "touch me! I want to feel your body!" (questo se lo ricordano solo i maschi, credo).
Sarà che il setaccio del tempo fa passare solo i ricordi belli ma mi viene un po' di nostalgia. Nostalgia di una vita certamente meno complicata di quella che ti lasciano addosso trenta anni di università-lavoro-matrimonio-varie ed eventuali. La cosa che, però, mi intriga di più é rivedere le persone che nella mia memoria sono ferme a quel tempo profondo, mai più incontrate da allora. Fabio CimattONE, Fabio Camorani li ho frequentati, Gianluca Ramilli, l'Ariella, Luca Guerneri li ho incontrati diverse volte, ma come sarà un Davide Savorani? O una Paola Battistini? Mi intriga vedere quanta distanza il passare degli anni ha posto tra l'immagine che la memoria mi concede di loro e ciò che sono ora. E non è solo una questione fisica; noi ci facciamo una rappresentazione mentale delle persone che frequentiamo. Le persone cambiano, la nostra rappresentazione mentale pure, solo che non ce ne accorgiamo perché il processo va di pari passo ed è graduale. In quelle antiche foto ci sono i semi della "Camoranità", della "Ramillità", della "Cimattità" etc. Quei semi sono germinati ed hanno prodotto vite ma alcune di esse mi sono quasi totalmente sconosciute, anche quelle di persone con le quali condividevo una sincera amicizia come Fabio CimattINO.
Magari scopro che alcuni, con i quali non ho mai avuto molto dialogo, adesso mi sono simpaticissimi, magari scopro che ho interessi in comune con altri che erano totalmente diversi da me; magari no ma sarà comunque una scoperta. Molte di quelle storie io non le conosco. Molti di loro non conoscono la mia.
P.s. Ma poi chi cazzo è il "misterioso Giardini"?!? É esistito veramente o è solo un prodotto della nostra coscienza collettiva??
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