La guardia del campus universitario aveva detto loro che non risultava alcun appuntamento concordato con i ricercatori del laboratorio di biologia. Alla fine li aveva fatti passare comunque, avvertendo però che "a quest'ora non troverete più nessuno".
Il camioncino della televisione locale si fece strada tra le viuzze ormai deserte del campus e il fonico al volante, a un certo punto, si rivolse al giornalista seduto al suo fianco: "ma mi dici dove devo girare? Qui non si capisce niente!".
"Non lo so, Google map non aiuta, cerchiamo dei segnali".
Alla fine li trovarono, li seguirono e in poco tempo arrivarono davanti al laboratorio. "Ok, fermati, ci siamo", disse il giornalista.
Scesero in tre, compreso il cameraman che era dietro nel furgone con l'attrezzatura e suonarono un campanello con sopra scritto in modo gotico "House of Molly".
"Ma che fate qui a quest’ora?", chiese un anziano signore con una tuta blu che era venuto ad aprire.
"Avevamo un appuntamento con gli scienziati" rispose il giornalista.
"A quest’ora i ragazzi sono a casa loro o nei dormitori, qui ci sono solo io, e tra un'ora vado a mangiare. Mi sa che non vi siete proprio capiti", fece presente l’anziano signore.
"Ma avevamo un appuntamento!", ribadì il giornalista, "dovevo intervistarli per il serpente gigante; l'ano..., l'ana...".
"L'anaconda" terminò la frase l’anziano signore. "Avete un qualcosa di scritto da farmi vedere?", proseguì.
Il giornalista tirò fuori lo smartphone e gli fece vedere sul display il colloquio su Whatsapp tramite il quale era stato disposto l’appuntamento; effettivamente un accordo c'era stato ma non era chiaro per che ora.
"Un errore di qualcuno" concluse l’anziano signore, "ma siete venuti fin qui quindi vi faccio entrare. Io sono il custode e penso si possa dire che sono anche il custode di Molly".
Entrarono con l’attrezzatura e si ritrovarono in un ambiente bianco e spoglio, una sorta di reception con un bancone e due PC sopra di esso, spenti.
"Noi qui ci occupiamo principalmente di serpenti costrittori' disse il custode, "e fino all'anno scorso qui era pieno di immagini appese di grossi boa e pitoni ma il nuovo direttore le ha fatte tirar giù, perché dice che non danno un'aria da laboratorio, solo che ora qua fa proprio schifo. Ma poi migliora, seguitemi".
Si infilarono in un largo corridoio che finiva su una porta antincendio. Il custode la aprì con una chiave del mazzo che aveva con se é li fece entrare in un ambiente anch'esso bianco. Una volta tutti dentro chiuse a chiave la porta.
"Vi trovate in casa di Molly" disse il custode. "Dietro di voi c'é la cucina con cui gli prepariamo i pasti. Mangia una volta la settimana. Ah, niente animali vivi solo dei papponi fatti da amminoacidi, grassi a corta catena e tanta tanta vitamina C. Più altra roba che i cervelloni dicono l'abbiano fatta crescere così tanto", concluse.
"Quanti hanno ha Molly?", chiese il giornalista
"É più giovane di me, quando io arrivai qui a 25 anni era lunga 50 centimetri, ora io ho 75 anni e non sono andato in pensione per lei, perché praticamente da sempre i pasti glieli preparo io e in 50 anni di matrimonio ormai ci conosciamo bene", e strizzò l'occhio al giornalista.
Questi fece una risatina, e disse con aria di compiacimento: "aah, nozze d'oro dunque. Ma dov'è?"
Il custode indicò un lato della stanza interamente occupato da una saracinesca: "lì dietro c'è la vasca. É torbida per riprodurre il suo habitat e quindi la vedrete comparire improvvisamente. Non spaventatevi perchè non ce n'é motivo".
Così dicendo afferrò un grosso pulsante che pendeva dal soffitto e spingendolo, innescò il sollevamento della saracinesca mentre il giornalista disponeva la giusta posizione di fonico e cameraman.
Mentre cominciava a vedersi la vasca il custode chiese: "va bene la luce? Lo so che é importante perché non siete mica i primi eh. Ogni 10 anni viene qualche televisione a fare un servizio su Molly. Una volta venne addirittura la CNN. Solo che Molly allora era più piccola".
La pesante saracinesca scomparve in un grossa fessura del soffitto e la vasca fu in piena vista; dal loro lato non arrivava al soffitto ma lasciava parecchio spazio, "per poter fornire il cibo a Molly" spiegò il custode.
I tre inviati erano come in trance agonistica, un po’ perché era un ambiente inusuale, un po’ perché una certa paura l'avevano, i filmati di repertorio erano abbastanza impressionanti.
"No-no-no" rispose solo allora il giornalista, "la...la luce va bene".
Il custode si avvicinò allo spesso vetro della vasca e picchiettò le dita sopra di esso. Una sagoma indistinta si rese visibile e avvicinandosi al vetro anche la lunghezza delle spire fu palese e quando il corpo del serpente si poggiò sul vetro e si videro i disegni delle squame fu evidente che l’animaletto era enorme.
"Molly è un’anaconda verde, Eunectes murinus" spiegò il custode. È lunga più o meno 15 metri e pesa più di mezza tonnellata. Esattamente non lo sappiamo, abbiamo smesso di pesarla quando ha superato i 10 metri, anni fa, perché era diventato impossibile. É l’incarnazione vivente del mito dei serpenti colossali dell'amazzonia e anche un grande risultato della scienza, ma in questo campo non so molto e dovreste parlare con i ragazzi".
I tre inviati erano terrorizzati ma il giornalista fece il suo mestiere e chiese: "e la t...testa?".
"Molly non é vanitosa" rispose il custode sorridendo. "La testa la tira fuori solo per mangiare e questa settimana il giorno è domani".
"Farebbe male a M...molly anticipare di qualche ora?" chiese il giornalista
"No, immagino di no. Ma non ho il permesso... ". Ci pensò un po’ su poi disse: "però se spegnete la telecamera vi faccio vedere. Capita che non abbia fame e nessuno si preoccupa se la cosa non si ripete".
Il giornalista si rivolse allora al cameraman e, facendogli l'occhiolino, disse: "spegni".
Il custode si girò e si diresse verso la zona cucina. Si mise dei guanti di lattice e tirò fuori, da cassettoni posti in basso sotto il piano di lavoro, dei sacchi. Lì pesò su una bilancia di metallo e poi ne rovesciò il contenuto, polveri biancastre, dentro una grossa planetaria per impastare.
Poi aggiustò di acqua per ottenere la consistenza desiderata e in pochi minuti preparò "la pappa": un impasto bianco latte molto elastico cui diede, con le mani, forma globosa. Nè risulto una cosa non tanto diverso da un uovo di struzzo o una testa umana, come dimensioni.
"Lo vedete? Non sembra roba per serpenti, i ragazzi lo chiamano mochi, perché dicono che sembra quello strano dolce di riso giapponese", disse il custode. "Ora lo ammollo in una specie di burro di vitamina E, così scivola e Molly riesce a ingoiarlo".
Così fece e poi, con quella palla bianca poggiata su una mano, bussò con l'altra di nuovo il vetro della piscina. Forse lo fece in modo diverso o forse la seconda volta voleva dire pappa pronta, fatto sta che Molly, stavolta, sollevò la testa. Molto più grande di quello che ci potesse aspettare, lunga come il capo di un cavallo.
Poi allungò il collo verso il basso e aprì la bocca. "Eh visto i denti? Sono lunghi 4 pollici. Ma sono rivolti all'indietro quindi afferrano la pappa e la trattengono ma la lasciano scivolare nella gola" disse sorridendo il custode. Prese una scaletta di legno, la aprì e montandoci sopra allungò la palla biancastra verso le fauci di Molly.
L'anaconda, afferrato l'impasto, sollevò la testa verso l'alto e deglutì il boccone che scese lungo il collo, per un po’ visibilmente, poi scomparve.
"Eh? Che ne dite?" disse eccitato il custode.
"...ellissimo" rispose deglutendo il giornalista, ma si affrettò a dire: "ora però ci apra che dobbiamo andare. É tardi, molto tardi, é tardissimo!".
I 3 si affollarono contro la porta antincendio con un tale fervore che il custode si affrettò anche lui ad aprire poi lo salutano dicendo che conoscevano la strada e lui, nel giro di un minuto, si ritrovò solo con Molly che aveva ancora il capo sollevato in alto come se aspettasse qualcosa'altro.
"Vieni vecchia amica. Fai in giretto fuori. Dopo pulisco e non se ne accorge nessuno", disse il custode.
I serpenti sono sordi, e anche se non lo fossero non capirebbero il linguaggio umano. Ma Molly capiva. Forse un gesto delle mani, forse un cenno del capo. Come altre volte Molly si mosse e lentamente trascinò il suo lungo corpo fuori dalla piscina e andò a trovare il suo vecchio amico, così, per passare un po’ di tempo assieme.
"Cazzo hai? Sei fatto? Mi fai rubare una macchina e poi non sai dove andare?" disse il ragazzo più alto.
"Ma fanculo che lo so", rispose l'altro, "gira lì a destra, poi di nuovo a destra che ti faccio vedere una cosa".
Girarono in una strada stretta e poi in un'altra ancora più stretta che finiva a fondo cieco, poco dopo l'entrata.
"Ma che cazzo!? Ma dove siamo?"chiese il ragazzo più alto
"Siamo in un angolo del campus che non caga nessuno. Non ci sono guardie e si entra facile. Dai che ci infiliamo dentro!" esclamò l'altro.
"Ah, sai che figata...entriamo in un posto dove non c'é niente, solo coglioni che studiano. Mi sa che ti butto fuori e me ne vado" disse il ragazzo più alto
"Conosco due ragazze la dentro. La sera fanno feste e si fa di tutto. Di tutto ti dico. Poi sono fighette che gli piacciono gli sbandati, se la tirano con i secchioni ma noi concludiamo. Te lo giuro, l'ho già fatto, é uno sballo" disse l’altro
"Ok, andiamo. Se mi freghi la paghi" disse il ragazzo più alto
Il custode stava per abbassare la saracinesca quando sentì delle voci, piuttosto forti. Sembravano provenire dalla reception così lascio lì e si mosse per andare a vedere. Socchiuse la porta del laboratorio che era rimasta aperta da quando era andata via la troupe della televisione e iniziò a percorrere il corridoio.
Mentre lo percorreva pensò "accidenti! Non ho chiuso e degli studenti del primo anno si sono infilati dentro". A quelli del primo anno, i pivelli, capitava che gli facevano delle iniziazioni e li mandavano in giro, ubriachi fatti e vestiti nei modi più strani.
Quando arrivò in reception vide che c'erano effettivamente due ragazzi, uno alto e uno basso e tarchiato che litigavano, litigavano così tanto che non si accorsero neppure di lui.
"Ehi! Chi siete? Che fate qui? Uscite e andate nei vostri locali! Se no vi segnalo e passate dei guai!" urlò per farsi sentire.
I ragazzi smisero di litigare, si guardarono un attimo, poi il più alto parlò: "ma fanculo nonno! Non sono mica uno studente del cazzo."
"Allora chi siete?" urlò ancora più forte il custode, "adesso chiamo la guardia e vi denuncio!".
Aveva appena finito la frase che quello tarchiato si mosse; gli volò addosso e lo spinse così forte da farlo arrivare a metà del corridoio.
Cercò di restare in piedi ma non ci riuscì e, al termine della caduta, finì a terra di schiena e sbatté anche la nuca sul pavimento, tanto da restare un poco stordito. Il dolore forte però lo fece riprendere quasi subito e, con fatica, si girò, si mise in ginocchio e si alzò farfugliando: "polizia, chiamo la polizia, la polizia..." e si avviò verso il laboratorio. Aveva appena varcato la porta di sicurezza che si senti afferrare da dietro per i capelli, fu costretto a girarsi e vide il volto del giovane tarchiato poi sentì un dolore forte allo stomaco e poi di nuovo più in basso. Perse subito conoscenza e finì al suolo.
Quando, poco dopo, arrivò anche il giovane alto trovò l'altro con il coltello insanguinato ancora in mano tenuto dritto in aria.
"Ma tu sei proprio fuori, sei matto, ma vaffanculo!" disse e si diede alla fuga.
L'altro guardò il vecchio a terra, poi rimise in tasca il coltello, si girò e fischiettando e senza fretta si avviò anch'esso.
Passarono i minuti.
I serpenti, come detto, sono sordi. Forse fu per le vibrazioni di un evento inusuale trasmesse all'acqua della piscina, forse la saracinesca restata aperta, fatto sta che Molly uscì di nuovo. Scivolò al suolo fino al corpo del custode, lo toccò più volte con la lingua, poi girò il capo altrove e, continuando a tastare il terreno con la lingua, si soffermò in un punto di fronte al corpo morto del custode, vicino alla porta restata aperta.
Poi si mosse e cominciò a seguire la sua pista.
"Esci dall'auto coglione! Esci! L'ho rubata io, tu hai fatto solo casino. Arrangiati! Esci!" urlò il ragazzo alto mentre faceva partire il motore.
E continuava a urlare spegnendo e riaccendendo il motore perché l'altro non si muoveva dal sedile. "Allora?!" disse a certo punto, "ti devo buttare fuori io, sfigato?"
L'altro che era stato zitto e immobile fino a quel momento, si girò verso quello alto e lo guardò. Poi fece uno scatto e gli mise il coltello sotto il collo: "adesso mi hai rotto" disse con voce calma. Te la tiri tanto ma non vali un cazzo. E te la fai sotto perché ho sbudellato quel vecchio di merda". Quando vide la paura negli occhi del compagno si ritenne soddisfatto: sorrise, lentamente allontanò il coltello dalla sua gola, aprì lo sportello e uscì. Si girò un attimo prima di chiudere lo sportello e disse: "sei tu lo sfigato".
Quello alto, rimasto solo, appoggiò la fronte al volante e sospirò. Stette così quasi un minuto, poi avviò l’auto ma i tanti accendi e spegni avevano ingolfato il motore. Non c'era verso di farla ripartire.
"Oh porca puttana, adesso mi tocca aspettare qui...ma vaffanculo!" ringhiò al nulla.
E sembrò che il nulla rispondesse: prima quasi impercettibilmente, poi in maniera più chiara le sospensioni posteriori dell'auto si abbassarono come se qualcuno stesse salendo sul portabagagli. Poi il peso si spostò sopra l'auto che si stabilizzò con fatica dondolando, infine il vetro davanti fu occupato da qualcosa che iniziò a scivolarvi sopra, qualcosa di grande e lungo che passava e passava e sembrava non finisse mai. Il ragazzo non stava capendo nulla ma alla fine distinse una grossa coda.
Alla fine l’auto si alleggerì, e le molle delle sospensioni la spinsero verso l'altro di diversi pollici. Ma il sollievo contemporaneo del mezzo e del suo occupante durano poco.
Fuori, di fronte al parabrezza si sollevò lentamente una grossa testa che si fermò a mezz'aria.
Mentre il ragazzo dentro l'auto tratteneva il respiro la grossa testa si spostò un po’ a sinistra poi un po’ a destra, lo fece diverse volte per poi fermarsi e resto lì come a scrutare dentro l'auto di fronte a lei, oltre il vetro. Stette immobile così per qualche minuto poi si ritrasse e solo allora il respiro del ragazzo tornò e lo fece così violentemente da farlo tossire.
Questo soffocò a fatica i colpi di tosse e non ebbe il coraggio di muoversi ancora per un bel po’ finché, finalmente, urlò: "cazzo! Cazzo!! Cos'era? Cos'eraaaa?!?", accese l'auto, mise la retromarcia e schizzò via dalla stradina a fondo cieco.
Fuori dal locale notturno il ragazzo tarchiato si stava pavoneggiando con due appena conosciute. Le aveva invitate a bere qualcosa fuori che dentro non si poteva parlare, la musica era troppo alta.
Lui si sentiva in palla come non mai. Era stata la giornata più bella della sua vita.
Si era fatto rispettare da quel coglione spilungone che credeva di sapere tutto, aveva goduto vedendo la paura di morire nei suoi occhi, lo aveva fatto sentire potente. Poi gli dava un casino di soddisfazione aver sbudellato il vecchio e non provare nessun rimorso.
Dicevano che se ammazzi qualcuno poi ti penti ma lui non si sentiva pentito, anzi. Sentiva un che di potenza. Togliere la vita di qualcuno era l'atto di forza più stimolante che avesse mai fatto.
Una volta aveva picchiato un giallo che lo aveva offeso perché toccava degli oggetti nella sua bottega sporca ma era stato meno emozionante. Stavolta era diverso.
Anche con le ragazze si sentiva diverso, sentiva che ora non avrebbero potuto dire di no. E infatti due, molto carine, lo avevano seguito fuori dal locale dopo che gli aveva pagato la birra e non erano le fighe marce che rimorchiava di solito, sembrava pendessero dalle sue labbra.
"Allora tu sai rubare le auto?" disse una.
"Sì, ma non lo faccio spesso, solo se serve" rispose per alleggerire la menzogna che aveva appena detto.
"Ma fai tutto da solo?" chiese l'altra.
"Ma...a volte viene un’altro... un ex amico, adesso abbiamo litigato"
Una delle due era evidentemente furbetta e intuì che era tutta una ruota di pavone e disse: "dai! Ci prendi in giro! È il tuo ex-amico che sa come si fa a rubare le auto!"
"Cazzo" penso il ragazzo tarchiato, "cosa vuole 'sta troia?"
Ma lei proseguì: "se sai rubare le auto aprì quella là", disse indicando una Mustang parcheggiata poco distante, nel parcheggio di fronte al locale; "se ci fai fare un giro su quella io e la mia amica ti saremo...riconoscenti" concluse con un sorriso.
Restò un attimo interdetto poi disse: "lo faccio". Si diresse all'auto che era a una decina di metri da lì, si fermò davanti allo sportello e fece per inginocchiarsi, poi cambiò idea e andò dall'altra parte dell'auto in modo da non essere in vista per le ragazze. Pensò che se fosse stato coperto dalla vettura e non alla luce piena dei lampioni si sarebbe visto meno che non era capace e magari, pensò, smanettando ci poteva riuscire anche lui, "visto che ci riusciva quel vigliacco dello spilungone".
"Ehi! Perché ti nascondi?" Chiese la ragazza furba.
"Le auto si rubano aprendo dalla parte di chi guida" rispose dicendo la prima cazzata plausibile che gli venne in mente.
A questo punto tirò fuori l'unico strumento che aveva a disposizione: il suo coltello, solo che da quella parte non si vedeva quasi nulla.
Trovò la serratura scorrendo la mano sulla portiera e iniziò a spingere la punta del coltello dentro il buco per la chiave ma, anche torcendo l'arnese, non succedeva nulla, ottenne solo di rigare la carrozzeria.
Capì presto che la figura di merda era imminente e incominciò, per la rabbia, a tirar calci allo sportello e nel frattempo tra le ragazze cominciavano a montare delle risatine.
Era così furioso che gli cadde a terra in coltello, nel buio ai piedi dell'auto.
"Porca puttana" ringhiò e guardò in basso senza vederlo.
"Porca puttana" ripetè e ormai non gli fregava più delle ragazze ma solo di ritrovare il suo coltello.
Dovette mettersi a carponi per essere più vicino a terra e comincio a tastare il suolo vicino alla ruota posteriore dal lato in cui gli era caduto.
A un certo punto toccò il coltello ma non fu il solo.
Nello stesso momento anche la lingua di Molly sfiorò il metallo che aveva ancora piccoli grumi di sangue rappreso e mano e lingua biforcuta si incontrarono sulla lama.
Molly ha un cervello matematico come tutti i serpenti. Non ci sono sfumature, ad uno stimolo corrisponde una reazione. E Molly reagì.
Face scattare in avanti i muscoli del collo e aprì la bocca chiudendola sul capo del ragazzo. I denti lunghi si piantarono sulla nuca bloccandola e quelli inferiori penetrarono nella gola fino alle giugulari tagliandole.
Il ragazzo cominciò a urlare e agitare gli arti ma il rumore usciva attutito visto che tutta la sua testa era chiusa nella bocca del serpente.
In poche decine di secondi il suo stesso sangue gli colò nella gola soffocandolo e dopo gli ultimi colpi di tosse, smise di muoversi.
Allora Molly allentò i muscoli del cranio e sganciò le mandibole per allargare la bocca; questa divenne una sorta di tubo irregolare e Molly la protese in avanti fino alle spalle del ragazzo e facendo presa su quelle iniziò a tirar dentro il resto del corpo nella propria gola.
Ci vollero solo pochi minuti
Le ragazze pensarono che quel goffo ladro di macchine fosse fuggito nel buio per la vergogna e dopo poco rientrarono nel locale.
Al proprietario della Mustang prese quasi un colpo quando, tornando all'auto ubriaco alle prime luci dell'alba, vi trovò accanto, tutto arrotolato su se stesso, un enorme serpente.
Che digeriva
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