domenica 1 marzo 2015

Di quando ero Sventato (prima parte)

Ovvero: L'Ombelico di Forlì 01
by MadPeaks

Nei film investigativi arriva sempre quel momento in cui il criminologo (o il pazzoide criminale) tesse sui muri della sua stanza una ragnatela fatte di appunti, foto e puntine su carte geografiche. Parte dai punti di riferimento a prima vista banali e poi tracciando linee crea incroci per ricavarne altri meno scontati; ad un certo punto, si spera, sarà chiaro il disegno ed il punto preciso, l'origine da cui ogni trama si dipana. 
Quel pazzoide stavolta sono io e la cartina su cui lavoro è quella di Forlì e dei suoi dintorni. 
Il materiale è composto da ricordi, ricerche, strumenti digitali e tanto nastro adesivo.

Il punto di partenza è a piacere, ed io scelgo proprio questo:


Forlì. Giugno 1981, lunedì mattina.


Una nuova INCREDIBILE avventura!!!


9,40 - Via Giorgio Regnoli

Lascio la luce pungente alle mie spalle ed entro con gran slancio nel negozietto accogliente che profuma di carta stagionata e di inchiostro colorato.
La proprietaria mi identifica ma non batte ciglio ed io faccio altrettanto. Siamo tipi di poche parole. La tizia avrà quattro o cinque anni più di me e gli occhiali da vista le conferiscono un'aria placida ed un po' intellettuale. Predilige gli albi umoristici e quelli di Walt Disney, non che l'abbia mai sentita esprimere questo o altri concetti, ma lo si capisce da quella parete completamente gialla dietro alla poltroncina su cui sta seduta. Sono tutte costine di Topolino quelle.

Le mie mani inumidite dall'eccitazione sono pronte a scartabellare per gli scaffali a caccia di supereroi Corno dei primi anni settanta, quelli stampati senza sbavature e ben spillati. Al solo pensiero ho un piccolo scompenso salivare. Avevano in quarta di copertina l'appetizer del numero successivo, un lampo rosso su sfondo giallo. Come erano fascinosi, che rigore e serietà si respirava prima di Supergulp!

Poi arrivarono gli albetti Corno del boom, pieni di Big Babol e di Girelle Motta, seguiti da un lento declino fino a giungere ad oggi, anno di grazia 1981.
Il crepuscolo dei supereroi.

Ora nelle edicole esce un unico fumetto, più piccolo dei precedenti, con i colori spesso sbagliati, che pubblica a rotazione le uscite americane più popolari. Il Settimanale dell'Uomo Ragno l'hanno chiamato. Bassa tiratura, quasi introvabile. La roba buona non resta che cercarla nei negozi di fumetti usati.

9,55 - Via Giorgio Regnoli

Contrattazioni terminate. Esito mediocre.

Uscendo dal negozio sento il rumore di un aeroplano; guardo in alto procurandomi una cecità momentanea. Chissà se il pilota dell'aereo riuscirebbe a vedermi guardando nelle ombre delle strade tra i tetti del centro di Forlì.
Sento istintivamente che quell'aviatore cerca me, ma la verità è che sono io che cerco ancora lui.

"Questo è quello che i piloti chiamano vuoto d'aria, ma non vuol dire che ci sia un vuoto veramente... il vuoto nell'aria non esiste, sono solo onde che discendono..."

Non esiste, ma rischia di far cadere lo stesso... come quell'altro vuoto, l'assenza che anche dopo quattro anni non riesco a definire.

Assomiglia a qualcosa che era intero che poi cadendo si è infranto ed ora è sparso dovunque. E si creano correnti, e vengo spostato in varie direzioni da una bassa pressione che deve sempre essere riempita.
Le storie che leggi, che vedi in TV, che ascolti in chiesa... tutto è costruito in modo da farti pensare che ogni cosa che ti succede abbia un senso, anche quella più schifosa ed  apparentemente insensata...

Se anche la mia è una storia il filo continua a sbattermi tra le mani, non riesco ad afferrarlo.
E quel Cessna 172 continua a seguirmi.


Via, ricontrolliamo la cacciagione nella sportina di plastica:
  • Uomo Ragno 228 (Marvel Team-Up disegnato da Byrne) 
  • Uomo Ragno 257 (Amazing Spiderman)
  • A.S.E. 38 coi Difensori 
  • Eureka 187 
Adesso mi viene da ridere. Bell'affare che ho appena fatto, ne avevo otto ed ora ne esco con quattro di seconda mano. Giocavo fuori casa e la Topolinara miope non perdona quando si tratta di scambi!
Ma  non è ancora finita la partita, oggi mi porterò a casa una pagnotta ben più corposa di questa.

Intanto sono risalito fino a palazzo Paolucci de Calboli, alla mia destra intravedo il chiostro di San Mercuriale. Fantastico su personaggi colorati che potrebbero sfrecciare anche in questi spazi!

Per gentile concessione di Steve Ditko

10,02 - Piazza Saffi, angolo Chiesa del Suffragio

Ho tagliato da Piazza 20 Settembre e sono arrivato nell'angolo del caffè della borsa, roboante di voci. Una lama di luce da Corso della Repubblica illumina il pezzo di strada di fronte alla chiesa del Suffragio ed è in questo spazio che i signori delle campagne curano le relazioni e perfezionano i lori affari come tutti i lunedì ed i venerdì che il Signore manda su questa terra.
A dire il vero non sembra che questi tipi in ghingheri stiano combinando qualcosa di realmente utile, a parte rendere vivace la piazza con le loro chiacchiere... e congestionare completamente l'angolo. Marcano il territorio. Sono i Padroni di Forlì!

Li osservo, alcuni sono buffi. Quel tizio in bicicletta ha appena riconosciuto qualcuno nel grumo di persone e si è fermato; ha un scatola di cartone sul portapacchi e dai buchi si intravedono dei piccioni poco felici di viaggiare a livello del suolo. Il tipo è vestito da pensionato casual, deve essere un ibrido trasferitosi delle campagne già da un bel po' di anni. I veri campagnoli ruspanti delle mie parti si fanno otto chilometri in bici per partecipare a questa messa laica e curano il loro aspetto con grande attenzione. Questo tizio invece è venuto da poco lontano, mercanteggia in animali e fa presenzialismo per non dimenticare e non essere dimenticato, per non uscire dal giro del senato campagnolo. Come la maggioranza di quelli che sono radunati qui, del resto.

Eccolo mio babbo, generazione giovane ma con basette alla Roger Moore di dieci anni fa. Sta parlando con un signore con cappello borsalino, baffo bianco e naso tuberoso da consumo eccessivo di carne rossa.
Questo è proprio uno autentico ma non riesco ad identificarlo, non è nel mio magro schedario di facce note.
Lui mi saluta giocando di sponda. Quest l'è e tu Burdel? chiede a mio babbo.
Non so se devo rispondere, cosa dire e non padroneggio neanche la lingua in cui dovrei dirlo.
Per servirla Messére! mi piacerebbe dire, e lo esprimo utilizzando il linguaggio dei gesti, tanto tutt'attorno rumoreggia una discussione ad alto volume intervallata da sgridate clamorose e da altrettanto clamorose risate.

Mi guardo in giro... quello è e Nigar... quell'altro mi sembra Muscardè... ed ecco mio nonno Armando con i suoi cugini Marcello e Cidì.
Non li vedo da qualche tempo e inizialmente stentano a riconoscermi, ma appena identificato mi incalzano di domande costringendomi in difesa:
Sì, ho appena finito le medie, sì ora continuo ad andare a scuola, sì... al liceo ora devo proprio studiare, è finita la pacchia. Eh! Sì, sì...

Marcello e Cidì la tirano proprio lunga con lo studio. Lo idealizzano, lo considerano una forma di emancipazione destinata alle generazioni future. Anni di fatiche e di sudore non sono spesi male se permettono di far studiare i figli. Hanno tutte le ragioni del mondo ma mi sento punto sul vivo e piuttosto imbarazzato, meglio tagliare corto e fare un po' l'anguilla.

Chiedo a mio babbo l'orario per il ritorno alla macchina e conseguente rientro a Roncadello.
Mi risponde 11 e un quarto, al parcheggio polveroso di piazza Montegrappa.

No, non voglio le chiavi della 131, al massimo vi aspetto all'ombra degli alberi, tanto a quell'ora la macchina sarà un forno.

Mi resta più un'ora per la seconda incursione.

Dalla parte opposta della città, quasi a Porta Schiavonia, mi attende l'altro negozio di libri e fumetti usati di Forlì.
L'atmosfera lì è completamente diversa rispetto alla Topolinara. Il colore, la pulizia e l'ordine fanno posto alla penombra alla polvere e ad una patina di equivocità. Un po' cantina, un po' regno di Plutone.

Il proprietario è un signore scorbutico e di poche parole che però ha dalla sua un fiuto particolare per il valore oggettivo fumettistico. In quel negozio posso trovare ad esempio i numeri originali della Compagnia della Forca e tanti vecchi numeri del Mitico Thor.

Entrare in quel negozio raramente è gradevole. Varchi l'ingresso e vieni squadrato dalla testa ai piedi ed inesorabilmente vieni classificato come Minaccia oppure come Babbeo Perdigiorno.

Il signore scorbutico i fumetti li tiene lì vicino a sé, sempre sott'occhio; protesta con un brontolio tagliente se qualcuno li sfoglia per troppo tempo ed è anche malfidato, teme che qualche ragazzino possa intraprendere iniziative scellerate quali intascarseli o rimuoverne gli adesivi. Quindi mi ritrovo spesso controllato a vista, spalla contro spalla con altri miei giovani concorrenti a rovistare in un'area di un metro quadrato scarso.

In altri angoli di quella stamberga si possono rinvenire riviste vecchie di gossip - mi chiedo a chi interessi quella roba - ed anche giornali illustrati che evito di guardare, figuriamoci toccare, essendo materiale usato.

Più vicina all'entrata è stata posizionata una lunga scansia piena di Oscar Mondadori ingialliti. Aprirne uno a caso vuol dire rendersi conto con i propri occhi di come vengano inesorabilmente e lentissimamente digeriti da una colonia di pesciolini d'argento. Anche l'odore di polvere è forte, e no, non è il massimo portarseli a letto per leggere... ma siamo in una zona prossima alla cultura ed il prezzo è estremamente accessibile.

L'anno scorso cercando tra gli Oscar ho trovato L'Esorcista, il romanzo. Copertina gialla stilizzata... bastava solo quella per togliere il sonno!
L'ho preso. Durante quell'estate ha gareggiato egregiamente con il caldo, le zanzare e la pizzichina delle pesche per tenermi sveglio la notte.

Ora è il momento di muoversi, c'è tutto Corso Garibaldi da percorrere.
Ciao Marcello e Cidì, nel bene o nel male sarete aggiornati sulle mie imprese scolastiche.
Nonno e babbo, mi trovate al parcheggio... a leggere sotto gli alberi.
Partenza, via!

Continua su L'Ombelico di Forlì 02 - Di quando ero Sventato (seconda parte). Mostri sul cammino.

All'interno uno STUPEFACENTE MINI POSTER di Jack Kirby in OMAGGIO!

10 commenti:

  1. Cavolo Fabio. Mi hai ricordato che, a 47 anni, si può dire di aver vissuto altre Forlì. Lascia un po' storditi. Grazie per avermi riportato alla mente la frenetica felicità che mi pervadeva nel mentre che aprivo la copertina di un albo di super eroi.

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    1. Me ne hai dati alcuni dei tuoi, ti ricordi? Di quei Settimanali malfatti ma rari

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  2. Pensa che io ancor oggi vivo giornalmente le stesse sensazioni. Con un pizzico di soldi in piu'. E non so se questo e' un vantaggio: troppo facile!

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    1. Hai ragione adesso è tutto troppo facile, i fumetti ti saltano in bocca da soli. Era uno sport agonistico, ora basta pagare e puoi calciare il pallone a porta vuota. Nel mio caso c'era anche il pellegrinaggio verso la città...

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  3. Vagamente. Mi fai anche ripensare al fatto che io VOLEVO essere un super eroe.

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    1. Parti già bene perché hai la stessa iniziale come Bruce Banner, Peter Parker, Reed Richards, Susan Storm, Silver Surfer... etc. E poi metti che i tuoi vecchi datori di lavoro, capi di una malvagia multinazionale farmaceutica, decidano di usarti come cavia per certe loro formule troppo innovative per essere rese pubbliche. Un incidente imprevisto. Il rimorso. Il Giuramento d'ora in avanti di servire le forze del bene.

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  4. E così nacque Stiffman. Con la facoltà di incapacitare ogni parte del corpo dei cattivi. Con la sola volontà ti causa un torcicollo, un crampo al quadricipite femorale, un reflusso gastro-esofageo, una coprostasi colica. E per finirti una dolorosissima sindrome di La Peyronie ;-)

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    1. Un supereroe... super-iettatore!!! Tipo la Gatta Nera.

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  5. Mi sembra di entrare in una discussione con un tasso di nerditudine quasi fuori scala ma nò non é sfiga. Stiffman controlla il grado di attivazione della muscolatura liscia (quella viscerale) e striata (quella volontaria) altrui. Così facendo puó modularla a suo piacimento, ad es. bloccando il simpatico intestinale e causando un ileo paralitico oppure, al contrario mandarti in squaraus. Puó instaurare a piacere contratture dei muscoli scheletrici del distretto che preferisce del proprio avversario. Potrebbe anche forzare una fibrillazione cardiaca, volendo, ma ha giurato di non uccidere mai nessuno

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    1. Grande è il suo potere, ed io lo temo alquanto.
      Come supereroe è capace di salvare un gattino che ha paura di scendere dall'albero paralizzandolo e facendolo cadere come una pera matura!
      Per altre sua capacità mi sarebbe molto utile come regolarizzatore della peristalsi, dato che sono pendolare e devo stare per lunghi periodi in giro.
      Però se i supereroi sono la versione moderna (e super) degli eroi greci, questi superpoteri sono roba da Medusa, non da Perseo, da Minotauro, non da Teseo... insomma l'eroe è la creatività ed il coraggio che lotta contro gli aspetti oscuri e costrittivi della psiche, no? Allora Stiffman è più un mostro che un eroe. Aspetti come l'imprigionamento, l'avvelenamento, l'immobilizzazione, la pietrificazione lo rendono simile ad un ragno o ad un serpente. Questo è l'aspetto un po' nefasto che volevo sottolineare quando ho scritto "iettatore". Ti ho risposto in modo nerd? :D

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