BAD BOYS
La seconda ondata dell'Invasione, ormai non piu'
semplicemente un evento episodico ma semmai un lento ed inesorabile
processo di colonizzazione, si riconosce per aver abbandonato i
romanticismi lirici o le velleita’ letterarie di Sandman o Watchmen, a favore dell’utilizzzo di storie raccontate con un linguaggio piu' crudo e diretto, e lo sviluppo di temi
trattati che oltrepassano abbondantemente qualunque limite avesse a suo tempo
fissato il Comic Code. Sotto l'egida delle sue collane piu' mature, le
tre grandi case di produzione fumettistica, spiazzano il mercato con i suoi
colpi piu' bassi e politically incorrect.
Hellblazer, che racconta le vicende di uno stregone
moderno e fuori da ogni schema, con il suo vizio per il fumo, esibito senza
alcuna autocensura (e per la societa' americana questa era una vera e propria
sfida), e' anche l'occasione da parte dei suoi autori, Delano ed Ennis in
testa, per sferrare un violento attacco alla politica della Sign.ra
Tatcher ed a quella colonialista della perfida Albione.
Ennis soprattutto, essendo di origini irlandesi,
sente particolarmente il bisogno di esprimere quando puo' il proprio dissenso
per cio' che considera , quella si, una vera e propria invasione inglese in
terra d'Irlanda.
Preacher |
Ennis immette nella serie tutto il suo amore per il
western (il Santo degli assassini che da' la caccia al protagonista ha le fattezze di un vero
e proprio pistolero), una profonda analisi critica, come aveva gia' fatto
in Hellblazer, della societa' americana, e soprattutto un estetizzazione della
violenza, processo iniziato anni prima nei films di John Woo e proseguito da
Tarantino.
Battle Pope |
In Italia due esempi: la saga di John Doe, che da
impiegato della Trapassati inc., ne diventa il capo (cioe' la morte stessa), e
successivamente occupa il posto che Dio ha lasciato vacante, stanco di tutte
quelle responsabilita', e Jenus di Nazareth di Don Alemanno, dove Gesu',
mandato sulla terra perde la memoria con conseguenze disastrose.
Pro |
Dopo aver utilizzato i personaggi di Nick Fury e del
Punitore come chiavi d'accesso a temi altrettanto scomodi come la guerra
del Vietnam e le varie ingerenze americane nelle politiche estere degli ultimi
trent'anni, nella saga Crossed, poi proseguita da altri autori, estremizza
il filone degli zombi, venuto recentemente di moda, creando una piaga che
infetta il genere umano distruggendo qualunque freno inibitore, e
trasformandoli in mostri assetati di sesso e violenza. Della serie anche i geni a volte esagerano.
Warren Ellis prende le redini di cio' che era
rimasto dell'universo supereroistico Image, ormai sulla via
dell'autodistruzione, e lo rivitalizza com massicie dosi di vitamine e
ricostituenti.
Authority e’ una saga supereroistica moderna, dove
pur mantenendo schemi classici e ruoli buono/cattivo ben definiti, cerca , in
un vero e proprio ossimoro, di rendere una storia di fantasia piu’
realistica e plausibile con l’utilizzo di un linguaggio greve e discorsivo,
inserendo storie di passioni omosessuali tra i protagonisti, e usando a piene
mani una sana violenza giustizialista ai danni dei cattivi di turno.
Planetary |
Lo scozzese Mark Millar e’ il nume tutelare dietro
al successo del film di The Avengers. La Marvel infatti per il
lancio cinematografico del suo piu’ famoso supergruppo, prese spunto
dalla sua versione inserita nell’universo Ultimate.
Quest’ultimo e’ l’ennesimo, discutibile, tentativo
compiuto da una casa editrice di fumetti (in questo caso la Marvel) di creare
una versione alternativa dei propri personaggi, per rinnovarne look e storie,
senza intaccare la santa continuity, ma da cui nacquero almeno due perle,
per qualita’ e successo commerciale : lo Spiderman di Bendis, ma soprattutto
Gli Ultimates di Millar.
Storia divertente, qualche ritocco ai personaggi
(Thor e' una specie di hippy pacifista), e molto dinamismo : questi gli
ingredienti di un sicuro successo.
Ma ora e' la potenza del mezzo cinematografico che detta detta legge, ed il fumetto deve adattarsi ad esso. Il personaggio di
Nick Fury, ad esempio, che da bianco nell’universo originale, era diventato
nero in quello Ultimates e percio’ nel film , in una doppia capriola, e’
forzato a cambiare colore anche nella prima versione (il Fury nero e’ il figlio
sconosciuto di quello bianco, e lo sostituisce a capo dello Shield), e la
continuity e' salva.
Le opere dei tre suddetti bad boys hanno
portato poche innovazioni dal punto di vista grafico (ma non ne avevano nemmeno
l’intenzione), preferendo farsi affiancare da ottimi disegnatori (Frank
Quitley, John Casady, Brian Hitch) ma decisamente mainstream.
Kick-Ass |
E non dimentichiamo che Millar e' anche l'autore della miniserie Civil War, prova concreta che anche rispettando la continuty si possono sviluppare idee interssanti, e che, escludento Identity Crisis di Brad Meltzer in casa DC, ha avuto ben pochi ulteriori esempi.
I fumetti dei bad boys sono figli del nostro tempo,
di un cinema ricco di effetti speciali, ridondante e fracassone, sono
zeppi di violenza "gratuita" (in realta' assolutamente funzionale), ma riletta con uno sguardo divertito ed
autoironico, sono dei coloratissimi geniali baracconi pieni di idee
intelligenti, un giro di giostra senza freni inibitori, con cui osservare la
realta' da una prospettiva diversa ma non per questo meno vera.
Sono stati quel pugno nello stomaco di cui il
fumetto aveva bisogno per risvegliarsi da quel torpore in cui stava
cadendo,
Piccolo divertissement.
Avendole gia' citate, qui metto in fila le tre versioni della copertina forse piu' famosa degli ultimi trent'anni di fumetto made in USA.
La prima versione e' quella epica originale, la seconda la sua rivisitazione affettuosa, la terza la cinica parodia.
I SUPEREROI SIAMO NOI
Piccolo divertissement.
Avendole gia' citate, qui metto in fila le tre versioni della copertina forse piu' famosa degli ultimi trent'anni di fumetto made in USA.
(1) Dark Knight |
(2) Flex Mentallo |
(3) The Boys |
I SUPEREROI SIAMO NOI
Obama si e' fatto fare un selfie con Spiderman,
tutti i supereroi marvel ("Heroes for hope") e dc ("Heroes
against hunger") durante gli anni ottanta furono coinvolti nella campagna di sensibilizzazione contro la fame in Africa, Spiderman e' stato il primo supereroe ad arrivare nella zona del disastro delle torri gemelle (l'universo Marvel e' quello che da sempre ha piu' contatti con la nostra realta').
Ma per essi, popolo con la grande energia
vitale di un fanciullone meravigliosamente privo di senso del ridicolo, questa
vicinanza virtuale non e' mai stata sufficiente, e la voglia di identificazione troppo forte.
Per cui hanno indossato mantello e stivaloni e sono scesi in strada.
Per cui hanno indossato mantello e stivaloni e sono scesi in strada.
Non e' infrequente percio' veder girare in ronde
notturne nei sobborghi piu' degradati delle grandi citta', nelle mense per
poveri come un colorato e stravagante esercito della salvezza, i vari Citizen
Prime o Urban Avenger.
Questi cosplayers cresciutelli fanno parte del
"Realife superheroes Project" (vedere il loro sito per credere), che
ha affiliati nelle maggiori citta' americane.
L'ARCHITETTO
La massima aspirazione di ogni artista e’ di sicuro
quella di essere riconoscibile. Nessuno nasce perfetto, ed ognuno deve
percorrere la propria strada partendo da basi comuni e sviluppando nel tempo un
proprio tratto distintivo, un personale modo di costruire l'immagine e la
storia che le ruota intorno.
E non esiste nessuno piu' distinguibile di Sergio
Toppi.
Senza aver mai frequentato nessuna scuola artistica,
inizia da semplice artigiano del fumetto illustrando i racconti di Mino Milani di
ambientazione storica, le storie di personaggi illustri della politica e dello
sport, pubblicati sul Corriere dei Piccoli prima e su quello dei Ragazzi
poi, con l'impostazione didattica che caratterizzava la rivista, cercando nel frattempo di affinare il suo stile con una costante e metodica ricerca.
Come un paziente architetto, arricchisce e fortifica
, mattone dopo mattone, la sua torre di babele, vetta di imprendibile
bellezza ed originalita'.
Soprattutto nelle opere della maturita', le sue immagini sembrano
delle vere e proprie costruzioni, fatte da tanti piccoli cluster grafici incastrati tra loro alla perfezione che, spezzate le sbarre di quelle piccole
gabbie che sono le vignette, sono finalmente libere di espandersi a piacere, e di spiccare l'agognato volo.
Splendide figure ammantate di chiaroscuro, fuse col paesaggio in un’amalgama
perfetto, con un occhio a Paul Klee, e un altro ai mosaici bizantini.
Illustratore prestato al racconto, non ha mai
affrontato soggetti di ampio respiro (solo una volta in un numero di Julia),
e vanta una sola serie di pochi episodi con un personaggio fisso : il Collezionista.
Il resto e' pura magica meraviglia.
Il resto e' pura magica meraviglia.
MALEDETTA CONTINUITY
Non e' pensabile che un Mito finisca.
L'essenza della sua immutabilita' e' proprio intrinseca nel concetto stesso , qualunque sia il mezzo con cui decide di consegnarsi alla storia.
I nostri Miti sono i supereroi, ed hanno scelto il fumetto per perpetuarsi, perche' facile da gestire e molto popolare.
L'essenza della sua immutabilita' e' proprio intrinseca nel concetto stesso , qualunque sia il mezzo con cui decide di consegnarsi alla storia.
I nostri Miti sono i supereroi, ed hanno scelto il fumetto per perpetuarsi, perche' facile da gestire e molto popolare.
Percio' no, e' impensabile che, ad esempio Superman
improvvisamente scompaia, abbandoni la terra definitivamente in un lampo
blu, o muoia davvero in qualche epico scontro, immolandosi per salvarci,
senza nessuna speranza di resurrezione.
Ma non e' nemmeno pensabile che, piu' semplicemente,
cambi costume o fisionomia, abbandonando i suoi colori distintivi (blu, giallo,
rosso), ad esempio per un viola acceso o un nero cupo. In realta' qualche
tentativo e' stato fatto (dopo la sua morte era diventato pura energia mutando in parte anche look), ma l'esperimento e' durato poco, perche' in fondo e' proprio questo che
vuole il lettore : prevedibilita' e coerenza.
Il rischio, ovviamente, e' cadere in una tediosa routine, che per Superman, e' una perenne spada di Damocle.
Anche Spiderman e' un personaggio troppo intrappolato nei suoi cliche' per evitare di scivolare nella sterile ripetitivita' di schemi e situazioni, e ha dato sempre il meglio di se quando e' riuscito ad evitarla, almeno momentaneamente.
"L'ultima caccia di Kraven" ne e' un esempio illuminante, e piu' recentemente il ciclo "Back in black" durante la run di Michael Straczynski.
Il dolore, la sofferenza, la rabbia, li rendono piu' veri ed interessanti. Alcuni ci convivono da sempre (Batman, Devil sono pozzi di dolore senza fine), altri la frequentano ogni tanto, e sono i momenti in cui li sentiamo piu' vicini.
Basta pero'che sia per poco.
Il rischio, ovviamente, e' cadere in una tediosa routine, che per Superman, e' una perenne spada di Damocle.
Back in black |
"L'ultima caccia di Kraven" ne e' un esempio illuminante, e piu' recentemente il ciclo "Back in black" durante la run di Michael Straczynski.
Il dolore, la sofferenza, la rabbia, li rendono piu' veri ed interessanti. Alcuni ci convivono da sempre (Batman, Devil sono pozzi di dolore senza fine), altri la frequentano ogni tanto, e sono i momenti in cui li sentiamo piu' vicini.
Basta pero'che sia per poco.
Infatti essere sicuri
che alla fine di ogni nuova avventura del nostro eroe non ci
saranno dolorose sorprese, se non in maniera episodica e non definitiva, ma che anzi ogni nostra aspettativa verra' alla fine sempre pienamente confermata, rimane un'idea appagante e rassicurante.
Viviamo in un perenne bisogno di mantenere lo
status quo, una situazione conosciuta dove tutto e' spiegabile,
prevedibile e concatenato.
Questo non vale solo per i fumetti di supereroi.
Difatti come si puo' immaginare Tex senza la sua camicia gialla e il suo
fazzoletto nero al collo? E anche Dylan Dog, che pure con le sue storie pulp ha
spiazzato con successo il lettore bonelliano, si e' ben presto messo la divisa
(camicia rossa e giacca nera), e si e' contornato di una schiera di onnipresenti
coprimari, sempre uguali a se stessi.
E finche' tutto cio' paga, in termini prettamente
economici (Tex e' ancora il piu' venduto), perche' cambiare?
Ma e' proprio questo bisogno di continuity che sta
uccidendo il fumetto moderno, appiattendone la creativita' e la fantasia. Cosa grave
perche' esse sono state da sempre le fondamenta del tutto.
Il fumetto orientale non ha mai avuto questo
problema. Le varie serie, seppur a volte lunghissime, arrivano sempre prima o
poi ad una conclusione, spesso non felice o consolatoria. Forse a causa della
loro visione della vita, essi non hanno paura che le cose finiscano, anzi
proprio nella fine sta buona parte del loro significato.
Cosi' dovrebbe essere per tutti, ma a noi questo incute timore.
I supereroi devono sempre e comunque risorgere, come noi cristianamente un giorno alla fine dei tempi, e rimanere immutati nella forma e nella sostanza, per sempre.
Cosi' dovrebbe essere per tutti, ma a noi questo incute timore.
I supereroi devono sempre e comunque risorgere, come noi cristianamente un giorno alla fine dei tempi, e rimanere immutati nella forma e nella sostanza, per sempre.
L'ULTIMA SPERANZA
Per fortuna il fumetto, anche quello americano, non
e' mai stato solo continuity.
Ben prima di Alan Moore, durante gli anni
sessanta iniziavano a proporsi sul mercato prodotti nettamente diversi dalle
classiche avventure serializzate, cioe' racconti autoconclusivi con una
struttura da vero e proprio romanzo che in seguito vennero catalogate come
Graphic Novel, versione adulta del piu' popolare fumetto di supereroi, anche se
in realta' questa distinzione e' ormai molto fittizia.
Maus |
Will Eisner, dopo aver iniziato a seminare idee
stimolanti e creative gia' in Spirit, nel 1974 apre una strada nuova con
quello che e' ritenuto uno dei primi esempi di questo genere, cioe'
"Contratto con Dio". In realta', in Italia soprattutto, l'idea di
romanzo grafico si era gia palesata con "La ballata del mare salato"
prima avventura di Corto Maltese, che funziona benissimo come racconto autonomo, e soprattutto con "La rivolta dei racchi" di Guido
Buzzelli , rivisitazione in chiave grottesca del mondo distopico in cui e'
ambientata "La macchina del tempo" di Wells (qui i Morlock sono i
brutti relegati nel sottosuolo in contrapposizione agli Eloi-belli che vivono
in superficie).
Ma uno dei punti di riferimento piu' importanti in
questo ambito, e' sicuramente "Maus" di Art Spiegelman, in cui un
padre ebreo racconta la sua esperienza nel campo di sterminio di Auschwitz al
figlio che, attraverso il doloroso tentativo di capire la sua sofferenza, tenta
di recuperarne il rapporto.
Argomento difficile, serio, affrontato utilizzando a piene
mani l'antropomorfismo (gli ebrei sono raffigurati come topi, i nazisti come
gatti) ma senza perdere nulla in drammaticita' ed efficacia.
D'altronde Spiegelman e' abituato ad utilizzare
questo stile fuori dai canoni abituali.
Egli e' stato uno dei protagonisti
del fumetto underground americano nato negli ambienti della controcultura hippy
a San Francisco durante i tardi anni sessanta, che eresse le barricate contro
il Comic Code utilizzando l'arma del grottesco, in storie che avevano come
protagonisti un gatto anarcoide che fumava spinelli e partecipava ad orge
psichedeliche (Fritz the Cat di Robert Crumb), o tre fratelli in perenne
sballo (The Freak Brothers di Gilbert Shelton). Un'altra arma utilizzata
per combattere l'ipocrisia della censura fu l'ironia demenziale della rivista
Mad, in cui si tentava di rivelare le storture del sistema con l'arma dissacrante
dello sberleffo.
Basil Wolverton |
Un esempio su tutti : le caricature distorte di Basil Wolverton, i
cui personaggi sembrano usciti da un trattato di fisiognomica aliena, una
galleria di tenere mostruosita', come uno Jacovitti sotto l'uso di sostanze
psicotrope.
Ma sto divagando.
Molto vicino a "Maus", anche se lo precede
di circa dieci anni, e' la graphic "La storia dei tre Adolf "di
Tezuka, simile per i temi trattati, per l'uso di personaggi volutamente non
realistici, e per il meraviglioso ed efficace risultato finale.
La Dc (con l'evoluzione della linea Vertigo) e
l'Image (che in questo modo ha riscoperto lo spirito pionieristico degli
inizi), hanno scelto di puntare su miniserie di qualita' (piu' o meno lunghe ma
sempre con una ben precisa e definitiva conclusione), reclutando autori noti o
sconosciuti, e seguendo la linea del disimpegno intelligente con storie di
taglio fantastico (contrapposte a quelle prevalentemente intimiste delle
Graphic Novel), ma sempre rigorosamente prive di ogni parvenza di continuity.
Brian Vaughan e Mike Carey sono veri maestri del
genere, il primo con serie acclamate come "Y l'ultimo uomo", o il
recente "Saga", il secondo con la piu' riuscita fusione tra mondo fumettistico e letteraio che e' "The unwritten".
In fondo non bisogna necessariamente rinunciare a
divertirsi per mantenere alta la qualita' dell'opera.
THOOOOM!! |
Ma penso, anzi sono convinto, che queste (miniserie
e graphic novel) siano le uniche speranze, per noi lettori, di continuare
ad avere tra le mani prodotti onesti, divertenti, belli da vedere e mai banali.
Anche se , ovvio, ogni tanto una sana
scazzottata tra Thor e Magog non guasta.
PISTOLOTTO CONCLUSIVO
PISTOLOTTO CONCLUSIVO
Il fumetto si puo' analizzare, storicizzare o
destrutturare per ammirarne le dinamiche e i piu' reconditi meccanismi, ma in
fondo va banalmente letto e gustato per poter rendersi conto se incontrera' o
no i nostri gusti, che in fondo e' anche l'unica cosa che conta.
E' un mezzo talmente ricco di stimoli e che offre
cosi' tante chiavi di lettura, che qualunque giudizio si possa dare in merito,
risulta, forse piu' che in ogni altra forma di intrattenimento,
estremamente soggettivo e quindi gia' di per se vero.
Si puo' ammirare la bellezza delle immagini o
l'arguzia del testo, i richiami culturali o l'umorismo, i virtuosismi grafici o
la sua semplice immediatezza.
Milazzo-Ken Parker |
Ogni immagine, anche quella che apparentemente
sembra la piu' semplice, e' in realta' il risultato di studi complessi e di
tecniche raffinate. Quattro righe possono rappresentare un cavaliere che corre
nel tramonto, o un cane che razzola nell'erba.
Hellboy |
Il fumetto e' arte, con i suoi mille significati.
Un'esperienza multitasking che offre a chiunque gli si avvicini la possibilita', come in una specie di self service virtuale, di godere a sua scelta dell'aspetto che piu' incontra i propri gusti ed interessi.
Tanto difficile da spiegare esaustivamente che la
pianto, sperando di aver sparso qua e la, semi fruttiferi e
stimolanti.
E' ora che ....................
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