domenica 3 maggio 2015

LITTLE SHOP OF COMICS (parte quarta)

LE MERAVIGLIE

Marvels!
Come Flex Metallo  e' stato per la DC comics  tra le altre cose, anche una una splendida e nostalgica cavalcata nella sua storia editoriale, cosi’ fu per la rivale Marvel la miniserie  “Marvels!”, pubblicata nel 1994 , in cui lo scrittore Kurt Busiek, utilizzando come io narrante il fotografo Phil Sheldon, in un cambio di prospettiva gia' sperimentato nel suo capolavoro Astro City,  segue passo dopo passo, fotogramma per fotogramma, tutti gli episodi piu’ significativi della storia  dei supereroi della casa delle idee, fin dalle loro prime apparizioni in pubblico nel 1939 (nel caso specifico la torcia umana originale), fino al 1974 con la morte di Gwen Stacy.
Filtrate dalla lente del suo obiettivo, egli segue, e noi con lui, le vicende di queste nuove meraviglie, prima con stupore e paura, poi con curiosita' professionale, infine con affascinata ammirazione.
Dopo esserci affacciati al loro mondo da semplici spettatori o vittime da salvare, ora, noi uomini comuni, ne siamo diventati finalmente i veri protagonisti.
E questo e’ un tema che ricorrera’ spesso  negli anni successivi.
La miniserie "Damage Control" per esempio, segue le gesta di una squadra d’emergenza che interviene dopo ogni cataclismatico scontro tra super per rimettere in ordine le cose.
Il bellissimo "Gotham Central" invece (che ha posto le basi per l'omonima serie televisiva), affronta il caotico mondo di Batman dal punto di vista della squadra investigativa agli ordini del commissario Gordon.
"Pulse" di Bendis, e’ invece uno sguardo sulle dinamiche di una redazione giornalistica, spesso alle prese con supernotizie.
Ma tornando a Marvels, l'altro suo merito e' quello di aver lanciato il disegnatore Alex Ross, che con il suo inconfondibile stile pittorico, pieno di colori smaglianti e personaggi tridimensionali, rianima uno schema grafico forse ormai fin troppo piatto e prevedibile.
Alla disperata ricerca di nuovi filoni redditizi,  pur sempre cercando comunque di mantenersi entro confini riconoscibili dal grande pubblico tradizionalista, la DC nel 1989 inaugura con “Gotham by gaslight”  (storia di un Batman vittoriano disegnato da un intrigante Mike Mignola), la collana Elseworld, in cui versioni alternative di Superman e soci si muovono in remoti passati o lontani futuri.
Kingdom Come
 Ovviamente  non e’ casuale che l'idea nasca subito dopo l'uscita del Dark Knight di Miller,  prima vera escursione visionaria in un  possibile distopico futuro, e che a sua volta si rifa' ampiamente alle classiche storie alternative di cui pullulava la Silver Age.
L'uscita nel 1996 della mini "Kindgom Come" (pubblicata nella suddetta linea editoriale e che racconta lo scontro tra i vecchi supereroi, ancora legati da regole morali e la nuova generazione piu’ cinica e crudele) scritta da Mark Waid, e dipinta ancora una volta da Alex Ross, consacra definitivamente quest'ultimo come una delle poche vere novita' di quel periodo, almeno dal punto di vista grafico, ed apre la strada ad una moltitudine di epigoni tra cui  Clayton Crane, Gabriele Dall’Otto e Simone Bianchi.


L'UOMO DEI SALAMI

Partiamo da lontano.
Il fumetto, tecnicamente parlando, si puo’ considerare il punto di raccordo tra l’immagine fissa di un’illustrazione o di un quadro, e quella in movimento del cinema o della televisione.
JHWilliams-Sandman Overture
Ha sempre cercato di mutuare ed amalgamare stili e  tecniche di entrambi,  invidiandone un po' la purezza e la liberta’, fino a trovare un proprio modo di esprimersi.
Un esempio a tal proposito e’ J.H.Williams III, che mixa alla perfezione la ricchezza espressiva di un quadro d’autore, con l’efficace  dinamismo narrativo di un cortometraggio.
La tecnica cinematografica piu’ difficile da riprodursi in un fumetto e’ sicuramente il piano sequenza (affascinante pezzo di bravura magistralmente usato da Hitchcock e Brian de Palma e recentemente in Birdman e True detective), e questo perche’ l’occhio in un fumetto deve per forza seguire schemi vincolati ai limiti  della pagina e delle singole vignette.
Ma ci sono illustri eccezioni. 
Gasoline alley e’ una delle strip piu’ longeve della storia (dal 1918 ad oggi), in cui i personaggi sono invecchiati con i propri lettori, e dove l’autore, Frank  King, si e’ sempre sentito libero di sperimentare. E qui e’ proprio la griglia in cui e’ divisa la pagina a dare il senso dello scorrere del tempo.
Little Nemo
 Molti artifizi cinematografici li troviamo nell’opera del gia' citato Winsor McCay, in cui in poche vignette, rende il movimento di una ipotetica camera da presa, che segue azione e personaggi.

Piu’ recentemente Joe Sacco, forse il piu’ importante reporter a fumetti, racconta il giorno della battaglia della Somme durante la prima guerra mondiale, seguendone ora per ora lo svolgimento, dalla mattina fino a tarda sera, in una lunga ripresa di ben sette metri di lunghezza. Ingombrante ma efficace.

Joe Sacco (un frammento)

Un’altra tecnica mutuata dal cinema di cui spesso il fumetto, soprattutto comico, si serve, e’ l’uso del cosiddetto Dolly, cioe' una telecamera montata su di una gru,  utilizzata per le panoramiche dall’alto.
E qui entra in scena Jacovitti.

Se esistesse un oscar del fumetto, il buon Jac meriterebbe sicuramente quello alla carriera, anche solo per la coerenza.
Il suo inconfondibile stile grafico e narrativo ha caratterizzato tutte le sue opere, dagli esordi negli anni trenta fino alla sua morte nel 1997, e, a parte una storia seria sulle cinque giornate di Milano pubblicata agli inizi, ha dedicato il suo talento visionario e surreale unicamente a fumetti di taglio comico. Piu' che a Disney, i suoi salami con le gambe, le sue battaglie grottesche ed iperrealiste,  fanno pensare ai cartoni di Tex Avery o a quelli della Warner.
Kamas-ultra
La morte e la violenza sono presenti  nei suoi fumetti, ma cosi' trasfigurate e  in pose volutamente eccessive dal renderle piu' accettabili.
Le sue femmine dai grandi nasi nascondono sempre  una loro sessualita', che esplose nella rilettura del Kamasutra realizzata in coppia con Marcello Marchesi.
Ma Jac e' famoso anche per le sue panoramiche, e qui torniamo all'uso del Dolly.

Le sue scene di massa sono in realta' un'insieme di vignette legate tra loro solo dallo spazio in cui sono raccolte e da un tema in comune, per cui anche se l'occhio si muove dall'una all'altra, il tempo non scorre. Ed e' questo che fa il Dolly : permette uno sguardo d'insieme, su di una ipotetica piazza sottostante, stando comodamente seduti su di una terrazza ad ammirare il panorama. 

Jacovitti
La prima grande panoramica di Jacovitti e' datata 1940 e raffigura un  momento di vita sulla linea Maginot visto con l'occhio ironico e sbarazzino di un ragazzo di appena 17 anni, tanti ne aveva quando la realizzo'. 
Giove Toppi

 Tra i suoi ispiratori, il fumettista toscano Giove Toppi coni suoi scorci di vita balneare pubblicati sul giornale fascista "Il brivido" nel 1938.
E' un dato di fatto che "Lisca di pesce" (cosi' si firmava a pie' pagina), rimarra' famoso non solo per il vendutissimo Diario Vitt, per Cocco Bill (antesignano di tutti i films spaghetti western), per Zorry Kid e mille altri stravaganti  personaggi (salami compresi), ma anche, e soprattutto, per le sue panoramiche.


Notare nell'immagine a fianco che il taglio diagonale dei balloon  serve  per dare una profondita'  tridimensionale alla scena.



E' IL MARKETING, BELLEZZA!

Chuck
Chuck Rozansky e' un brizzolato ipertatuato ex-hippie, che non ti stupiresti di vedere aggirarsi con bandana da pirata e sciabola tra i denti.
Estetica a parte, con i suoi 4 megastore a Denver, i suoi 5 milioni di albi pronti per essere comprati, ed un fatturato di 3 milioni di dollari anno, e' probabilmente il  piu' grosso mercante di fumetti del mondo intero.



E' talmente influente, o talmente ricco, che e' riuscito a far pubblicare un numero di Spiderman che in copertina regge il suo logo tra le mani.
Coi fumetti ci si guadagna e ci si rovina, lo sa bene Nicolas Cage. 
Gli americani sono molto bravi a sfruttare le smanie possessive del collezionista incallito, moltiplicando a dismisura l'offerta di mercato.
Ad esempio in occasione del lancio della nuova serie della Justice League, che in copertina riportava alcuni suoi componenti che innalzavano una bandiera come nella famosa foto della conquista di Iwo Jima,  stampo' ben 53 copertine diverse,  una per ogni stato americano,  piu' quella a stelle e striscie.

Cover speciali, metalliche od olografiche,  variant a tiratura limitata, firmate, sigillate in buste nere da cadavere per i numeri con le morti eccellenti.
E noi ci lasciamo sedurre volentieri da tutti questi questi specchietti luccicanti.
Il CGC ne e' uno degli esempi piu' eclatanti.

La Certified Guaranteed Company e' una societa' americana il cui compito e' quello di certificare il valore di mercato di un determinato fumetto a seconda delle condizioni e della sua rarita',  indi incapsularlo in un contenitore trasparente sigillato e venderlo a prezzi stratosferici. E l'acquirente deve semplicemente fidarsi. Un po' come fece Giacomo Manzoni con la sua opera “Merda d’artista”, cosa c'e' effettivamente dentro lo sanno solo loro.
Anche perche se solo all’acquirente venisse voglia di leggerlo o controllarlo, e rompesse i sigilli, ovviamente il capitale che ha investito sparirebbe in una nuvola di fumo.
Ogni albo e' valutato secondo una scala di integrita' a sette livelli che va da “fair” fino a “near mint” e il prezzo puo' centuplicare lungo questo percorso.
Non e’ piu’ una questione di bellezza, anzi piu’ l’albo e’ brutto, piu’ 
ovviamente non ha venduto nulla e, risultando introvabile, costa un patrimonio.

Ma la follia raggiunge il suo acme con la Owl Card, tramite cui si valuta il fumetto anche solo per il colore della carta (quella usata nei vecchi albi americani degenera in fretta), dal bianco candido dell'oggetto vergine al marrone scuro di quello lasciato a prendere polvere in qualche cantina.

L'ABITO FA IL MONACO

Quattro modi di fare fumetto, quattro modi di proporlo. Forse anche di viverlo.
Noi in Italia siamo riconoscibili soprattutto per essere gli inventori del cosiddetto formato "bonelliano", che identifica un modo di raccontare storie a piu' ampio respiro.
Pubblico fedele, popolare.
I francesi usano invece da sempre il cartonato da libreria, molto piu' nobile e duraturo.
Un po' snob in verita'.
Gli americani hanno un unico formato, spillato a 16 pagine, a volte raccolto in volumi per i collezionisti.
Popolare ma molto curato. Grande attenzione al mercato.
In Giappone si leggono i fumetti in ogni dove, abbarbicati ai pali della metro, o sulle panchine in attesa. I manga sono raccolti in volumoni giganti, stampati in una carta orribile,  e  spesso buttati via dopo la lettura.
Pubblico appassionato ma fedele ai dettami buddisti della impermanenza.

"MA E' PIU' FORTE HULK O LA COSA?"

Questa era una delle tipiche domande nelle lettere dei lettori dei fumetti Corno anni sessanta.
Ma forse le vere domande sono : perche' Hulk e'  proprio verde?  Come  e' riuscito nel tempo ad avere un successo cosi' inattaccabile?
In fondo e' soltanto un ragazzotto con una strana abbronzatura, un carattere ingestibile, e due orrende braghe viola.
O piu' profondamente e' il riuscito mix di vari archetipi horror (la mostruosita'  incompresa di Frankenstein, la bipolarita' schizoide del dott. Jeckyl e Mr. Hyde, la personificazione del terrore dell'inverno nucleare come un Godzilla americano).
Sale il sole e Hulk si trasforma
Personaggio dalle caratteristiche semplici (e forse e' proprio questa una delle ragioni del suo fascino : non ci vuole un fisico nucleare per spiegarne i poteri, ne uno stilista affermato e' stato utilizzato per il suo look), in realta' ha avuto una vita parecchio complessa.
Nato grigio (all'inizio si trasformava solo di notte), poi in seguito ha cambiato piu' volte colore  non potendo rinnovare la propria immagine in altro modo, ed e' diventato nel tempo verde (solo perche' il grigio era tecnicamente poco gestibile) poi ancora grigio, per un piccolo periodo persino blu, infine rosso (ma volutamente mai con un colore che gli desse troppo specifiche connotazioni razziali).


Piu' spesso ha mutato anche attitudine ed occupazione : da mostro stupido a mostro intelligente, buttafuori e gangster a Las Vegas (con il nome di Joe Fixit), agente del governo, membro dei Vendicatori, sovrano di mondi subatomici o extragalattici, da una delle sue due regine (entrambe tragicamente decedute), ha avuto recentemente un figlio che lo odia a morte, ed un'infanzia non proprio idilliaca per i frequenti episodi di abusi famigliari del padre sulla madre.
Hulk blu
La paternita' del personaggio e' una delle tante fonti di diatribe del genere tra Stan Lee e Jack Kirby, ma quest'ultimo afferma in un'intervista che l'idea originale venne a lui guardando una madre che tentava di liberare il figlioletto intrappolato sotto una macchina, cercando inutilmente di sollevarla con le proprie mani. Era l'esempio di cosa potrebbe fare una persona normale con la sola forza della disperazione. Prima di prendere la forma che conosciamo, il concetto di hulk (tradotto sarebbe persona di grande aspetto), fu usato dai due per alcuni mostri delle serie Strange Tales e Journey into mistery (Xemnu the living hulk), fino a personificare quella forza interiore che e' latente in ognuno di noi, pronta ad esprimersi nel momento del bisogno.
La prima serie fu cancellata dopo solo sei numeri, forse il pubblico non era ancora abituato a vedere un mostro come protagonista assoluto di un fumetto, ma, dopo alcune apparizioni come antagonista dei Fantastici 4 e Spiderman, questo dice la leggenda, una lettera di una scolaresca che dichiarava di aver assunto il golia verde a mascotte, convinse Lee e Kirby delle potenzialita’ del personaggio, tanto da dargli una seconda, fortunatissima, possibilita’.

Joe Fixit
Da tutto cio’ si puo’ dedurre, che e’ molto difficile creare un successo a tavolino, e che le variabili che possono influenzarne il risultato finale sono molteplici, tra cui il caso o la fortuna.
E’ anche vero che, per nulla togliere al genio dei vari Kirby e soci, l’epoca in cui nacquero Hulk e Spiderman, era un terreno in gran parte ancora vergine per qualunque idea stravagante spuntasse in testa all’autore di turno (e per amor di verita’ gia’ allora molti supereroi Marvel erano copie di quelli DC), molto piu’ difficile ora risultare originali.





E comunque per concludere, che si sappia : Hulk e' decisamente piu' forte della Cosa.

Prossimamente : I capitoli perduti.


Gli altri post:

Little Shop of Comics - Prima parte
Little Shop of Comics - Seconda Parte
Little Shop of Comics - Terza Parte
Little Shop of Comics - Quarta Parte
Little Shop of Comics - Quinta Parte

Little Shop of Comics - Appendice: Un ventennio di fumetti
Little Shop of Comics - Appendice: Propaganda.

5 commenti:

  1. Non so più che dire. Mi limito ad un bello-bello.

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  2. il capitolo su hulk voleva rispondere in parte alla tua curiosita' sulla genesi di un determinato successo. Anche se e' difficile generalizzare.

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  3. Puntata dopo puntata sempre più interessante, è un piacere leggere e trovare dritte e suggerimenti da approfondire! Complimenti Steve!

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  4. Hulk deve ringraziare molto Peter David, arrivato a fine anni ottanta. Dieci anni o forse di più della sua gestione lo hanno completamente rilanciato dopo gli anni di Bill Mantlo, Herb Trimpe, e Sal Buscema (non tremendo come Trimpe e soprattutto Migrom ma che ha fatto come quasi sempre solo i compiti). Il personaggio è diventato cangiante, con personalità multiple; ha toccato le corde della psicoanalisi, dell'ironia, del fantasy, del giallo, della spystory... ed ha lasciato una specie di "nuovo paradigma" per gli autori successivi. Potevano fare praticamente quello che volevano.
    Molti poi non l'hanno fatto bene, basti pensare alla noiosissima faccenda del cambio del colore o la moltiplicazione degli Hulk, cosa assolutamente tediosa ma che evidentemente rende dal punto di vista commerciale negli USA. Però Hulk è come rinato.

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  5. Alcuni personaggi riescano sempre a rinnovarsi Hulk, Devil, Batman), nel bene o nel male, altri come Superman o Spidey invece no ( a parte qualche eccezione tipo Back in Black nella run di Straczynski, una botta di vero dolore). Probabilmente questi ultimi sono troppo ingabbiati nel loro ruolo, vincolati dalla loro immagine e dalle aspettative nei loro confronti a doversi comportare entro schemi chiusi. Hulk e' piu' selvaggio e primordiale, percio' piu' libero anche di cambiare attitudine e comportamento. ma questo in parte trattero' nell'ultimo cap.

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